mercoledì 30 settembre 2009

In Honduras la democrazia è stata annientata

Il governo del colpo di stato colpisce ancora. Domenica 27 settembre il presidente de facto Micheletti, insieme a tutti i suoi ministri, ha approvato e fatto pubblicare in tempi rapidissimi un decreto presidenziale, numero PCM-M-016-2009, nel quale vengono ristrette per 45 giorni le garanzie previste dagli articoli 69, 72, 78, 81, 84 della Costituzione della Repubblica.
In particolare il decreto prevede che la libera circolazione è a discrezione della polizia e dell’esercito; le riunioni devono essere autorizzate dalla polizia o dall’esercito; è vietato, da parte dei mezzi di comunicazione scritta, televisioni e radio, offendere la dignità umana, i funzionari pubblici e attentare contro le disposizioni del governo.
Questo decreto è il segnale evidente della repressione che il governo di Micheletti ha applicato sin dal 28 giugno, giorno del colpo di stato.
Diversi settori della società, compresi molti deputati, si sono detti preoccupati per la promulgazione del decreto. L’attuale presidente del congresso ha chiesto un incontro con Micheletti per verificare la deroga del decreto, che dovrebbe essere ratificato dal congresso entra 30 giorni.
Intanto continuano le manifestazioni dei simpatizzanti di Zelaya contro il governo di Micheletti. I manifestanti sfidano il decreto, ma la polizia blocca qualsiasi movimento.
Cholusat sur e Radio Globo, le uniche due voci contrarie al governo di Micheletti, sono state chiuse e tutte le attrezzature sequestrate.
La democrazia in Honduras è stata annientata.

PINO DE SETA, cooperante ProgettoMondo Mlal in Honduras nel programma Giovani per lo Sviluppo

martedì 29 settembre 2009

Bolivia: la rivoluzione delle nazioni originarie

Conoscere da vicino il processo indigenista boliviano come iniziativa di riscatto di un popolo originario, ma anche come esperienza innovativa, culturale e creativa, condivisa dai popoli indigeni del sud, centro o nord America. Questo l’obiettivo dell’incontro pubblico del 3 ottobre promosso nel Centro Polivalente di Coldrerio (Canton Ticino - Svizzera) dalle associazioni "Cultura Popolare - Balerna" e "Chajra Runaj Masis", in collaborazione con ProgettoMondo Mlal e il Partito socialista e progressisti di Coldreiro. Associazioni che guardano alla più grande marcia mondiale della pace in partenza il 2 ottobre dalla Nuova Zelanda e che terminerà in Argentina il 2 gennaio, coinvolgendo una moltitudine di gruppi e associazioni anche dei popoli originari e indiane d’America.

I popoli indigeni sono legatati a una visione cosmica della vita: la natura, gli elementi, tutti gli esseri che abitano la terra e il cosmo, non sono entità separate ma tutto è interdipendente e interconnesso ed è influenzato dal Grande Spirito. È proprio grazie a questo “sentire” che la propria vita è armonica, fatta di significati, di un senso religioso di attenzione a tutti gli eventi della vita, della natura, degli esseri umani.
I valori portati, dalle nostre società materialistiche, spesso anche in nome dell’aiuto allo sviluppo, sono prevaricatori e vanno a ledere la sensibilità e i valori di questi popoli, disarticolando il loro sistema, sottilmente ma profondamente organizzato, nelle comunità campesine e nelle popolazioni ai bordi delle città, ancora incontaminate.
Popoli che avevano già fatto i conti e sopravvissero, alla cultura dei conquistatori, mantenendo vivi i propri valori e le proprie tradizioni, e che ora devono fare i conti con la globalizzazione e la modernità, non solo per non soccombere, ma per porsi come esempio per la nuova umanità e per la salvaguardia del pianeta.
L’iniziativa nasce dalla voglia di capire e di riflettere su come queste istanze siano colte, rispettate e integrate nell’attuale corso che vede l'unione di diversi Stati (Centro e Sudamericani) che intendono costruire vere democrazie, riappropriarsi delle materie prime, finora in mano alle multinazionali, risolvere la povertà, riconoscere i diritti dei cittadini, dare la terra a chi la coltiva: essere finalmente un primo esempio di giustizia e uguaglianza compiuta.

Un incontro informativo e solidale, che ha anche lo scopo di raccogliere fondi per due progetti specifici. Uno dei quali è QALAUMA: Centro di riabilitazione per minori costruito alla periferia di La Paz da ProgettoMondo Mlal.
Verrà presentato il video qui sotto, che mostra la vita all’interno delle tradizionali carceri di la Paz, ove i minori convivono con delinquenti adulti, e con i propri figli, nel completo squallore, abbandono, alienazione e corruzione.

ProgettoMondo Mlal, oltre ad aver intrapreso un lavoro di riabilitazione dei minori all’interno delle carceri, ha da poco ultimato la costruzione del nuovo Centro Qalauma, pensato e realizzato specificatamente per i detenuti adolescenti, e sta partecipando al tavolo di riforma del Codice penale e della Legge di Giustizia penale giovanile che, dovrebbe essere pronta per fine anno. Mancano però fondi, circa 700.000 dollari, per completare l’intera opera.



Sul sito di ProgettoMondo Mlal il programma completo dell'incontro

lunedì 28 settembre 2009

In Honduras tra repressione, divieti e coprifuoco

A 3 mesi esatti dal colpo di stato in Honduras, il dialogo richiesto a gran voce da Zelaya e Micheletti è in un vicolo cieco.
Ieri, 27 settembre, il governo di Micheletti ha impedito l’ingresso al Paese a 4 funzionari della OSA (Organizzazione degli stati Americani) che avrebbero dovuto anticipare la missione dei ministri degli esteri di alcuni paesi dell’America Latina: missione auspicata da Micheletti qualche giorno fa in una dichiarazione televisiva.
L’attuale governo, inoltre, sempre il 27 settembre ha emesso un decreto presidenziale che limita i più elementari diritti dei cittadini e che, secondo alcuni giuristi, viola la costituzione.
Tra le proibizioni figurano il divieto di manifestare se non previa autorizzazione della polizia e dell’esercito; il divieto di riunirsi se non in possesso dell’autorizzazione concessa dalle forze di polizia; il divieto a televisioni, radio e giornali di esprimere giudizi rispetto a funzionari pubblici e del governo.

Il governo usurpatore ha emesso anche un avvertimento-minaccia nei confronti del governo del Brasile che, entro 10 giorni, dovrà decidere lo status che avrebbe Zelaya, asserragliato da circa una settimana all'interno della sua ambasciata.
Dice Micheletti: “se la nostra richiesta non avrà risposta, saremo obbligati ha prendere misure addizionali conformi al diritto internazionale", senza precisare in dettaglio in cosa consisteranno queste misure.
La risposta del Presidente del Brasile Lula è stata tempestiva e puntuale: “Non accetto ultimatum da parte di un governo instaurato con un colpo di stato. Zelaya è il Presidente legittimo dell’Honduras e il suo status è di ospite dell’ambasciata del Brasile”.

