giovedì 21 luglio 2011

Mozambico: Le aziende aprono le porte ai detenuti

A partire dallo scorso dicembre sono già 12 le aziende di Nampula che si sono rese disponibili ad accogliere detenuti in uscita dal carcere per un periodo di stage.
Un ottimo traguardo per l’area del reinserimento sociale del progetto “Vita dentro” che sta portando avanti l’accompagnamento delle persone recluse nelle carceri mozambicane, motivate a cambiare la loro vita.
Chi dimostra abilità, partecipando ai corsi di formazione professionale o alle attività proposte in congiunto con la direzione dell’istituto, viene accolto al termine della pena dagli operatori sociali del ProgettoMondo Mlal che lavorano per facilitarne il reinserimento nella società. Dopo aver effettuato alcuni colloqui, i nostri operatori vanno a conoscere la famiglia e il contesto in cui le persone vivono, e coinvolgono il responsabile del quartiere per favorire al meglio il ritorno a casa di chi esce di prigione.
Si cerca inoltre di costruire con la singola persona un percorso di reinserimento, che prevede alcune tappe, tra cui la ricerca di un lavoro.
Tra dicembre e marzo, l’assistente sociale Eustaquio di ProgettoMondo Mlal ha contattato tutte le ditte di un certo rilievo esistenti a Nampula, i maggiori centri commerciali e negozi e ha raccolto la disponibilità di ben 12 aziende ad accettare detenuti alla loro uscita dal carcere per degli stage.

Angela Magnino
capoprogetto “Vita dentro”
ProgettoMondo Mlal Mozambico

lunedì 18 luglio 2011

Guatemala: Prima pietra per la scuola nel "posto dei fiori"

E' stata posta la prima pietra della futura Scuola media di Paxorotot, una piccola comunità di Tecpan -città situata a sua volta nel distretto di Chimaltenango. “Paxorotot” in lingua Maya kaqchikel significa “posto dei fiori”.
Da Chimaltenango ci vuole circa mezz’ora per arrivarci, passando per la strada principale asfaltata, la interamericana, e attraversando una serie di stradine alquanto sterrate attorniate da campi coltivati.
Purtroppo la stagione invernale influisce su tutta la cerimonia: la notte passata ha piovuto e ora il perimetro dove sorgerà la futura scuola è tutto fangoso. Per fortuna gli organizzatori si armano di segatura per asciugare un po’ i punti di maggior passaggio. E anche nel corso della festa ci sono scrosci di pioggia alternati ad altri di tregua. Anche il freddo si fa sentire, acuito dall’umidità e dal vento. Sarà anche il “posto dei fiori” ma la differenza con Chimaltenango si fa sentire!
L’evento viene allietato da un accompagnamento musicale di un gruppo che suona musica leggera e, di tanto in tanto, quasi a scandire la scaletta dell’evento, partono i fuochi d’artificio (ovviamente non il classico spettacolo pirotecnico colorato a cui siamo abituati in Italia).
Il sindaco della comunità, nel suo discorso, ringrazia vivamente l’Italia per il supporto dato: in particolare per la Fondazione Guido Piccini e il gruppo Apasci (nostri partner nel progetto "Edad de Oro Monteceristo"), entrambi di Brescia, che per questo intervento hanno raccolto fondi di solidarietà. Grazie all’aiuto delle due organizzazioni, unito allo sforzo della comunità locale, è stato infatti acquistato il terreno su cui, entro fine anno, sorgerà la nuova scuola. Un folto gruppo di bambini solleva cartelli recanti scritte di profonda gratitudine per chi ha aiutato la comunità a costruire quest’opera, permettendo così loro di continuare gli studi. Non meno numeroso è il gruppo delle mamme giustamente felici e orgogliose.
Mario Cardenas, coordinatore del Progetto e responsabile del Centro educativo Monte Cristo, nel suo discorso ricorda l’importante ruolo della cooperativa Kato-ki. La costruzione della scuola viene infatti intesa come il culmine di questo aiuto e il compimento di una sfida intrapresa circa otto anni fa, quando si cominciò a parlare del progetto.
Micaela Zamora de Càrdenas, direttrice educativa del nostro Centro, ribadisce dal canto suo l’importanza basilare dell’educazione e invita con entusiasmo i bambini ad associarsi in futuro alla Kato-ki: c’è anche il tempo per ricordare brevemente le parole d’amore del musicista Facundo Cabral, ucciso appena quattro giorni fa in un vile agguato nella capitale guatemalteca.
Anche io, inaspettatamente divento protagonista della cerimonia. In quanto unico straniero presente alla cerimonia, vengo indicato, e di conseguenza ringraziato, come “rappresentante italiano”: in mio onore un relatore, dopo aver detto “benvenuti” in kaqchikel e spagnolo, lo pronuncia anche nella nostra lingua!! Mi sento un po’ a disagio ma non mi resta che ringraziare a mia volta commosso.
L’ufficialità dell’evento è sottolineata dal solenne ingresso delle bandiere guatemalteche e maya, e successivamente dall’inno nazionale. Arriva il momento della posa della prima pietra e Mario Cardenas, accompagnato nel gesto da altre 3 autorità, si impegna solennemente a supervisionare il corso dell’opera.
Infine, vengono invitati a parlare due contadini che, in lingua kaqchikel, esprimono i loro sentimenti di soddisfazione e gioia per quanto di buono porterà la presenza di una Scuola all’intera comunità. Per chiudere in bellezza la cerimonia viene offerto un rinfresco a tutti i presenti: una bibita e del pane dolce.
Poco prima di ripartire per Chimaltenango arriva anche il sindaco di Tecpan accompagnato da una persona che non fatico a riconoscere poiché la sua faccia si trova su molti cartelli elettorali, presenti praticamente ovunque: è il candidato deputato della zona per il Partido Patriota, il partito del discusso ex-generale Otto Pérez Molina favorito alla presidenza della repubblica.
Parlando di aspetti economici, per l’opera sono stati stanziati finora 240 mila Quetzales (circa 22 mila euro al cambio attuale) a cui, però, ne andranno aggiunti altrI per il suo completamento. Inevitabile perciò ricordare l’aneddoto che Micaela citava durante il viaggio in auto riprendendo una frase di don Renato Piccini: l’importante in questi casi è festeggiare l’ultima pietra...
La speranza come dicevo è di terminare il tutto entro dicembre, in tempo per il prossimo anno scolastico che inizierà nel gennaio 2012.

