venerdì 31 luglio 2009

G20: è l’ora dei fatti concreti, a cominciare dal clima

“Dopo la chiusura del G8 all’Aquila, il giudizio complessivo sul vertice rimane sospeso in attesa di vedere come le dichiarazioni di impegno vengano tradotte in politiche concrete”. Parole di Sergio Marelli, direttore Generale di Volontari nel mondo FOCSIV, in occasione dell’incontro degli sherpa (i rappresentanti personali dei capi di Stato e di governo incaricati di preparare le posizioni dei propri Paesi ai vertici) a Washington per la preparazione al Summit del G20 di Pittsburgh dal 24 a 26 settembre prossimi.
Tra i temi in agenda, la crescita dell’economia mondiale, quindi la riflessione su come far ripartire la domanda evitando però che si ricreino le condizioni che hanno causato la crisi, anzi ponendo le basi per un sistema monetario stabile e stimolando la domanda interna cinese. Inoltre, quello degli sherpa è il primo appuntamento dopo il G8 per chiudere anche la partita sul clima partendo proprio dalle dichiarazioni adottate all’Aquila. Per questo motivo, “nell’ambito della campagna FOCSIV Crea un clima di giustizia, riconoscendo la positività dell’impegno assunto dai G8 con la dichiarazione finale sul clima, ricordiamo al nostro Governo che limitare a 2° C il riscaldamento globale significa oggi stanziare risorse sufficienti per l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo”, sottolinea Marelli.
Al riguardo, il Direttore Generale della FOCSIV ricorda come le conseguenze dei cambiamenti climatici condannino almeno ottocentomilioni di persone ad una povertà estrema causata dall’aumento del livello del mare, dalla siccità, dall’incidenza delle malattie tropicali e da altri fenomeni naturali o, in alternativa, a migrare per poter continuare a vivere. “È alla luce di ciò che si rende necessario arrivare ai 50 miliardi di dollari all’anno per l’adattamento, ovvero per riparare i danni che i cambiamenti climatici fanno e faranno in particolare nei paesi più poveri” dice Marelli che conclude ricordando come “il G20, prima tappa di verifica degli impegni presi all’Aquila, a cominciare dal clima, sarà anche il primo banco di prova per confermare le parole con i fatti”.

giovedì 30 luglio 2009

Honduras: stato di fermo per 500 persone. Anche la moglie di Zelaya

Sono 24 le donne che domenica sono state fermate, insieme ai loro figli, dalla polizia e i militari che si trovano in uno dei 24 posti di blocco dislocati tra Tegucigalpa e la frontiera con il Nicaragua a Las Manos.
La giornalista di una radio locale - arrestata e poi rilasciata, in quanto membro della delegazione di diritti umani del Comitato federativo autonomo diritti umani (Coffadeh) in cui si trovava anche Ellen Verryt dell'ong Solidarietà Mondiale – ha riferito che in tutto ci sono almeno 500 persone in stato di fermo. Tra queste anche la moglie del Presidente Zelaya, Xiomara Castro, e tre deputati del Partito di Unificazione Democratica: Silvia Ayala, César Ham e Marvin Ponce.
La polizia al confine ha il comando delle operazioni e cammina armata insieme ai militari, con giubbotti antiproiettile, bombe lacrimogene e non solo. Nella zona si è anche notata la presenza di alcuni franchi tiratori.
Una signora, proprietaria di una piccola trattoria, che vive in una comunità vicina alla frontiera, si è preoccupata di dare cibo e acqua ai manifestanti, che da alcuni giorni sono sotto il cocente sole o la pioggia torrenziale dell’inverno tropicale. Ma poco dopo i militari le hanno ordinato di chiudere la piccola trattoria.
Una delegazione per i diritti umani, venuta a conoscenza della presenza di alcuni feriti, ha chiesto all’ufficiale a capo di uno dei posti di blocco - un tenente colonnello di cognome Amaya – di concederle il passaggio. Anche per permetterle di consegnare viveri e vestiti a chi ormai da 5 giorni si trova sotto le intemperie. L’ufficiale non ha concesso il passaggio, nonostante le insistenze anche di alcuni deputati.
Secondo le parole della giornalista, la strategia adottata è di implementare il "Piano BJ", il Piano di Billy Joya, militare torturatore durante gli anni 80, che consiste in guerra psicologica, cerchio mediatico e contrattazione di sicari.

L’ultima importante notizia trasmessa dall’unica TV che riporta i fatti nella loro completezza, Cholusat Sur, riferisce che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato la revoca di quattro visti diplomatici di funzionari del governo presieduto da Roberto Micheletti, come parte come delle misure di pressione di Washington per spingere il ritorno al potere del deposto presidente Manuel Zelaya.
Ian Kelly, portavoce del Dipartimento di Stato, informa che sono sotto revisione anche tutti i visti dei funzionari del governo sorto un mese fa, dopo il colpo di Stato contro Zelaya.
Anche l’Unione Europea si appresterebbe ad assumere la stessa decisione degli USA: il ministro degli Esteri spagnolo ieri ha dichiarato che proporrà di sospendere il visto ai golpisti.
Intanto Tegucigalpa ogni giorno è teatro di manifestazioni pacifiche, organizzate dal fronte a favore del rientro di Zelaya. E la polizia manifesta la sua intolleranza contro chi protesta senza violenza e vorrebbe soltanto un governo degno e democratico.

PINO DE SETA, cooperante ProggettoMondo Mlal in Honduras

mercoledì 29 luglio 2009

Giovani studenti al rientro dal Nicaragua: qualcosa è cambiato

I nove giovani studenti torinesi in viaggio con ProgettoMondo Mlal sono rientrati lunedì dal Nicaragua. Erano partiti il 10 luglio pieni di aspettative e curiosità, e ritornano un po' a malincuore, con nuovi spunti di riflessione nella testa e una maggiore consapevolezza della realtà in cui vivono. Francesco e Stefano ci raccontano le loro ultime impressioni.