Alle 16 del pomeriggio di domenica 27 settembre il governo di Micheletti ha decretato il coprifuoco a partire dalle 21 fino alle 5 del mattino di lunedì 28. Tutto ciò per bloccare le migliaia di persone che si stanno muovendo verso la capitale Tegucigalpa, che dovrebbero partecipare a una grande manifestazione prevista appunto per lunedì.

PINO DE SETA, responsabile del progetto Giovani per lo Sviluppo

Il 25 settembre De Seta ha rilasciato una breve intervista a Radio Vaticana:

domenica 27 settembre 2009

Honduras, cresce il numero delle vittime

Il regime militare golpista in Honduras non ha cessato la sua strategia di terrore. Sabato 26 settembre ha ucciso due persone ed effettuato un'incursione armata nella casa di una deputata.

La giovane Wendy Aracely Ávila, di 19 anni, manifestava in motocicletta in una marcia della resistenza ed è stata trattenuta di fronte a uno dei posti di blocco che mantengono il cerchio di sicurezza intorno alla sede diplomatica del Brasile in Tegucigalpa, dove si trova il presidente Zelaya. È morta per le conseguenze provocate dall'inalazione dei gas tossici, lanciati da polizia e militari specializzati per reprimere la manifestazione.
Il giovane Marco Antonio Cáceres Villalobos, di 35 anni, è stato assassinato dalla polizia nel parco centrale di Tegucigalpa, dove ha avuto termine la manifestazione giornaliera del Fronte di Resistenza contro il colpo di stato. Ucciso perchè nipote di Alejandro Villatoro, proprietario di Radio Globo, la radio divenuta voce della resistenza nazionale al colpo di stato militare.

A mezzogiorno di sabato, nella città di San Pedro Sula, la deputata del Partito Unificazione Democratica Silvia Ayala, in convalescenza nella sua abitazione a causa di un intervento chirurgico, è stata assalita da due uomini in vestiti civili. Armati di pistole automatiche, i due uomini l'hanno obbligata a chiudere la bocca a suo figlio di 4 anni che stava piangendo, e hanno rubato due computer portatili. La deputata Ayala si trovava in compagnia di sua madre, una sorella e i suoi due figli minori. Alcuni giorni prima, la deputata aveva denunciato che uomini armati erano andati in ospedale chiedendo di lei. Ayala è parte del gruppo di 15 deputati del Partito UD (Unità Democratica) e del Partito Liberale, che sostengono la resistenza sin dal 28 giugno, quando si perpetrò il colpo di stato, ed è stata membro della prima commissione di negoziazione che rappresentava il governo costituzionale di Manuel Zelaya Rosales che, all'inizio di luglio, si riunì con il presidente del Costa Rica, Oscar Arias.

PINO DE SETA, cooperante ProgettoMondo Mlal in Honduras nel programma Giovani per lo Sviluppo

venerdì 25 settembre 2009

Honduras, tra coprifuoco e un inizio di dialogo

Giorni tesi in Honduras dopo il rientro del presidente Zelaya. Il movimento della resistenza a favore di Zelaya ha intensificato la lotta e le manifestazioni, sfidando il coprifuoco decretato per circa 48 ore dal governo di Micheletti.
Centinaia i feriti e gli arresti, e tre i morti accertati.
Il Paese sta vivendo una repressione assurda da parte delle forze della polizia e dell’esercito, che ha tentato di penetrare nell’ambasciata del Brasile dove è rifugiato Zelaya.
Alla prima sospensione del coprifuoco i cittadini si sono riversati nelle strade, correndo verso supermercati, banche, distributori di benzina, facendo incetta di prodotti alimentari, benzina, gasolio. Per tutta la giornata di ieri, durante la quale il copri fuoco è stato sospeso per 5 ore, la vendita di carburante è stata razionata a soltanto 250 lempiras a persona, equivalente a circa 10 euro.

Anche la comunità internazionale si è espressa duramente contro l’attuale governo. Per pura coincidenza proprio in questi giorni si è svolta l’assemblea dell’ONU che - con la partecipazione di capi di stato e di governo - si è espressa a favore del rientro immediato alla presidenza di Zelaya.
Ma ieri sera (24 settembre) ancora un cambio improvviso. Il vescovo di Tegucigalpa, monsignor Pineda, ha visitato Zelaya dando inizio al tanto agognato dialogo. Da ricordare che la chiesa honduregna, attraverso il Cardinale Rodriguez, ha sostenuto il colpo di stato e fortemente criticato Zelaya.
Dopo la visita del vescovo, anche i 4 candidati alla presidenza - Elvin Santos del Partito Liberale, Pepe Lobo del Partito Nazionale, Bernard Martinez del Partito di Unificazione Democratica e Felicito Avila della Democrazia Cristiana (tutti e 4 collusi o complici del colpo di stato del 28 giugno) - sostengono che l’unica via d’uscita è il dialogo, la concertazione.
Sembrerebbe, da prime indiscrezioni, che sia stato preso come punto di riferimento l’accordo di San José, in cui si indicava il rientro di Zelaya alla presidenza.
Il dialogo è iniziato, speriamo che non sia tra sordi.

PINO DE SETA, responsabile del progetto Giovani per lo Sviluppo che si svolge nel Dipartimento del Valle, a sud dell'Honduras

Ascolta l'intervista di Radio Vaticana a Pino De Seta:

mercoledì 23 settembre 2009

Honduras isolato tra feriti e detenzioni

In queste ore l’Honduras è totalmente isolato: sono stati chiusi gli aeroporti del paese, lo spazio aereo nazionale, le scuole di ogni ordine e grado. Nessuno si può muovere.
Il rientro a sorpresa del presidente Manuel Zelaya, ha fatto sì che il governo applicasse norme restrittive di libera circolazione dei cittadini.
Lunedì 21 settembre il governo aveva decretato il coprifuoco dalle 16 fino alle 7 di martedì, prorogato poi fino alle 6 di mercoledì.
Questo per evitare l’arrivo previsto dei seguaci di Zelaya, che si sono mobilitati da diversi dipartimenti del paese per poter stare al fianco del loro presidente in una grande manifestazione organizzata a Tegucigalpa.
Nonostante le restrizioni, alcuni manifestanti si sono avvicinati alla sede della ambasciata del Brasile, dove è ospitato Zelaya. Naturalmente la polizia e l’esercito hanno attaccato i manifestanti con gas lacrimogeni e picchiando alcuni di loro.
Risulterebbero almeno 30 feriti e un centinaio di detenzioni illegali.

Le forze dell’ordine hanno anche lanciato bombe lacrimogene all’interno dell’ambasciata del Brasile, un atto sconsiderato.
Nella serata di lunedì è stata sospesa anche l’erogazione dell'energia elettrica per oltre 4 ore, e sono state chiusi alcuni mezzi di comunicazione, come la televisione indipendente Cholusat Sur e Radio Globo.
Era anche atteso l’arrivo di José Insulza, Segretario dell’OSA (Organizzazione degli stati Americani), che si sarebbe offerto di mediare e trovare una soluzione a questa situazione. Ma, vista la chiusura degli aeroporti, sarà difficile la sua presenza nel paese.