Scrive Francesco:
“Tornerò sicuramente diverso dopo questa esperienza, e consapevole del fatto che non ho mai fatto assolutamente nulla per meritarmi una vita così adagiata e distante dalla povertà.
Il nostro viaggio è giunto al termine, e non ci resta che tornare alla solita vita quotidiana di città. Ora vivremo le nostre giornate in modo diverso, o per lo meno consapevoli del fatto che la nostra vita è piena di cose futili di cui potremmo fare a meno. In questo viaggio ho conosciuto culture totalmente differenti dalla nostra così egocentrica e consumista. In Nicaragua si vive in piccole comunità di baracche fatte di legno e lamiere, in cui la solidarietà interfamiliare è necessaria per andare avanti. In Italia invece si conosce a mala pena il nome del proprio vicino di casa.
Una cosa che particolarmente mi ha colpito sono i ragazzi. La loro è un’adolescenza cortissima poiché devono subito essere pronti a diventare uomini lavorando nel campo o andando a vendere per strada, in modo da aiutare economicamente la famiglia.
Per loro la scuola è l’unico strumento possibile per risollevare se stessi e la propria famiglia dalla povertà: la scuola è un’opportunità, un investimento per il futuro, e non qualcosa di vissuto come un obbligo, come succede da noi. ProgettoMondo Mlal con i suoi vari progetti rappresenta un'ulteriore opportunità che viene offerta ai giovani. Ne è un esempio il progetto Edad de oro, attraverso il quale ragazzi di strada con un futuro fatto di violenza, delinquenza e droga, possono riscattarsi cominciando una nuova vita.

Per Stefano con lunedì si è giunti alla “fine di un fantastico viaggio, nonché preziosissima esperienza”. E racconta: “Molte sono le cose che ho potuto imparare da questa avventura, conoscendo un paese a me assolutamente estraneo. Sono venuto a contatto con una cultura, un clima e uno stile di vita completamente differenti e, soprattutto, a differenza di quanto è accaduto in viaggi passati, questa volta si è trattato di un contatto diretto con le persone, la loro cultura e le loro usanze.
Per me è stato davvero straordinario vedere come un paese economicamente così povero, sia in realtà ricco di persone straordinarie, che hanno vissuto vite incredibili e che possono vantare un carico di esperienze invidiabili. Molte sono state le persone coinvolte nello sviluppo e nella crescita di questo paese, che lavorano nei vari progetti e impegnano la loro vita per il benessere altrui. Tra tutti spicca Maria, ragazza che lavora nel progetto Edad de oro a Leon, la cui personalità ed esperienze di vita mi hanno fatto sentire inutile e insignificante: sento che lei e le altre numerose persone che abbiamo conosciuto in questi 20 giorni, saranno per me una grande fonte di ispirazione.

Un breve video sul progetto Edad De Oro, più volte citato dai ragazzi:

lunedì 27 luglio 2009

Honduras: un fine settimana di morti e violenza

Il golpe in Honduras continua a togliere vite. Il fine settimana passato è stato funestato da ben tre morti, segno di una realtà in profonda crisi.
Prima è toccato a Pedro Muñoz, ragazzo di 23 anni, che è stato trovato morto la mattina di sabato 25 luglio in una località vicina alla frontiera con il Nicaragua, dove si era recato insieme ad alcuni amici per ricevere il presidente Zelaya.
A un certo punto un veicolo della polizia lo aveva prelevato e da quel momento non si erano più avute sue notizie, fino al giorno dopo, con il rinvenimento del corpo, coperto di colpi prodotti da oggetti o dovuti a torture.
Ai funerali del ragazzo, domenica 26, stavano partecipando due poliziotti in incognito, gli amici si sono accorti della loro presenza e li hanno aggrediti. Soltanto l’intervento di alcune donne ha evitato il linciaggio. Le donne non sono però riuscite a evitare che il gruppo di ragazzi incendiasse l’auto dei poliziotti.

Nel frattempo domenica altri due ragazzi morivano all’uscita della partita di calcio Olimpia-Motagua, un classico del campionato honduregno. I sostenitori dell’Olimpia si sono scatenati contro la polizia, e restano ancora da accertare i motivi. Un poliziotto, chiaramente ripreso dalla telecamere delle Tv locali, ha iniziato a sparare ad altezza uomo dirigendosi verso i tifosi. Soltanto l’intervento di un altro agente, che ha tolto la pistola dalle mani del collega, ha evitato la strage. Le pallottole del poliziotto sono comunque riuscite a registrare in poco tempo un bilancio tragico: due i morti, un giovane architetto di 26 anni e un ragazzo di 17.
E non finisce qui. La polizia all’improvviso ha caricato il gruppo di tifosi - anche ragazzi e ragazze per terra, assolutamente indifesi - e ha iniziato a picchiarli con manganelli e bastoni. In ospedale si calcola siano state trasportate circa 150 persone.
Per quanto riguarda la giustificazione dei fatti, secondo la polizia e alcuni deputati intervistati da una TV locale, la responsabilità sarebbe da addossare ad alcuni nicaraguensi, infiltrati al fine di destabilizzare il governo attuale, a sostegno del presidente deposto Zelaya.

Continua intanto il coprifuoco. Dalle 18 alle 6 del mattino nei dipartimenti confinanti con il Nicaragua e dalle 23 alle 5 nel resto del paese.
Tutto ciò mentre Micheletti continua a mentire sul colpo di stato, e vari ministri, ogni giorno, e per due o tre volte al giorno, si presentano in TV dicendo che in Honduras si vive in democrazia, pace e tranquillità.

PINO DE SETA, cooperante di ProgettoMondo Mlal in Honduras

sabato 25 luglio 2009

Zelaya sul confine, tenta il rientro in Honduras

Il presidente Zelaya ha toccato finalmente il suolo honduregno, dopo 26 giorni dal colpo di Stato che prosegue il suo governo illegittimo, pur senza il riconoscimento della comunità internazionale.
Ieri, 24 luglio, mentre il presidente dell'Honduras Manuel Zelaya si dirigeva al posto di frontiera tra il Nicaragua e l'Honduras a Las Manos, migliaia di honduregni pronti a riceverlo sono stati bloccati brutalmente. Al primo posto di controllo, a scarsi chilometri della capitale, le persone sono state obbligate ad abbandonare autobus e automobili. Nonostante questo, in migliaia hanno camminato per vari chilometri – anche senza mangiare - per potere avanzare verso la frontiera.
Alle 11.35 il governo in carica ha decretato, a sorpresa, il coprifuoco nei dipartimenti che confinano con il Nicaragua a partire da mezzogiorno, con sospensione delle garanzie costituzionali e la chiara intenzione di reprimere le manifestazioni e il ricevimento di Zelaya da parte dei suoi sostenitori.
Nelle prime ore del pomeriggio i militari hanno cominciato a sparare e lanciare gas lacrimogeni in vari punti, e si sono confermate due persone ferite con impatti di pallottola, uno all'orecchio e l'altro al braccio: entrambe sono state trasferite all'ospedale di Danlí.

Zelaya, una volta raggiunta la frontiera, ha chiesto ai militari honduregni di poter parlare con il Capo dello Stato Maggiore dell'esercito che lo ha deposto, il Generale Romeo Vázquez. “Mi comunichi con l'alto comando", ha detto al colonnello di fronte alle truppe distaccate nella frontiera che a sua volta ha dichiarato a Zelaya: “Noi non abbiamo niente contro di lei.”
Poco dopo, decine di seguaci sono arrivati dalla montagna che divide le due nazioni.
Alle 16. 50 viene confermato che poliziotti e militari hanno fermato decine di giovani, contadini, uomini e donne. Le persone fermate temono per la loro vita poiché non sanno dove verranno condotte, e i poliziotti si rifiutano di offrire qualsiasi tipo di informazione su dove le porteranno.

PINO DE SETA, cooperante ProgettoMondo Mlal in Honduras

venerdì 24 luglio 2009

In viaggio a Rio de Janeiro

Un viaggio alternativo, quello dei giovani piacentini partiti per il Brasile insieme alla nostra ex cooperante e referente del gruppo ProgettoMondo Mlal Piacenza, Danila Pancotti. Un viaggio di cui il Comune di Piacenza si è reso copromotore insieme a ProgettoMondo Mlal. Da Rio de Janeiro, dove il gruppo è in visita ai progetti della nostra associazione, uno dei ragazzi, Filippo Mancini, ci ha inviato la sua prima testimonianza.

Scrive Filippo: "Riassumere gli aspetti e le impressioni del Brasile è pressochè impossibile. Qui tutto è differente, anche se una cosa si capisce subito: il perché i brasiliani in Italia sono tutti vittime della cosiddetta “saudade”.
Il nostro viaggio, alternativo rispetto a quello di altri, ci sta facendo prendere contatto con tutti gli aspetti del lavoro che ProgettoMondo Mlal svolge a Rio de Janeiro: la città carioca che non dorme mai e che, se ti prende, non ti lascia più.
Parlare del contesto è necessario. Rio de Janeiro, la seconda città del Brasile, è un qualcosa a sè, che non si può giudicare senza vedere. Non è tutto come Ipanema o Copacabana, c'è ben altro. Ci sono favelas che si estendono per chilometri, ci sono zone dove la notte non passa nessuno, dove la polizia è violenta come o peggio di molti criminali. Le favelas controllate dal narcotraffico sono le peggiori. Gente armata presidia gli ingressi, facce scure e sempre tese. Già il fatto di dover di essere accompagnati per entrarvi è qualcosa di cruento. Poi ci sono i racconti.
Racconti di morti per gli scontri con la polizia, storie di corruzione, di sfere di influenza e di privazioni.
Ma ci sono anche le lotte al degrado, all´HIV e a tutte le forme di brutalità che l´uomo possa produrre. C'è tanta voglia di fare e tanti giovani - la speranza del mondo - che vogliono questo cambiamento più di qualunque altra cosa.

L'aspetto piú istituzionale del nostro viaggio ci ha portati a vedere tante realtà, ognuna con la sua storia e il suo dolore, le sue lotte e le sue conquiste. Come quella del progetto "Per una regione di nuovi cittadini" (Derechos Direitos), programma con cui ProgettoMondo Mlal e l'associazione Fase hanno portato molti ragazzi delle favelas alla consapevolezza, al bisogno di essere qualcosa di vero: non piú solo abitanti di una favela, ma anche liberi cittadini con diritti che prima non avevano mai avuto.
Poi c'è Trama, partner che lavora insieme a ProgettoMondo Mlal nel programma “La strada delle bambine” per combattere lo sfruttamento della prostituzione, soprattutto minorile, e la tratta degli esseri umani, e ripristinare diritti molto spesso negati.
Con Trama lavora anche l'ong Ibiss, in particolare a Villa Cruzeiro, nota favela a nord della città, dove è nata una struttura di accoglienza per bambini.
Connessi a questi progetti ne abbiamo visti anche altri, che coinvolgono sempre giovani e bambini, stanchi di vivere in realtà problematiche senza muovere un dito.

Il gruppo sta vivendo questo Paese in modo intenso, dalle cose più semplici e strane - come i pagamenti obbligatori dell´autobus o l'aglio sopra ogni cibo - alle cose piú difficili o complesse, come andare in favelas e in posti carichi di tensione: stiamo affrontando tutto in modo incredibile e affiatato, e ad accompagnare le nostre giornate ci sono l’allegria e la felicitá che contraddistinguono ogni buon brasilano.
Per cui saluti a tutti da chi vi scrive, Filippo, e dal resto della truppa: Sara, Luca, Elena e naturalmente Danila".

(Nella foto in alto, insieme a Filippo Mancini e Danila Pancotti, Sara Alberici, Luca Edoardo Moncaleano ed Elena Zagnoni).

giovedì 23 luglio 2009

Racconti: Studenti torinesi in viaggio in Nicaragua

Continuano i racconti di viaggio dei giovani studenti torinesi alla scoperta del Nicaragua insieme a ProgettoMondo Mlal. Questa volta tocca a Martina e a Marco raccontare, senza filtri, come prosegue il campo di solidarietà che li vede protagonisti di questa preziosa esperienza.

Inizia Martina: “Sono davvero troppe le impressioni raccolte in questo viaggio, e non saprei da che parte cominciare se non dalle sensazioni e i sentimenti vissuti. Siamo qui da una settimana e, giunta ormai al “Giro di Boa”, posso dire di non voler più tornare indietro.
Perché devo tornare tra il grigiore insulso di palazzi alti 10 piani quando qui si può avere un sorriso per ogni persona che si incontra per strada? Un sorriso non vale niente a Torino.
Qui invece per ogni persona sei importante. Ogni uomo o donna che sia è importante per la comunità che lo circonda, una comunità composta da persone, anziani, adulti, ragazzi e, soprattutto, bambini. I bambini... loro sono straordinari. L’esperienza conclusa alla Casona del progetto “Edad de Oro” è stata qualcosa di davvero meraviglioso. Siamo riusciti ad aggirare facilmente il problema della lingua, da alcuni parlucchiata da altri inventata di sana pianta. I bambini se ne fregano, ti guardano come se fossi un alieno perché sei bianco, ma dopo un primo momento di paura sono pronti a chiederti da dove vieni, a cercare di scoprire lentamente un mondo che hanno visto solo in televisione, un mondo che spesso gli viene imposto come il mondo dei Gringos, un mondo non alla loro portata.
Ma poi si rendono conto che siamo come loro. Certo, con qualche anno in più, ma siamo fatti della stessa pasta. I bambini ti danno tutto senza che gli venga chiesto nulla e tu ti trovi automaticamente pronto a dargli tutto l’affetto di cui hanno bisogno, affetto che non hanno forse mai potuto provare sulla loro pelle a causa delle situazioni familiari devastate. Per loro un abbraccio sembra valere una vita. È stata un’esperienza forte ma da cui non tornerei mai indietro,soprattutto quando i bambini con cui abbiamo collaborato ci hanno guardato chiedendoci quando ci saremmo potuti rivedere ed è stato tristissimo dovergli dire un “Mai”, parola che sono troppo abituati a sentire. Quest’esperienza mi ha dato molto, forse più di quello che mi aspettavo in partenza. Come non mi capitava da tanto tempo, sono felice”.