PINO DE SETA, cooperante ProgettoMondo Mlal in Honduras
nel programma Giovani per lo Sviluppo

martedì 22 settembre 2009

Zelaya rientra in Honduras e scatta il coprifuoco: si teme il peggio

Con un colpo a sorpresa ben studiato, e di cui poche persone erano a conoscenza, il deposto presidente Manuel Zelaya è rientrato il Honduras. Non si sa bene da dove sia arrivato e come, ma la mattina del 21 settembre, verso le 9 già circolava la voce della sua presenza nel Paese. Si diceva che fosse negli uffici delle Nazioni Unite a Tegucigalpa, ma la rappresentanza dell’organismo nel Paese smentiva tutto.
Il movimento contro il colpo di stato, messo in allerta, si è diretto verso l’edificio delle Nazioni Unite: migliaia di persone si sono riversate per le strade, pronte ad accogliere il loro presidente, democraticamente eletto.

E' accaduto il colpo di scena quando una televisione indipendente, Cholutas Sur, sempre in prima linea nel combattere contro il governo usurpatore, ha mostrato alcune immagini del presidente Zelaya sulla terrazza dell’ambasciata del Brasile, mentre salutava alcuni suoi seguaci.
Non si è trattato soltanto di voci: Mel Zelaya è davvero rientrato in Honduras come aveva promesso. È rientrato per seguire direttamente la lotta contro chi lo ha cacciato via dal paese e per ristabilire l’ordine costituzionale, come la comunità internazionale chiede ormai da diverse settimane.
Mentre Zelaya salutava i cittadini, Micheletti, presidente del colpo di stato, in un'intervista dichiarava che erano tutte menzogne, che si trattava di una campagna mediatica appositamente organizzata.
Ma intanto migliaia di cittadini avevano raggiunto la sede dell’ambasciata del Brasile, per rivedere e ascoltare personalmente il loro presidente. Zelaya, intervistato da decine di televisioni locali e internazionali, non ha chiarito come sia potuto entrare nel paese, ha soltanto dichiarato che prima di prendere questa decisione si è consultato direttamente con il Presidente del Brasile, Lula da Silva, che gli ha dato il suo sostegno incondizionato.

Nel pomeriggio mentre mi recavo a una riunione presso la Delegazione della Unione Europea, ricevevo una telefonata della funzionaria incaricata di quella istituzione, per avvisarmi di posticipare la riunione a un altro giorno, in quanto si vociferava che sarebbe scattato il coprifuoco. Alle 15 e 30 precise, la radio di stato ha comunicato l'inizio del coprifuoco alle 16, durato fino alle 7 della mattina seguente.
La gente è uscita di corsa dagli uffici, dai centri commerciali, solo 30 minuti per rientrare a casa, mentre le strade si riempivano di militari, tanti.
Tegucigalpa si è trasformata in un inferno ancora più grande. Le vie di comunicazione verso la periferia si sono intasate totalmente, due ore per percorrere poche centinaia di metri.

L’emanazione del coprifuoco ha dimostrato ancora una volta la paura del governo usurpatore nei confronti della forza del movimento che sostiene Zelaya.
Intanto la OSA, Organizzazione degli Stati Americani, ha chiesto alle Nazioni Unite che diano protezione a Mel Zelaya.
Molti franchi tiratori dell’esercito sono stati sistemati nelle vicinanze dell’ambasciata del Brasile, si teme il peggio.

PINO DE SETA, cooperante ProgettoMondo Mlal in Honduras
nel programma Giovani per lo Sviluppo

lunedì 21 settembre 2009

Quando la memoria è riconciliazione civile

Quando la memoria privata si fa memoria pubblica e collettiva, anche il dolore si fa un po’ meno insopportabile. Il ricordo comune dà nuova speranza e a volte riconcilia passato e presente, riavvicina vittime e carnefici, e nel suo diventare pubblico allontana altro male e altro dolore.
Questa la chiave di lettura con cui ProgettoMondo Mlal ha avviato un progetto nella regione di Ayacucho in Perù, zona tra le più colpite dal ventennio di conflitto armato che in questo Paese dell’America latina, tra il 1980 e il 2000, ha contato più di 60 mila morti. Qui, oggi, l’obiettivo è la ricostruzione del tessuto sociale e politico della regione. In particolare il progetto “Yunanapaq, per non dimenticare” vuole assicurare sostegno e attuazione ai Piani integrali di riparazione promossi, al termine del conflitto armato, dal Rapporto della Commissione della Verità e Riconciliazione Peruviana.

Questa esperienza di ricerca e cooperazione sulla memoria sarà condivisa sabato 26 settembre alle 17 al Festival del Diritto di Piacenza, grazie alla presenza di due testimoni particolari. Quella di GABRIELLA CITRONI, dottore di ricerca in Organizzazioni Internazionali all’Università di Teramo e autrice, oltre che di numerosi articoli, del libro “L’orrore rivelato: l’esperienza della Commissione della Verità e Riconciliazione in Perù: 1980-2000”, (Giuffrè, 2004). E quella di IVANA BORSOTTO che, dopo un’esperienza da coordinatrice del Forum Italia-Perù, è oggi vicepresidente di ProgettoMondo Mlal.

Il progetto Yunanapaq prevede - oltre all’apertura di 20 biblioteche rurali e all’avvio di microimprese giovanili, il supporto alle amministrazioni locali per l’implementazione di politiche di sviluppo e campagne di iscrizione anagrafica per gli indocumetados. Tra gli interventi anche l’allestimento di un Museo della Memoria e la creazione di un Registro Provinciale delle vittime della regione di Ayacucho in Perù.
Punto di partenza per lo sviluppo di questo Programma, la consapevolezza di quanto “ricostruire la memoria” sia soprattutto un compito pubblico, cioè delle istituzioni nazionali e locali, come del resto ricorda la Commissione della Verità e della Riconciliazione. Non dimenticando che la memoria è anche compagna quotidiana di ciascun cittadino che, rispetto a un certo passato così doloroso e colmo di violenza, deve potere trovare la forza per far riaffiorare il ricordo e l’esperienza di quegli anni e affidarli alla comunità per farli diventare, appunto, memoria comune. Così da gettare le basi per una riconciliazione autentica.
In questi anni il Programma Yunanapaq ha coinvolto almeno 800 persone, vittime dirette o indirette della violenza. Orfani di padre o madre desaparecidos, donne violentate, donne e uomini torturati. Davanti agli occhi ce ne appaiono moltissimi: a partire dal sindaco attuale di Huanta, il cui fratello giornalista fu ucciso in un’imboscata di militari nel 1987. Ma anche il sindaco attuale di Iguaín, il cui zio e già sindaco fu assassinato in piena piazza da Sendero Luminoso nel 1988. Per continuare con Feliciana, di Huamanguilla, donna dinamica e attiva, il cui papà desaparecido e la mamma tra le vittime di stupro, e concludere con una testimonianza di una vittima particolare, oggi simbolo di speranza per tutta la regione: quella di Ruth, 25 anni, il cui papà, maestro, fu arrestato e mai più visto tornare, quando lei aveva solo 5 anni. Da allora, per 20 anni, Ruth ha consacrato ogni suo singolo giorno alla ricerca di quel passato diventando, non solo Presidente della Rete provinciale delle associazioni di vittime della violenza, ma anche la responsabile del Museo della Memoria Yuyanawasi: un museo fatto di oggetti personali quotidiani e foto di persone morte o fatte sparire da Sendero Luminose o l’Esercito.