Marco dall'esperienza si aspetta ancora molte belle sorprese! “Questo viaggio in Nicaragua si sta rivelando una vera scoperta. Quando sono partito non avevo la minima idea di cosa avrei visto e di cosa avrei trovato! Una volta arrivato ho potuto conoscere una realtà totalmente diversa da quella a cui ero abituato e nei primi giorni è stato difficile riuscire a integrarsi nell’atmosfera. Ma poi è tutto venuto da sé, grazie alle numerose attività di interscambio fatte nei vari progetti di ProgettoMondo Mlal.
All’interno di questi progetti abbiamo conosciuto molti giovani simpatici e contenti della nostra presenza! Ho trovato molto interessanti le attività proposte da questi progetti, come “Futuro giovane” che prevede microcrediti per i giovani per aiutarli a lanciare un'attività, oppure “Salinas Cresce” che, oltre a essere un centro ricreativo per i giovani, ha anche una panetteria che da poco si è messa in moto e si sta sviluppando sempre di più.
L’altro progetto interessante che abbiamo visitato è quello di “Edad de oro” che consiste in un centro dove i giovani si radunano per attività di doposcuola e di gioco e dove ci hanno accolti con l'invito a sfidarci a calcio: Italia contro Nicaragua. I ragazzini di questo centro sono tutti molto attivi e vivaci con tanta voglia di fare e di intrattenerci con i loro giochi”.

mercoledì 22 luglio 2009

Honduras: oscurata tv locale mentre Zelaya annuncia il rientro

Il deposto Presidente Zelaya ha annunciato il suo rientro nel Paese per la fine della settimana, mentre il governo che ha realizzato il colpo di stato annuncia la chiusura delle frontiere con il Nicaragua e il rafforzamento delle truppe militari.

Si continua a vivere tranquilli in Honduras, anche se l’attuale governo taglia l’energia elettrica a una delle due televisioni indipendenti, Cholusat Sur, per impedire di informare sulla mancata e distorta informazione che impone il “presidente” Micheletti.
Sono esattamente le 23.05 di martedì 21 luglio 2009. Mentre il sottoscritto scrive questa breve nota, il segnale di Cholusat Sur viene oscurato, e intanto il resto delle televisioni continua normalmente la programmazione. Tre imprese (TIGO impresa telefonica, FICOSHA e CITI Bank, banche private) hanno annullato i contratti di pubblicità a Cholusat Sur. Decisione presa dopo una riunione realizzata con altri impresari del paese che avrebbero sostenuto il colpo di stato.
Si continua a vivere tranquilli in Honduras, anche se 4 deputati del congresso nazionale e alcuni sindaci si sono recati ieri a Washington, presso la Segreteria di Stato, per informare sulle reali cause del colpo di stato e su quanto stia succedendo realmente nel paese.
E si continua a vivere tranquilli, anche se il “presidente” Micheletti ha intimato al personale dell’ambasciata del Venezuela di abbandonare il paese, ritenuto non gradito, dopo che il Presidente Chavez avrebbe leso la sovranità dell’Honduras con le sue dichiarazioni.
Si continuerà a vivere tranquilli se, come preannunciato dal governo, saranno aumentate le imposte per poter fronteggiare la crisi sociale ed economica che attraversa il Paese?

Pino De Seta, Cooperante ProgettoMondo Mlal

martedì 21 luglio 2009

L'UE congela gli aiuti all'Honduras, ma non quelli alla cooperazione

Si vive tranquilli in Honduras, anche se da Bruxelles, il Commissario Europeo per il Commercio Internazionale, Catherine Ashton, annuncia che la Commissione Europea – di fronte alla "gravità" della situazione nel Paese - ha congelato tutti gli aiuti previsti per l’Honduras.
Come altre disposizioni della Commissione Europea, questa decisione è immediata e, a partire da giovedì 16 luglio, non si effettuerà nessun pagamento per aiuti amministrati dal Governo di facto. Anche se si manterranno le risorse destinate alla cooperazione per lo sviluppo.
La misura è stata applicata dopo consultazioni della Commissione Europea con i 27 stati che conformano l'Unione: il congelamento degli aiuti come pressione contro i golpisti, a testimonianza di una posizione ferma e contundente contro il colpo di stato.
Va ricordato che l'aiuto economico previsto per l'Honduras dal 2007 al 2013 è di 223 milioni di euro.
Anche il governo degli Stati Uniti, attraverso la Segretaria di Stato Hillary Clinton, con una nota inviata all’ambasciata degli USA in Honduras, ha minacciato il governo sorto dopo il golpe del 28 giugno scorso, ad accettare le condizioni indicate dal presidente del Costa Rica, Oscar Arias, proposte durante i negoziati di domenica 19 luglio, pena la sospensione di tutti i finanziamenti in corso. È importante sottolineare che gli Stati Uniti, la settimana dopo il golpe, avevano sospeso gli aiuti alle forze armate honduregne.

Proseguono intanto le manifestazioni a favore del rientro del Presidente Manuel Zelaya. Migliaia di persone si riversano nelle strade, bloccandole per qualche ora in maniera pacifica, anche se qualcuno pensa che tra i dimostranti ci possano essere infiltrati dell’esercito o della polizia pronti a creare disturbi e a farne ricadere la responsabilità sugli organizzatori delle proteste.
E proseguono anche le intimidazioni contro il diritto di cronaca e la libertà di pensiero. Ieri sera (20 luglio), una delle poche televisioni private, Cholusat Sur, durante uno dei programmi più seguiti ha denunciato pedinamenti contro il suo direttore e controlli senza una ragione concreta.
In diretta il direttore della televisione ha dichiarato che il nuovo governo avrebbe intenzione di chiudere le frequenze, e ha lanciato un appello al neo presidente Micheletti invitandolo a mantenere ciò che ha sempre dichiarato in questi giorni: ossia che in Honduras, chi governa adesso, è veramente democratico e pluralista.

PINO DE SETA, cooperante di ProgettoMondo Mlal in Honduras

lunedì 20 luglio 2009

Racconti di viaggio dal Nicaragua

Nove giovani studenti della quarta liceo scientifico “Piero Gobetti” di Torino, dal 10 luglio sono in Nicaragua per un Campus di solidarietà con ProgettoMondo Mlal. Ad accompagnarli il nostro responsabile Centroamerica, Giuseppe Cocco, anche loro insegnante. Dopo aver approfondito con i ragazzi il tema della cooperazione allo sviluppo durante l'anno scolastico, Cocco si è offerto di completare questo percorso didattico accompagnandoli in Nicaragua. Qui i ragazzi stanno visitando i vari progetti della nostra associazione, in un confronto anche con altre realtà giovanili, in particolare attraverso i progetti “Edad de Oro”, “Pancasan”, “Salinas Cresce” e “Futuro Giovane”.

Ecco cosa ci racconta Silvia, con le sue impressioni di “neo diciottenne”, dopo il primo impatto con il Paese.
“Che dire, sono partita all’insegna dell’avventura, senza troppe pretese,con la voglia di imparare molto e poter trasmettere il più possibile la mia voglia di fare e per quanto possibile tutta la mia energia, nonostante sia stata decimata da un caldo inaspettatamente soffocante e in certi momenti sfinente. A parte questo sono molto fiera della mia decisione. Sono fiera di aver accettato questa “sfida” e di aver avuto l’opportunità di potermi trovare a raccontare quello che ho visto coi miei occhi.
Ho visto una capitale caotica e a mio parere poco attiva; ho visto mezzi di trasporto che pensavo non esistessero più o che solo nei film si potessero trovare; ho visto case come baraccopoli ma nonostante questo persone al loro interno con la voglia di continuare, la voglia di provare a rendere migliore la propria vita e quella del resto della famiglia. E ho visto bambini, tanti bambini. Coi loro occhi sognanti e straniti quando, vedendoci passare, ci chiedevano con un fare un po’ timido da dove venissimo e poi poco dopo senza chiedere niente ci regalavano un sorriso dolce e un abbraccio inaspettato: regali decisamente graditi e con quelli tanta felicità e nuova energia.
Ho visto giovani consapevoli del proprio passato rivoluzionario e desiderosi di cambiare un po’ le carte in tavola per potersi costruire un futuro all’altezza dei loro sogni. Ragazzi che pur non avendo le possibilità economiche adeguate si mettono in gioco chiedendo prestiti e aprendo imprese pur di continuare gli studi e\o assicurare un minimo di benessere ai propri cari.
Ma siamo realisti, il paesaggio non è certo tutto rose e fiori!
Il male e la gente malavitosa riempiono le strade tanto quanto le persone per bene e non è raro neanche vedere gli strati più deboli della popolazione. Quelli che non posseggono nulla, quelli che non si aspettano nulla dalla vita se non guadagnare quel che basta per arrivare a fine giornata, quelli che si accontentano di un pezzo di cartone su cui stendersi la sera, pregando che la loro vita al risveglio si riveli un poco migliore. Quelli che ogni minima distrazione altrui è un piccolo vantaggio per se stessi, quelli che ormai sono conosciuti dalle autorità locali ma a loro in fin dei conti non interessa più di tanto. Ragazzini che giocano a fare i gangster anche se in realtà per loro non è proprio tanto un gioco quanto un modo per essere qualcuno e assicurarsi la propria posizione nel proprio territorio. Già, perché i territori sono segnati e come funghi si vedono spuntare scarpe appese ai cavi della luce ad ogni angolo di strada".

Andando verso Chinandega, il gruppo si è imbattuto in uno degli 11 vulcani della zona, sulle pendici del quale si trovano delle “fumarole”, buchi nel terreno da cui esce fumo caldo e che produce fanghi. Racconta Francesca: “Paesaggio stupendo, atmosfera magnifica e impressionante vedere come i bambini del luogo ti seguono e fanno qualsiasi tipo di cosa per poter ricavare qualche spicciolo”. Nella cittadina di Chianandega c’è anche la sede del progetto “Futuro Giovane”, ed è sempre Francesca a raccontarci com'è andata. “Qui abbiamo incontrato Federico, ragazzo italiano da un anno e mezzo in Nicaragua che ne è il direttore generale. Insieme ad altri collaboratori ci è stato spiegato il senso di questo progetto: finanziare i giovani del paese affinché dopo un corso e una selezione possano aprire un’attività lavorativa seria. Incontrando direttamente questi ragazzi, ci si rende conto della forza di questa gente. La voglia di emergere dalla propria condizione sociale, molto difficile nella maggior parte dei casi, è tale che sono disposti a lavorare tutto il giorno tutti i giorni della settimana per tutto l’anno. Come uno studente della Facoltà di Legge che, per mantenersi gli studi, apre alle 5 del mattino la sua piccola vendita “pulperia” e chiude alle 9 e mezza di sera”.

venerdì 17 luglio 2009

Si vive tranquilli in Honduras?