A queste e altre storie, sarà dedicato l’appuntamento del 26 settembre a Piacenza, quale esempio anche di riconciliazione tra Pubblico e Privato, tema appunto di questa seconda edizione del Festival che si svolgerà dal 24 al 27 settembre.
Storie che ProgettoMondo Mlal ha in parte già raccontato anche nel video documentario "Il futuro nei ricordi", girato da Luci nel mondo nei distretti peruviani di Ayacucho e Huanta.

venerdì 18 settembre 2009

Nicaragua: cala l'analfabetismo ma la scuola non è ancora per tutti

Parlando ancora di istruzione – in occasione della ripresa dell'anno scolastico in Italia – rispetto ad altri Paesi che vedono ProgettoMondo Mlal impegnato sul tema, dal Nicaragua arriva qualche buona notizia.
Gli ultimi dati statistici che arrivano dal Paese stabiliscono infatti una diminuzione dell’analfabetismo degna di attenzione, considerando che fino a una trentina di anni fa ben più della metà della popolazione non sapeva né leggere né scrivere.
Grazie alla forte campagna di alfabetizzazione portata avanti dopo la rivoluzione sandinista - e grazie agli sforzi congiunti del ministero dell’educazione nicaraguese e di tanti enti locali e internazionali -, oggi il Nicaragua è riuscito a dichiararsi paese non più a rischio per quanto riguarda l’analfabetismo.
Nonostante questo, la situazione educativa rimane problematica. Molti bambini, pur avendo la possibilità di andare a scuola, non riescono a dedicarsi allo studio per la necessità di lavorare o di aiutare la famiglia nelle faccende domestiche e nella cura dei fratelli più piccoli, in molti casi abbandonati dal padre e costretti ad assumersi responsabilità e carichi precoci per la loro età. Spesso i giovani desiderosi di studiare perdono la possibilità o la determinazione proprio per le condizioni difficili di vita, di violenza, di abbandono, che vivono a causa delle situazioni familiari e della disoccupazione dei genitori.
ProgettoMondo Mlal è in Nicaragua da oltre dieci anni con due programmi (Edad de Oro e Pancasan) per dare appoggio e sostegno alle famiglie di una zona periferica della città di Leon, sulla costa pacifica, e di una zona rurale nelle montagne del nord, Pancasàn. Due realtà diverse, ma con in comune il bisogno di una rete educativa forte che sostenga i bambini e i ragazzi nella loro crescita scolastica e personale.
In entrambi i casi l'associazione lavora a fianco di movimenti locali che già collaborano con il ministero dell’educazione, della salute e della famiglia.
I due centri - attraverso collaborazioni di educatori, insegnanti, leaders comunitari e volontari nicaraguensi - offrono un appoggio importante nello studio e laboratori, corsi di formazione, attività di ricreazione, artistiche e sportive. E allo stesso tempo rappresentano un appoggio psicologico e umano per ragazzi e famiglie, puntando molto sulla partecipazione attiva dei genitori nell’educazione dei propri figli.

Eleonora Baldi ex cooperante ProgettoMondo Mlal in Nicaragua

Sui progetti sono stati realizzati due video: "Pancasan, terra di sogni e di speranza" e "Una casona per tutti"



giovedì 17 settembre 2009

Brasile: le differenze sociali si sentono anche a scuola

Un’educazione limitata significa non solo riduzione delle potenzialità personali, ma anche minori probabilità di sviluppo per una società che, nella ricerca e nell’istruzione, pone le speranze di migliorare il sistema sanitario, le infrastrutture e la produttività.
In Brasile l'analfabetismo riguarda ancora il 16,7% della popolazione: la percentuale più alta dell'America del sud, insieme alla Bolivia. Un tasso che varia nettamente tra città e campagna e a seconda della fascia d'età. In ambito rurale, il 56% delle donne sopra i 30 anni è analfabeta. Nonostante i progressi registrati nel campo della scolarizzazione elementare, non frequentano ancora la scuola dell'obbligo più del 10% dei ragazzi tra i 7 e i 14 anni e vi sono grandi disparità tra le regioni e fra i vari gruppi etnici. Molti bambini iscritti, inoltre, ripetono l’anno o abbandonano gli studi.
L'incapacità del sistema scolastico di assicurare la scolarizzazione universale e la sua grande dispersione sono da imputare soprattutto a motivi di carattere socio-economico e alle difficoltà della scuola di rispondere alle esigenze dei gruppi più sfavoriti.

Il sistema scolastico brasiliano è fondato sulla gestione privata delle scuole che, con le loro rette costosissime, per i più poveri rappresentano un sogno proibito. Una realtà che colpisce più direttamente la scuola dell’obbligo ma che si riflette anche nell’ambito degli studi superiori e accademici. Le università, infatti, sono per lo più private e hanno rette astronomiche. Ve ne sono anche di federali e gratuite, ma il loro numero è ridotto e l’accesso è condizionato dal superamento di un difficile esame di selezione che è un vero è proprio incubo per gli studenti. Inoltre la preparazione a questa severa prova, chiamata "vestibular", avviene attraverso dei corsi privati, ugualmente molto costosi, che le fasce più povere non sono assolutamente in condizione di poter pagare. In alcune città la scuola pubblica non è in grado di offrire strutture e aule scolastiche a molte comunità.

ProgettoMondo Mlal è nella regione metropolitana di Recife con il programma “Casa Melotto”, per ridurre le discriminazioni nell’accesso all’educazione secondaria, professionalizzante, tecnica superiore e universitaria e per offrire sostegno scolastico e formazione agli studenti delle superiori per l'ammissione all'università.
L'obiettivo è anche quello di lavorare sulla prevenzione, visto che il recupero è molto più difficile, e di aprire sempre di più la Casa a tutta la comunità locale. A questo scopo di recente è nato anche il sito della struttura: www.casamelotto.org.br.