Giorni convulsi, di attesa, tensione e speranza quelli che si vivono in Honduras da quando il 28 giugno scorso, con un colpo di stato, il Presidente Manuel Zelaya è stato esiliato in Costa Rica.
Al suo posto i deputati hanno eletto Roberto Micheletti presidente del Congresso. Un'elezione “democratica”, secondo le norme stabilite dalla Costituzione. Mi sono chiesto da quale Costituzione? Quella attuale non prevede niente di tutto ciò.
La gente vive in una apparente tranquillità. Le televisioni e i giornali vicini al nuovo governo o i cui proprietari sarebbero coinvolti nel golpe, non fanno altro che trasmettere e divulgare notizie concilianti, che servono a rasserenare gli animi, a far stare tranquillo chi non può attingere notizie da altre fonti.
Notizie confortanti, mentre il paese si divide sempre di più. Mentre la maggior parte delle scuole pubbliche rimangono chiuse, insieme alle due più importanti università del paese: l’Università Autonoma e l’Università Pedagogica.
Notizie piene di bugie, mentre il governo al potere sforna ogni giorno accuse di corruzione all’ex presidente Zelaya e la gente manifesta per le strade.
Pochi giorni fa alcune donne sono state malmenate dalla polizia soltanto perché manifestavano contro la decisione del presidente Micheletti di nominare come presidente dell’Istituto Honduregno della donna Maria Marta Diaz, accanita sostenitrice del colpo di stato.
Si vive tranquilli in Honduras, secondo l’attuale governo e molti mezzi di comunicazione. Si vive tranquilli, mentre il presidente Micheletti in un'intervista dice di essere pronto a mettersi da parte, a patto che Zelaya non metta più piede nel paese.
Si vive tranquilli mentre Ramon Custodio, commissario per i diritti umani - nominato dal congresso e strenuo difensore del colpo di stato - cambia idea all’improvviso e dichiara che sarebbe stato meglio che alla guida del paese ci fosse stato Elvin Santos, vice presidente del governo Zelaya dimessosi qualche mese fa, affinché potesse partecipare alle elezioni primarie e candidarsi come presidente alle elezioni generali del mese di novembre.
Si vive tranquilli in Honduras, mentre i criminali, las maras continuano a mietere vittime. Giovedì scorso sono stati 5 i morti in poco meno di due ore, tra i quali 3 giovani donne.
Anche se non sembrerebbe, la vita quotidiana dell'Honduras e dei suoi abitanti è cambiata radicalmente. All’inizio c’è stata la confusione e con il passare dei giorni l'incertezza. La popolazione il giorno seguente il colpo di stato aveva assalito i supermercati, cercando alimenti confezionati e rifornendosi di benzina. Altri si erano rinchiusi in casa aspettando il peggio, anche perché il governo per decreto aveva ordinato il coprifuoco, non ancora cessato, dalle 23 alle 5.
Sembrerebbe un'epidemia: la crisi politica generata ha diviso le famiglie honduregne, e soprattutto in questo ambiente teso si sono incrementati i casi di alterazione mentale secondo alcuni psichiatri nazionali.
"Mio marito con il cambio di governo adesso è disoccupato, e non so se mio figlio potrà laurearsi in novembre", commenta una signora, che ha paura di uscire della sua casa.
Inoltre il consumo di alcool tra gli uomini e donne con un'età compresa tra i 18 e i 40 anni si è incrementato. Un sondaggio effettuato dal quotidiano La Tribuna nei principali supermercati della capitale, ha rilevato che i giovani comprano e portano a casa maggiori quantità di bottiglie di superalcolici e birra.
Si vive tranquilli in Honduras?

Pino De Seta, cooperante di ProgettoMondo Mlal in Honduras

giovedì 16 luglio 2009

Paraguay: quello di Lugo è un governo pieno di ostacoli

Il Paraguay è uno dei paesi dell'America Latina che è sempre stato limitato nella sua espressione sociale, economica e ambientale. Dopo la sanguinosa guerra conclusasi nel 1870, ha vissuto un processo di ricostruzione che si è rapidamente orientato in un controllo totale delle risorse economiche, delle strutture sociali e delle risorse ambientali, concentrate in mano a un’oligarchia nobiliare - e successivamente politica – che, nelle decadi della dittatura, si è manifestata in un controllo totale dell'apparato statale da parte di un unico partito: l'Alleanza Nazionale Repubblicana o Partito Colorado.
Questo fino all’aprile del 2008 quando, per la prima volta dal 1945, nelle elezioni generali per la presidenza della repubblica è stato eletto presidente un personaggio fuori dal contesto del partito: Fernando Lugo, ex vescovo della Chiesa Cattolica.
La vittoria di Lugo ha significato la vittoria di settori sociali che prima non avevano molta libertà di espressione o che erano comunque stanchi delle false promesse del sistema politico uscente. Ma è una vittoria simbolica, che non rappresenta un reale cambiamento di un sistema perfezionato in mezzo secolo da un unico partito. Si tratta piuttosto di un tenero germoglio di democrazia, che inizia timidamente a spuntare nel suolo arido dopo la prima pioggia, lottando contro il duro terreno e la mancanza di mezzi e nutrimenti favorevoli alla sua crescita.
Lugo è il presidente del Paraguay, appoggiato da un’Alleanza di movimenti sociali, partiti di sinistra e il partito Liberale. Quest’ultimo alla data di oggi ha però ufficialmente ritirato il suo appoggio politico al presidente.
Il nuovo governo fin dall'inizio ha dovuto affrontare molti ostacoli. Lugo e i suoi ministri (il potere esecutivo) si sono orientati in un programma di leggi e interventi che sono andati sempre incontro agli interessi del potere legislativo e giudiziario. Nel parlamento eletto, la maggioranza dei seggi è in mano a esponenti del partito Liberale, Colorado e UNACE (partito militarista di estrema destra). Una classe dirigente ed economica del paese che non vede di buon occhio numerose iniziative del potere esecutivo, ostacolando e bloccando con molta efficienza il lavoro del nuovo governo.
Il potere giudiziario è sotto controllo totale del partito Colorado, il che rende complicate le azioni di lotta alla corruzione e le iniziative di giustizia sociale che il nuovo governo ha iniziato ad applicare. Sono numerosi gli esempi di ostacoli posti dai due poteri. Il parlamento ostacola per esempio l’approvazione di una legge sul controllo dell'uso dei pesticidi da parte del settore agricolo, legge che obbliga a cambiare pratiche produttive poco sostenibili per l'ambiente e le popolazioni rurali, ma che comunque garantivano alta efficienza economica.
Il parlamento e l'informazione pubblica - controllata da settori industriali e imprenditoriali del paese - pongono sotto controllo costante tutte le attività dei ministri di Lugo di orientamento politico di sinistra, con atteggiamenti chiaramente parziali e rendendo molto complicato il lavoro che quest'ultimi svolgono.
Il governo di Lugo ha di fronte a sé la grande sfida di superare le difficoltà che vengono poste dagli altri settori dello stato, di resistere e mantenersi saldo nelle loro linee di azione, sempre e considerato che, per compiere il suo programma almeno parzialmente, deve ricorrere a continui meccanismi di mediazione politica con il parlamento e i settori economici che controllano il paese.