Silvia Alberti, casco bianco in Brasile per ProgettoMondo Mlal

mercoledì 16 settembre 2009

Burkina: Quando istruzione significa salute

In questa prima settimana di ripresa dell'anno scolastico, ProgettoMondo Mlal racconta le sue attività di sostegno all'istruzione in alcuni paesi dell'America Latina e dell'Africa, dove il diritto all'istruzione viene spesso negato o si traduce, come in Burkina Faso, nella necessità di garantire ai piccoli studenti le condizioni igieniche necessarie a trovare nella scuola un ambiente idoneo allo studio.
In Burkina il problema dell'analfabetismo riguarda ancora la gran parte della popolazione. Secondo stime Unicef, nel periodo 2000 – 2007, solo il 29% degli adulti risultava essere alfabetizzato e, nello stesso periodo, tra i bambini è stato stimato un 47% di scolarizzazione a livello di scuola primaria. Un dato che però considera tutti i bambini che più o meno hanno frequentato la scuola senza necessariamente terminare il ciclo e che scende a circa il 36% se si considera chi ha terminato almeno il primo ciclo scolastico. Solo il 31% circa è di sesso femminile.
La scolarizzazione delle bambine è ancora un obiettivo difficile e lontano da raggiungere: sono più utili a casa, ad occuparsi dei fratelli più piccoli e dei lavori di casa (in particolare l'approvvigionamento d'acqua). Non è secondario (anche se meno dichiarato come ostacolo) il fatto che "non serve che una femmina vada a scuola". Come in tutte le culture in cui la dominazione maschile è ancora preponderante, l'empowerment delle donne (cominciando dall'educazione delle bambine) non è vista troppo di buon occhio: incide fortemente nel rapporto tra i sessi e nel tempo mette i discussione i rapporti di subordinazione. E l'alfabetizzazione è sicuramente uno strumento di empowerment per le donne.
ProgettoMondo Mlal lavora in Burkina Faso dal 2004 con progetti integrati che prevedono percorsi di alfabetizzazione delle donne adulte. A questi corsi non è purtroppo raro che si trovino iscritti ragazzini che hanno abbandonato il percorso scolastico ordinario e che cercano di avere un minimo di conoscenza della scrittura e della lettura almeno in lingua dioula o lobiri, le due lingue nazionali con cui lavora l'associazione. Un problema, dal punto di vista didattico, visto che l'apprendimento e la pedagogia di apprendimento non sono uguali per adulti e bambini, ma del resto l'unica possibilità per molti ragazzi di poter migliorare la loro istruzione.
Nel 2008 ProgettoMondo Mlal ha avviato in Burkina anche interventi nelle scuole primarie, per contribuire a promuovere due aspetti fondamentali: l'igiene e l'uso corretto dell'acqua.
Secondo l’OMS nel mondo più di 10 milioni di bambini muoiono ogni anno a seguito del consumo di acqua insalubre e per le cattive condizioni sanitarie; contemporaneamente si stima che l’80% delle malattie sia dovuto alla cattiva qualità dell’acqua. Ciò incide negativamente sulla loro salute, sicurezza e istruzione: dove non esistono servizi igienici di base le bambine spesso non frequentano la scuola.
Gli interventi nelle scuole prevedono quindi la costruzione o la ristrutturazione di latrine e la messa a disposizione di lavamani prossimi alle latrine per poter garantire un servizio igienico di base. Ma non è tutto.
L'associazione è anche impegnata in un percorso di "autocoscienza" strutturato in due fasi. In una prima fase, chiamata “fotografiamo le situazioni positive e negative dell'igiene nella nostra quotidianità”, i bambini sono chiamati a immortalare, attraverso scatti fotografici, le condizioni positive e auspicabili e le condizioni negative e deprecabili dei propri villaggi rispetto alle questioni legate all'igiene e all'acqua. Quindi, tramite un percorso di autoconoscenza e autocoscienza, i bambini sono invitati a descriversi e rappresentarsi. Questo percorso dovrebbe portare a rappresentare una bambina e un bambino in un mondo tridimensionale, ambasciatori di tutti i bambini coinvolti nel progetto. La rappresentazione sarà affidata a due avatar che percorreranno i terreni liquidi di second life per interagire con le comunità adulte del nord. Un'iniziativa quest'ultima, che è stata nominata "Rovesciare il mondo" e si inserisce in un progetto più ampio (“A Si Jiwe, alla ricerca del benessere”), che ProgettoMondo Mlal sta realizzando nella regione del Sud-Ouest del Burkina Faso.
"Rovesciare il mondo" si collega a un altro progetto più globale: acquerelli per non sprecare la vita/il perché dell’H2O, due modi per progettare un futuro, che il network Solstizio ha iniziato dal 2006 e con cui ProgettoMondo Mlal è entrato in partenariato per un’azione di arte globale, ideata da Giuseppe Stampone sulla sensibilizzazione al corretto uso delle risorse idriche.

E a proposito di piccoli alunni, ProgettoMondo Mlal proprio quest'anno ha realizzato un fotoracconto su una bambina burkinabè: “Un giorno con Iko”. Con la sua storia, raccontata in prima persona attraverso le immagini della sua casa, della sua famiglia, della strada dove gioca, della classe e dei compagni con cui studia, Iko fa conoscere a noi, e ai suoi coetanei italiani, un modo diverso di vivere la famiglia, lo studio e il divertimento.

Marina Palombaro, cooperante ProgettoMondo Mlal in Burkina Faso

Africa e Italia: modelli di agricoltura a confronto

Questa mattina è arrivato a Verona Moumini Ouedtraogo, responsabile delle organizzazioni contadine e segretario di Conféderation Paysanne del Burkina Faso.
Da domani e fino a sabato Moumini incontrerà varie realtà del territorio, dalla cooperativa Ca' Magre di Isola della Scala e il gruppo solidale d'acquisto di Quinzano, all'Istituto Sperimentale di Frutticultura di San Floriano e gli ovicoltori di Caprino veronese. Venerdì alle 18 sarà anche nella sede di ProgettoMondo Mlal.
L'evento è organizzato dal Gruppo di Appoggio alla Campagna ItaliAfrica-Terre Contadine, nato nel 1997 con l'intento di promuovere gli scambi ed il dialogo politico tra società civile italiana e africana intorno a questioni di cibo e agricoltura, di rafforzare le organizzazioni contadine nei paesi dell’Africa occidentale, e di difendere – in Italia come in Africa – un modello di agricoltura e di sviluppo rurale sostenibile e solidale. Ad oggi sono 15 le ong italiane, organizzazioni agricole e associazioni membri della rete ItaliAfrica. Tra queste anche ProgettoMondo Mlal.
Per maggiori informazioni su ItaliAfrica-Terre Contadine: www.italiafrica.info

lunedì 14 settembre 2009

Marocco, una "scuola tra le nuvole" per parlare d'istruzione

Con l'avvio della scuola ProgettoMondo Mlal, tramite la campagna “una scatola salva diritti”, torna a sottolineare che il diritto all'istruzione non è uguale né garantito in tutte le parti del mondo e che, a seconda di luoghi e culture, si traduce in educazione alla sopravvivenza o destinata a pochi, spesso maschi, e meglio ancora se di famiglie benestanti.
È quanto accade in Marocco, dove il 60% della popolazione è analfabeta. Un fenomeno che riguarda soprattutto le donne di cui, nelle zone rurali, il 75% non è mai andato a scuola. La situazione più preoccupante la si trova nella regione di Tadla Azilal dove, malgrado tutti gli sforzi del potere pubblico e degli operatori, i dati registrano un tasso non scolarizzazione fra i più elevati del Paese. Le ragioni sono molteplici: la precarietà dell'impiego e del reddito delle famiglie fa sì che i figli (soprattutto se femmine) vengano utilizzati per i lavori agricoli piuttosto che essere mandati a scuola; il numero eccessivo di alunni per classe rende difficile l’apprendimento e, infine, i giovani non credono più negli studi e negli sbocchi che potrebbero offrire loro.
ProgettoMondo Mlal, in partenariato con Fondation Education Zakoura, interviene in questa regione per cercare di dare un contributo alla lotta contro l’analfabetismo, attraverso un programma di educazione non formale portato avanti nelle scuole del progetto “Scuola e Sviluppo”.
Questo programma scolastico prevede un ciclo elementare di 3 anni durante i quali, tramite operatori appositamente formati, ragazzi e ragazze possano recuperare i 6 anni normalmente frequentati nella scuola pubblica, a cui hanno poi accesso tramite un esame di ammissione. Nonostante i risultati del tutto positivi (circa il 90% degli alunni ha passato l’esame), solo ancora pochi fortunati proseguono gli studi: per mancanza di possibilità economiche, per l’inesistenza o l’eccessiva lontananza della scuola pubblica o, molto spesso, per la non approvazione della famiglia, non ancora abbastanza sensibile sull'importanza di un'adeguata istruzione.
(Francesca Villa, casco bianco di ProgettoMondo Mlal in Marocco)

Il video documentario "La scuola tra le nuvole", girato da Annamaria Gallone in un villaggio rurale a duemila metri d'altezza, racconta una delle scuole create da ProgettoMondo Mlal nella regione di Tadla Azilal per combattere l'analfabetismo. Spiega la regista: “abbiamo girato in posti difficili dal punto di vista geografico, ma idilliaci per la purezza della gente. E se con i bambini non è sempre stato facile parlare – anche per la diversità dei dialetti – è stato davvero emozionante osservarli nella loro realtà. Li abbiamo lasciati pensando a come sono privilegiati i nostri bambini, che hanno però perso quel gusto di andare a scuola che là è vivissimo e riempe di orgoglio i genitori”.

Qui sotto il promo del video, che può essere visto per intero su Yotube. "La scuola tra le nuvole" è stato tra i primi video in concorso al Bellaria Film festival di giugno, e a novembre sarà proiettato al festival del cinema africano di Verona.

sabato 12 settembre 2009

In Burkina: senza casa, con la paura di epidemie e i militari per strada

In seguito alla drammatica inondazione che ha colpito la città di Ouagadougou il 1 settembre scorso, ProgettoMondo Mlal in settimana ha partecipato a un incontro con la direzione del monitoraggio delle Ong del Burkina Faso (DSONG) convocato dal primo ministro e rivolto a tutta la società civile.
L'occasione ha permesso alla nostra cooperante in Burkina, Marina Palombaro, di conoscere un po' meglio la situazione e di intervistare alcuni protagonisti della sciagura. Ci scrive:

Ho incontrato Raymond Poda, magistrato alla Corte di cassazione (Presidente della Camera sociale), già collaboratore di ProgettoMondo Mlal sul tema dei diritti umani e sul diritto di cittadinanza in Burkina. Mi ha raccontato che la corte della sua abitazione si è riempita improvvisamente d'acqua che, dopo un paio d'ore di pioggia, arrivava già alle ginocchia. L'acqua scorreva nella strada come un fiume in piena, trasportando detriti, oggetti, persone. Mi ha detto poi: “Ho capito che l'unico modo per non essere travolti era di rafforzare il cancello della corte e impedire che l'acqua della strada entrasse. Se non fossi stato a casa, non oso pensare cosa sarebbe successo. Io e mio figlio più grande ci siamo buttati nell'acqua per rafforzare il cancello, abbiamo spostato del materiale pesante per bloccare meglio la porta: appena in tempo per evitare che la forza dell'acqua spalancasse il cancello e ci inondasse completamente. Mio figlio si è ferito a una gamba ma per fortuna niente di grave. Inoltre la nostra casa è rialzata dal suolo e i danni per noi sono stati contenuti, anche se dobbiamo sistemare tutto e per il momento non possiamo che muoverci a piedi. Ma non mi lamento, i nostri vicini non sono riusciti a bloccare bene il cancello e si sono ritrovati la casa inondata: hanno la casa in piedi ma tutto quello che c'era dentro non è più utilizzabile. Un altro ragazzo del vicinato ha cercato di recuperare ingenuamente un pneumatico che l'acqua stava portando via: purtroppo non ce l'ha fatta ed è morto annegato”.

Lo stesso giorno ho avuto occasione di parlare anche con Joèle, un ragazzo che abitava in una zona periferica, nel quartiere Wayale, settore 27. La sua abitazione è stata spazzata via dall'inondazione. Racconta che sua madre è malata ed essendo protestanti è stata accolta in una chiesa. Lui dorme in una scuola insieme ad altri senza tetto. "Vieni a vedere dove abitavamo: non è rimasto più niente", mi ha detto. Parla, indica i posti e ogni tanto ride, di un riso nervoso. Andiamo nel suo quartiere, in effetti non c'è più nulla solo sabbia, tutto è stato spazzato via.Ci sono a terra vestiti, scarpe a testimoniare che prima li ci abitava qualcuno, altrimenti non si crederebbe che li sorgevamo delle abitazioni: non c'è in effetti più nulla.
L'inondazione ha spazzato via tutte quelle case costruite vicino alle dighe e soprattutto fatte con sterco di mucca, paglia e fango, tecnica economica e tradizionale di solito usata nei villaggi. Si tratta di gente povera delle zone non lottizzate o zone lottizzate recentemente. Le case costruite in cemento invece sono ancora in piedi. Magari con dei danni, se non sono state costruite in piena regola, ma almeno ci sono ancora. Anche se dov'è entrata l'acqua ha portato via tutto, quindi c'è chi ha un tetto e delle pareti dove dormire ma non ha nient'altro.
Joèle mi dice in continuazione: "ce n'est pas facile (non è facile)". Dice che hanno ricevuto dei tappeti su cui dormire e, dopo il primo giorno, hanno ricevuto anche alcune razioni di cibo. "Ma rubano tutto, lasci il tuo tappetino un attimo incustodito e non lo ritrovi più".
La povertà spinge a tutto, ma c'è anche chi è capace di guadagnare sulla sofferenza della gente senza alcuno scrupolo.
Guardo il dramma nella città che cerca di riprendersi, l'ospedale pare disastrato per tre quarti. Si dice che la TAC (l'unica in tutto il Burkina Faso) non sia più funzionante. Ma all'incontro il Ministro della sanità sembra essere ottimista, non menziona nemmeno l'ospedale. Si parla più che altro di igiene: la paura sono le epidemie, in particolare il colera, anche se nessuno lo menziona. Tutto sotto controllo dicono. I militari sono sul posto, non per aiutare ma per controllare "per evitare stupri e atti di sciacallaggio", per "la sicurezza dei cittadini". Poi chiedono aiuti, aiuti, aiuti: purché sotto il controllo del governo.
Insomma, militarizzazione, accentramento governativo, case fatte male, distribuzione clientelare degli aiuti. Io sono abruzzese, penso a l'Aquila e allo spaventoso terremoto che ci ha colpiti, e mi sembra tutto tremendamente uguale.