Francesco Anichini, cooperante di ProgettoMondo Mlal

mercoledì 15 luglio 2009

Honduras: a rischio i finanziamenti dell'Unione Europea

La sera del 13 luglio la CNN ha trasmesso una conferenza stampa del deposto presidente Manel Zelaya, durante la quale ha dichiarato che, costi quel che costi, lui rientrerà in Honduras nelle prossime ore. Zelaya ha poi intimato al governo golpista di rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite e dell’OSA, Organizzazione degli Stati Americani, che hanno condannato il colpo di stato.
Nel frattempo in Honduras le scuole pubbliche continuano a essere chiuse e anche le principali Università hanno sospeso l’attività didattica.
A preoccupare l'opinione pubblica, oltre alla nuova promessa di Zelaya, è poi la riunione speciale annunciata dall'Unione Europea per domani 16 luglio a Bruxelles, in cui - si dice - sarà all'ordine del giorno la decisione se sospendere o meno il sostegno finanziario all’Honduras. Questo significherebbe sospendere gli interventi degli Organismi internazionali presenti nel paese, tra i quali anche ProgettoMondo Mlal con due progetti e un terzo in via di approvazione proprio all'Unione Europea.
Per quanto riguarda la nostra Ong, diventa a rischio la continuazione dell'intervento “Giovani per lo sviluppo” avviato nel 2007 nei Comuni di Nacaome e Gascoaran del Dipartimento del Valle, nel sud del Paese. (Pino de Seta, cooperante di ProgettoMondo Mlal)

lunedì 13 luglio 2009

Honduras: la comunità internazionale deve fare di più

"Sono passati 15 lunghi giorni dal quel triste 28 giugno 2009, giorno in cui Manuel Zelaya Rosales, presidente democraticamente eletto dell’Honduras, alle 5 del mattino, mentre dormiva a casa sua, è stato prelevato con la forza da militari incappucciati, messo su un aereo ed esiliato in Costa Rica. Un colpo di stato nel terzo millennio, un colpo di stato “democratico” e “costituzionale” come si sforza di dire l’attuale Presidente Robero Micheletti, fattosi eleggere dal congresso dopo l’esilio di Zelaya. Quindici giorni durante i quali l’Honduras è ritornato indietro di 30 anni. Non per niente l’attuale presidente Micheletti ha chiamato come consulente e analista politico il famigerato Billy Fernando Joya Amendola, capitano dell’esercito honduregno responsabile dell’assassinio di 6 giovani studenti e di chissà quante persone torturate o fatte sparire durante i primi anni '80 in Honduras.
È interessante ascoltare l’intervista fatta a Billy Joya da Edgardo Melgar, giornalista di una potente corporazione televisiva, Televicentro, che non ha fatto altro che sostenere a spada tratta il golpe, nonché mentire e nascondere tutto ciò che faceva scomodo all’attuale governo. Se si ha voglia di conoscere il volto attuale di questo assassino e torturatore, il quale giustifica il colpo di stato del generale Augusto Pinochet in Cile e paragona la situazione di quella nazione con l’Honduras attuale, è sufficiente entrare nel sito del nuovo governo honduregno: www.laverdadenhonduras.com. Da qui si passa al blog e, una volta dentro, si cerca l’intervista del 28 giugno a Billy Joya, una “perla” di giornalismo moderno.
Nonostante le volgarità giornalistiche e del governo di Micheletti, in questi giorni continuano le proteste e le manifestazioni a sostegno del rientro di Zelaya. Migliaia di persone si riuniscono a Tegucigalpa per dire no al colpo di stato, voluto dalla oligarchia politica-economica e militare dell’Honduras.
E mentre si manifesta pacificamente per le strade del paese, per trovare una soluzione a questa gravissima crisi istituzionale, a San José di Costa Rica si riuniscono le delegazioni dei due governi: quella che sostiene Micheletti e quella che sostiene Zelaya, con la mediazione del Presidente del Costa Rica e premio Nobel per la pace 1987 Oscar Arias.
Le posizioni di entrambe le delegazioni sono molto distanti. Micheletti è convinto che Zelaya non può e non deve rientrare in Honduras, in quanto l’attuale governo, essendo stato eletto dal congresso, è in una posizione giuridica inattaccabile.
Zelaya, invece, continua deciso nella sua battaglia per rientrare nel paese, e sostiene che bisogna ristabilire l’istituzionalità nel paese, perché ciò che hanno fatto Micheletti e i suoi seguaci, con l'aiuto dei militari, non è altro che un colpo di stato premeditato.
Lo scontro continua, mentre la comunità internazionale, in un primo momento decisa nel sostenere Zelaya, si è assopita in un torpore poco comprensibile, da cui speriamo si risvegli al più presto".

PINO DE SETA, cooperante di ProgettoMondo Mlal in Honduras

giovedì 9 luglio 2009

Dal Marocco "Il futuro sospeso", videoreportage sulla migrazione

“Chi vede il fenomeno migratorio dall’altra parte del Mediterraneo sa bene che niente ingegna l'uomo più della pretesa di un futuro. Fortezza Europa non sarà mai una reale fortezza: c'è un esercito al di là del Mediterraneo, che non potrà certo essere fermato con qualche motovedetta”. Un messaggio chiaro e inequivocabile quello che Valentino Piazza, responsabile dei Programmi di Sviluppo in Marocco per ProgettoMondo Mlal, intende lanciare in occasione della messa on line del nuovo video documentario girato a Beni Mellal dalla regista Annamaria Gallone, dal titolo “Il futuro sospeso”.
Il lavoro affronta il dibattuto e attuale tema della migrazione in profondità, per arrivare alla conclusione dichiarata nel breve spot di presentazione del video: “Il futuro non si ferma”.
È il concetto di responsabilità a porsi al centro dei programmi di cooperazione sulla migrazione di ProgettoMondo Mlal. Un concetto che prende senza dubbio le distanze dalla chiusura adottata in questo momento dall'Italia per respingere chi, con un eccesso di superficialità, viene ridotto alla sola condizione di clandestino.
Nei lavori con i giovani marocchini – avviati dal dicembre del 2005 - è emerso immediatamente come il “progetto migratorio” si formi già con l’adolescenza e nella pre-adolescenza. Nelle interviste i giovani dichiarano frasi come “prima o poi, comunque, ci riuscirò”, che lasciano intendere quanto siano determinati nelle loro scelte. Soltanto una ragazza annuncia di aver scelto di restare. Mentre tutte le sue coetanee sono pronte persino a sposare uno sconosciuto – e conoscendo bene fino in fondo tutti i rischi del cosiddetto “matrimonio bianco” - pur di continuare gli studi o provare a cambiare la propria vita.
Scioccanti poi le parole di alcuni padri che, pur piangendo i loro figli morti in mare, riescono ancora a dire che “valeva senz’altro la pena provarci”.
La stessa regista del video, Annamaria Gallone della Kenzi Productions, ha confessato che, nonostante la sua ampia conoscenza della tematica affrontata, prima di questa esperienza non avrebbe mai immaginato l'esistenza di un effettivo “destino della migrazione” che, con “rabbia, dolore e rassegnazione, pone le persone di fronte a un’assoluta mancanza di alternative”.