MARINA PALOMBARO, cooperante ProgettoMondo Mlal in Burkina Faso, nel progetto “I sentieri della salute

venerdì 11 settembre 2009

Piccoli studenti: c'è la scatola salva diritti!

Conto alla rovescia per i bambini italiani che, dopo la pausa estiva, torneranno a popolare le scuole delle nostre città. Per loro ProgettoMondo Mlal ha in serbo una scatola “salva diritti”: uno stimolo per imparare a farsi rispettare e a rispettare. Un semplice contenitore di latta in cui rinchiudere ingiustizie e segnalazioni a salvaguardia della libertà di ciascuno. È questa la proposta lanciata quest'anno ai giovani studenti da ProgettoMondo Mlal che, per finanziare i propri progetti sul diritto all’istruzione, propone scatole griffate Hello Ketty e Winnie the Pooh a un prezzo simbolico di 5 €.
Alla fine dell’anno le piccole “denunce” fatte dai ragazzi verranno raccolte tutte insieme e pubblicate, avendo offerto l’occasione ai piccoli partecipanti di rapportare al loro quotidiano un tema vasto e complesso come quello dei diritti umani.
“Scatola salva diritti” - ed eventuale materiale didattico destinato gratuitamente agli insegnanti - possono essere richiesti scrivendo a sostegno@mlal.org o telefonando allo 045.8102105 e chiedendo di Cecilia.

La domanda di partenza è semplice: Quali sono i nostri bisogni e i nostri diritti? E quali sono i bisogni e i diritti degli altri?
Smantellare stereotipi e pregiudizi su temi come acqua, sviluppo sostenibile, popolazioni indigene, migrazione e lavoro minorile, provando a dar loro un senso a partire dalla propria esperienza. Con questi obiettivi ProgettoMondo Mlal porta avanti una serie di attività nelle scuole italiane – e più in generale in alcuni paesi europei – per cercare di trasmettere ricchezze, metodologie e temi comuni al sud del mondo. Nelle scuole elementari, medie, superiori, e persino dell'infanzia, educare a una cittadinanza globale significa infatti far crescere i più giovani nei valori della comunità internazionale: fatto sempre più complicato nelle scuole di oggi.
Ciò si traduce nel lavorare sui diritti dei bambini, sulla sicurezza alimentare, sulla semplice conoscenza dei propri 5 sensi oppure sul tema sempre scottante della migrazione. Coinvolgendo anche i genitori perché la scuola, da istituzione chiusa, si apra al territorio e alle tante realtà in cambiamento.

mercoledì 9 settembre 2009

Inondazione in Burkina Faso: è emergenza

Il 1 settembre Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, è stata devastata da un'inondazione dovuta alle piogge insistenti della giornata (le piogge sono iniziate alle 5 del mattino e sono continuate con la stessa intensità fino alle 16). Al momento si contano 8 vittime e 150mila persone rimaste senza casa. L'ospedale "Yalgado Ouedraogo" della capitale è per tre terzi inagibile ed è stato necessario evacuare tutti i malati. Inoltre le autorità locali sono state costrette ad aprire la diga principale sul fiume Volta, vicino al confine con il Ghana, mettendo a rischio la vita di migliaia di persone che cercavano di attraversare il fiume, notevolmente ingrossato. L'apertura delle dighe ha sommerso i campi coltivati sulle rive. I danni valutati sono di circa 152 milioni di dollari.
Il Burkina Faso si è appellato alla comunità internazionale per avere un sostegno per poter rispondere all'emergenza. Si temono epidemie di colera.
Il Primo ministro ha convocato tutte le ONG internazionali presenti nel territorio, tra cui ProgettoMondo Mlal, per uno scambio sull'accaduto e la possibilità di avere ulteriori sostegni.

Oltre al Burkina Faso, anche altri Paesi dell’Africa occidentale sono stati colpiti dalle inondazioni in questi giorni. Secondo i dati dell’Ufficio regionale dell’ONU per il coordinamento degli affari umanitari, nell’area sono più di 592.000 le persone colpite dalle inondazioni tra Niger, Ghana, Benin, Guinea Conakry, Gambia, Mauritania, Costa d’Avorio e in Sierra Leone.

martedì 8 settembre 2009

Salute, un diritto da difendere anche per egoismo

“Se non vogliamo curare i malati per spirito umanitario, almeno facciamolo per egoismo. Malattie come la lebbra e la tubercolosi devono essere curate gratuitamente, perché sono malattie contagiose”. Chiara Castellani, ex volontaria ProgettoMondo Mlal in Nicaragua durante la guerra civile, è ormai da anni medico nella Repubblica Democratica del Congo dove ProgettoMondo Mlal sostiene un suo progetto sanitario nell'Ospedale di Kenge.
Intervenuta al dibattito sul tema «Diritto alla salute o obbligo di malattia? L'accesso alla salute, dal Sud del mondo all'immigrazione», organizzato a Verona dal 6° Congresso Europeo di Medicina Tropicale e Salute Internazionale, Chiara ha raccontato di come è nato il suo impegno (più che altro una vera e propria battaglia) in difesa della gratuità delle cure mediche.
“Quando sono arrivata come medico in Zaire (oggi la Repubblica Democratica del Congo), mi è stato sottoposto il caso di un ragazzo con chiari sintomi di appendicite. Mi sono preparata a operare subito, ma sono stata fermata perché – mi hanno spiegato – bisognava attendere che la famiglia pagasse l'intervento”. In Africa le famiglie sono allargate e, nonostante l'estrema povertà, anche quella era riuscita a raccogliere i soldi necessari per il giovane malato. Solo due giorni dopo però, quando ormai l'appendicite si era trasformata in peritonite acuta e l'intervento non serviva più a salvare la vita del ragazzo. “Da quel giorno – specifica Chiara - mi sono ripromessa che, nelle strutture in cui avrei lavorato, nessuno doveva morire perché senza soldi”.
E così è stato, pur non senza difficoltà e continui interrogativi. “Ma – conclude - la soddisfazione più grande l'ho avuta quando mi sono resa conto che difendere un diritto umano fondamentale, come quello alla salute, non serve solo a salvare vite, ma anche a creare una coscienza del diritto in chi, altrimenti, è sottoposto a continue ingiustizie”.

Nella foto, Chiara Castellani mentre, l'8 agosto del 2005, riceveva le Insegne dell’Ordine Al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Ciampi.

lunedì 7 settembre 2009

I provvedimenti USA che non spaventano Micheletti

“Non abbiamo paura di nessuno e andremo avanti perché si possano realizzare le elezioni previste per il prossimo 29 novembre”.
Parole sprezzanti quelle pronunciate dal presidente dell’Honduras eletto con il colpo di stato del 28 giugno scorso, Roberto Micheletti, alla notizia che gli Stati Uniti avrebbero deciso di sospendere ogni tipo di aiuto finanziario (circa 200 milioni di dollari) e che sono intenzionati a non riconoscere la legittimità del candidato che sarà eletto a novembre di quest’anno.