Se fermare il futuro non è possibile, sostenere e indirizzare le scelte, forse lo è.
ProgettoMondo Mlal e i suoi partner locali lavorano per e con questi giovani (che oggi costituiscono il 50% della popolazione del Marocco) di cui, tra l’altro, almeno un quinto con possibilità quasi nulle di trovare un occupazione nel proprio Paese.
Fermarli è difficile, ingiusto, impossibile. Il diritto di provare a cambiare il proprio destino è in tutti noi. “Il futuro deve essere alla portata di tutti. Perché – conclude Piazza - è impensabile concedere un futuro solo a un pezzo di mondo”.

lunedì 6 luglio 2009

Honduras: togliere il passaporto italiano a Micheletti?

“Un pensiero mi è venuto in questi giorni orribili, un pensiero ossessivo. Perché non togliere il passaporto italiano al Sig. Micheletti, che si è appropriato della presidenza per smania di potere personale e con il sostegno dell’oligarchia imprenditoriale e militare?” Pino De Seta, cooperante di ProgettoMondo Mlal in Honduras, non accetta quanto sta accadendo nel Paese e scrive: “Vorrei solo ricordare che Micheletti, pochi mesi fa, presentandosi alle elezioni primarie per il suo partito (Partito Liberale) era stato sonoramente sconfitto dagli altri due aspiranti candidati alla presidenza, piazzandosi al terzo posto con un misero 19%. Il popolo, la gente, che secondo lui adesso lo sostiene, non gli ha neanche riconosciuto l’autorità morale per presentarsi alle prossime elezioni”.
Domenica 5 luglio 2009 era il giorno tanto atteso per il rientro del presidente deposto Manuel Zelaya, dopo una prima ipotesi di rientrare il giovedì precedente. Continua il nostro cooperante: “Decine di migliaia di honduregni - secondo un canale televisivo erano almeno 50 mila - si sono riversate per le strade marciando verso l’aeroporto in attesa del loro presidente, sperando di potere riavere la tranquillità e la pace dopo una settimana di menzogne enunciate dal governo golpista che ha messo in atto un coprifuoco durante cui sono stati soppressi i più elementari diritti civili. Un golpe sostenuto anche dalla gerarchia della chiesa cattolica nella persona del Cardinale Oscar Andrés Rodriguez che, dopo 4 giorni di silenzio, si è distinto per uno spot a favore del nuovo governo.
Mentre le TV nazionali - a eccezione del Canale 36, TELE SUR e la CNN - rimanevano mute (per imposizione del governo, o per sostegno ad esso) dinanzi alla moltitudine di cittadini che chiedevano il rientro di Zelaya, il governo golpista ordinava il divieto di atterraggio dell’aereo del Presidente esiliato, adducendo la giustificazione che la sua presenza avrebbe scatenato scontri e guerriglie. Questo mentre nei giorni precedenti, contraddicendosi, il Presidente Micheletti nominato dal congresso, gridava ad alta voce che lo avrebbero arrestato se avesse messo piede in Honduras, in quanto accusato di diversi reati.
La marcia si stava svolgendo in maniera pacifica. La polizia ha permesso ai cittadini di avvicinarsi al recinto dell’aeroporto ma, a un certo punto, i militari da dentro l’aeroporto hanno iniziato a sparare contro i manifestanti, lasciando per terra almeno due morti e circa 20 feriti.
Il popolo del presidente ha atteso invano. L’aereo che trasportava il presidente Zelaya - accompagnato dal presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite Manuel D’Escoto - non è potuto atterrare, in quanto i militari hanno messo di traverso diversi automezzi, costringendo l’aereo a rientrare in El Salvador.
Zelaya intervistato dalla CNN mentre volava nei cieli dell’Honduras, ha dichiarato che lui rientrerà nel suo paese, sia quel che sia, per ristabilire la democrazia, la pace e far uscire l'Honduras dall’era delle caverne Honduras. Era nella quale è stata gettata dall’attuale governo del Sig.Micheletti”.

giovedì 2 luglio 2009

11 caschi bianchi cercansi per America Latina e Africa

Un anno da vivere all’estero con un impegno importante: offrire il proprio servizio civile nella solidarietà internazionale. In Nicaragua con i bambini e adolescenti della Casona, in Perù a fianco del Movimento dei Bambini lavoratori, in Bolivia nel nuovo carcere minorile di El Alto o tra i campesinos delle ande di Cochabamba, in Brasile tra le ragazze di strada, a Rio de Janeiro, o con gli studenti di Casa Melotto a Recife. E, ancora, nell’Africa maghrebina a sostegno del diritto all’istruzione dei bimbi delle comunità berbere del Marocco o nell’area subsahriana al fianco degli infermieri dei Centri di salute in Burkina Faso.
Sono in tutto 11 i posti disponibili per partire con ProgettoMondo Mlal che, come le altre associazioni di volontariato internazionale che aderiscono alla Focsiv, in questi giorni sta lanciando un appello a tutti i ragazzi e le ragazze di cittadinanza italiana, tra i 18 e i 28 anni non compiuti, che non abbiano ancora svolto il periodo di servizio civile in Italia o all’estero.
Le candidature (i cui moduli sono scaricabili direttamente da http://www.focsiv.org/informarvi/scv/candida_est.php) devono pervenire (tassativamente in originale) entro le ore 14 del 27 luglio. Non farà fede il timbro postale, né l’invio dei moduli via mail o via fax.

Maggiori informazioni sul nostro sito: www.progettomondomlal.org

mercoledì 1 luglio 2009

Honduras: la situazione sta per esplodere

La situazione in Honduras rischia di esplodere. Domani è atteso il rientro del Presidente Zelaya, destituito con un colpo di stato domenica scorsa e trasferito in Costa Rica.
Zelaya rientrerà con il Presidente d’Argentina Cristina Hernandez de Kirchner, il Presidente di Bolivia Evo Morales e il segretario dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) Miguel Insulza, che si sono offerti di accompagnarlo.
Il problema non è il rientro in se stesso, ma piuttosto che ieri un tribunale penale ha emesso l'ordine di arresto nei riguardi di Zelaya, accusandolo d’abuso d’autorità e tradimento alla patria. La gente da queste parti si chiede perché, se il presidente Zelaya è accusato di crimini così gravi, non lo abbiano arrestato prima, quando era a casa sua a Tegucigalpa. Perché è stato prelevato da militari incappucciati e trasferito in Costa Rica? Ma il fatto è che si tratta di un processo per incastrare un presidente che voleva effettuare dei cambiamenti, anche se parziali, a una società rimasta ancorata a meccanismi politici degli anni '70 e '80. Tristi anni quelli per l’Honduras.

PINO DE SETA, Cooperante ProgettoMondo Mlal in Honduras