Dopo 70 giorni di manifestazioni e scioperi contro il governo, Micheletti incassa un altro duro colpo.
Circa dieci giorni fa gli USA avevano deciso di sospendere l’emissione del visto di entrata al paese a tutti coloro che fossero coinvolti nel colpo di stato: politici, imprenditori, giornalisti.
Qualche giorno fa in un programma televisivo è stato presentato un elenco di 200 persone alle quali il governo degli USA si appresterebbe a bloccare tutti i conti correnti bancari.
Il governo di Barack Obama ha preso questa dura decisione qualche giorno dopo che la missione dei ministri degli esteri dell'Unione degli Stati Americani (OEA) ha comunicato che il governo presieduto da Micheletti non ha alcuna intenzione di sottoscrivere l’Accordo di San José, il quale, tra l’altro, prevede il rientro del Presidente esiliato Manuel Zelaya.
Tutto ciò mentre la vita “sembrerebbe” scorrere tranquilla in Honduras.
La campagna elettorale, iniziata ufficialmente l’1 di settembre, è stata segnata da violenti scontri tra polizia, militari e manifestanti che chiedono il rientro immediato di Zelaya.
Ma lo scontro non è soltanto con le forze dell’ordine. I manifestanti - nella maggior parte dei casi aderenti allo stesso Partito Liberale di Zelaya e Micheletti - criticano fortemente il candidato del partito Elvin Santos. In molti dipartimenti in cui si è presentato, Santos è stato costretto a tornare indietro, in quanto ritenuto dai dissidenti presenza scomoda e indesiderata. Elvin Santos per molti liberali è stato un attore importante nel colpo di stato.
La gente comune, per le strade, i supermercati, si rende conto sempre di più che la situazione economica si sta complicando. Il sostegno finanziario avuto sino ad oggi da parte degli USA (del Banco Interamericano per lo Sviluppo e del Fondo Monetario) è stato sospeso e non si sa sino a quando.
Paesi importanti del continente, come Argentina e Brasile, hanno sospeso i rapporti diplomatici ed economici.
La CIDH, Commissione Interamericana Diritti Umani, nella relazione preliminare presentata alla fine della missione di sette giorni in Honduras, “ha comprovato l'esistenza di serie restrizioni dell'esercizio alla libertà di espressione”.
Inoltre “si è confermata l'esistenza in Honduras di un modello di uso sproporzionato della forza pubblica, detenzioni arbitrarie e controllo dell'informazione diretto a limitare la partecipazione politica di un settore della cittadinanza dal colpo di Stato del passato 28 di giugno”.
Nella relazione, la missione di verifica della Commissione riporta che “da quella data (28 giugno) si è creata una situazione di illegittimità democratica che ha un impatto negativo sulla validità dei diritti umani di tutti gli abitanti dell'Honduras”.

PINO DE SETA, cooperante ProgettoMondo Mlal in Honduras

venerdì 4 settembre 2009

Periferie al Centro, se ne parla a Piacenza

Spesso pensare alle periferie delle città, e del mondo, significa pensare a realtà che vivono emergenze legate al degrado sociale e ambientale, alla povertà estrema, alla mancanza di servizi e di opportunità.
Ma il lavoro di cooperazione allo sviluppo nelle periferie peruviane, colombiane, brasiliane, marocchine, ci racconta anche un'altra storia, decisamente più bella.

La nostra esperienza ci racconta il coraggio di quanti sfidano i paramilitari colombiani per organizzare i desplazados che chiedono rispetto per i loro diritti; delle madri peruviane che danno vita ai comedores popular per garantire la sicurezza alimentare anche nella marginalità sociale più profonda; dei movimenti per la difesa del diritto alla casa nelle favelas brasiliane, delle esperienze di economia solidale che riescono a sviluppare iniziative che danno reddito.

Per affrontare insieme il tema delle Periferie tra Nord e Sud del mondo, la loro sofferenza ma anche il segno di speranza che portano in sé, ProgettoMondo Mlal organizza il 12 e il 13 settembre un fine settimana di approfondimento a Casa Piacenza - Missionari Scalabriniani - Istituto Cristoforo Colombo, in via Francesco Torta, 14, Piacenza.
Si inizia sabato mattina alle 9.30. Dopo l'apertura dei lavori affidata al presidente dell'associazione, Mario Lonardi, nel corso della giornata si parlerà di come abitare, capire, vivere e raccontare le periferie, con vari relatori e alcune testimonianze dirette dal Sud del mondo. Domenica mattina l'incontro verterà invece su come “lavorare nelle periferie”. Per il programma dettagliato: www.progettomondomlal.org

giovedì 3 settembre 2009

L'accesso alla salute, dal Sud del mondo all'immigrazione

Molti italiani ignorano che, paradossalmente, proprio nei paesi più poveri le cure mediche sono a pagamento, e spesso la scelta in caso di malattia è tra la morte per mancanza di risorse e la totale rovina economica della famiglia. Questo non è forse l'ultimo tra i motivi che spingono tanti disperati a emigrare. Per questo motivo e per parlare di equità, diritti umani e accesso alle cure, il 6° Congresso Europeo di Medicina Tropicale e Salute Internazionale ha organizzato un dibattito sul tema «Diritto alla salute o obbligo di malattia? L'accesso alla salute, dal Sud del mondo all'immigrazione». L'incontro - a ingresso libero - si svolgerà lunedì 7 settembre alle 20,30 nell'Auditorium della Gran Guardia in Piazza Bra a Verona.
Tra i partecipanti anche Chiara Castellani, autrice di libri-testimonianza sulle sue esperienze di medico per 25 anni in Nicaragua e nella Repubblica Democratica del Congo.
Chiara Castellani è stata volontaria ProgettoMondo Mlal in Nicaragua per sette anni durante la guerra civile, e il suo legame con l'associazione continua anche in Congo, dove ProgettoMondo Mlal sostiene un progetto sanitario nell'Ospedale di Kenge, e nello specifico offre borse di studio per la formazione di studenti infermieri.
Insieme a Chiara, lunedì – all'appuntamento moderato da Gad Lerner – parteciperanno anche Antonia Lopez, con oltre 20 anni di esperienza di medico itinerante su un battello-ospedale lungo i fiumi dell'Amazzonia brasiliana; Raffaella Ravinetto, presidente di Medici Senza Frontiere Italia; Robert Sebbag, vice presidente Sanofi Aventis; Joe Cohen, padre del vaccino antimalarico GSK, Geraldo Monteiro dell'ambulatorio CESAIM di Verona e Zeno Bisoffi del Centro per le Malattie Tropicali, Ospedale "Sacro Cuore - Don Calabria" di Negrar.