Marco Ferrero
Casco Bianco Progetto Edad de Oro
ProgettoMondo Mlal Guatemala

venerdì 15 luglio 2011

HAITI: Alle prese con l'agricoltura, i bambini si sentono grandi

I piccoli alunni delle nostre scuole si stanno dilettando con un corso, davvero innovativo rispetto alle classiche materie scolastiche, per la realizzazione e gestione degli orti scolastici. Con i prodotti forniti da questi orti si vogliono alimentare le cantines (piccole cucine) scolastiche anche se, nel frattempo i beneficiari coinvolti nelle iniziative di sicurezza alimentare (una settantina circa gli operativi sui 94 selezionati nel 2010) stanno già fornendo volontariamente una parte del loro raccolto alle cantines, in modo da migliorare da subito l’apporto nutrizionale dato ai bambini.
In una prima fase di educazione teorica, gli alunni vengono a contatto con temi quali il concetto di ecosistema, la funzione del sole, il ciclo dell’acqua, l’idea del riciclo e ri-utilizzo dei materiali, come si crea il compost necessario agli orti, ecc. Argomenti che trovano grande interesse tra i bambini che, in questo modo, sentono di avere un ruolo importante nella società, e anche una spinta nuova per combattere la povertà delle loro famiglie e del paese. In questo modo si ritrovano infatti con grande soddisfazione a fare le cose ″dei grandi″.
Le scuole saranno naturalmente dotate di materiali adeguati, per poter avviare e gestire gli orti, e i genitori verranno via via motivati a dare il loro contributo alla preparazione del terreno e del compost. Successivamente, l’équipe del Progetto "Scuole per la rinascita" seguirà personalmente alunni, insegnanti e genitori nella realizzazione degli orti.
Quasi tutte le scuole interessate dal Progetto hanno già individuato un piccolo appezzamento di terreno, all’interno della loro scuola, da dedicare a questa attività. Inoltre, per aumentare ancora la superficie coltivabile, e per trasmettere l’idea dell’importanza del riciclo, verranno anche create delle aiuole all’interno di grandi pneumatici risistemati che, riempiti di terra, fungeranno da grandi vasi.

Marco Bordignon
coordinatore Progetto Scuole per la Rinascita di Haiti

martedì 12 luglio 2011

Guatemala senza leader, elezioni nel caos. La Costituzione non prevede nessuno dei candidati in lizza

Ultime ore di attesa in Guatemala, in un clima di violenza, accuse reciproche e demagogia. Si attende la lista ufficiale dei candidati alla Presidenza della Repubblica che si disputeranno il vertice dello Stato il prossimo 11 settembre.
Scade infatti oggi (12 luglio) il termine di iscrizione per i candidati, e sempre più si attende di sapere come potrà delinearsi l’emiciclo politico del Paese. Eppure, nonostante ci fosse il divieto di iniziare prima della metà di maggio, è da mesi che si fa campagna elettorale.
I nomi sono sentiti e risentiti nel Paese
, le strade a molteplici corsie di smog sono tappezzate di manifesti: ogni palo della luce è talmente democratico da regalare un po’ di sé a tutti i partiti. Le macchine sventolano bandiere, le apette-taxi si vendono anche lo spazio parabrezza pur di tirare su due spiccioli – e due promesse –, mentre cominciano già i sondaggi sul primo turno.
Ma c’è qualcosa che non va in questa apparente linearità che ci avrebbe portato facilmente a settembre. Il punto di rottura si chiama Costituzione. E la Costituzione ha fatto sì che alcune iscrizioni finora presentate sono state rigettate in toto. A ben vedere quasi tutte; ma facciamo un piccolo giro parlamentare per capire meglio chi, paradossalmente, rimane intatto dalla Costituzione.
Partiamo dal più bello e dal più chiacchierato, per poco tempo anche in Italia. Sandra Torres de Colom, moglie – anzi, ex – dell’attuale Presidente della Repubblica.
La Costituzione del Guatemala all’art. 186 elenca i motivi di impedimento alla carica di Presidente e più specificatamente al comma C prevede l’impedimento per i familiari dell’attuale Presidente fino al quarto grado di consanguineità, e secondo di affinità. Le ragioni di tale misura, si capisce, sono di ordine storico. La possibilità per la signora Sandra sarebbe stata di appellarsi alla Corte Costituzionale e vedere che interpretazione della legge ne sarebbe venuta fuori, anche se ufficialmente è prima in linea di affinità. I tempi si sarebbero allungati, settembre arriva rapido e una lettura contraria le avrebbe impedito la candidatura. Meglio allora inventarsi un bel divorzio, uscire dalle parentele-affinità del presidente e il gioco è fatto.
Il Tribunale Supremo, in una conferenza stampa alla presenza dell’Ambasciatore USA a Guatemala e da organi dell’Unione Europea, ha rigettato la candidatura per “burla alla Costituzione”. Nel diritto sappiamo che agire anche legalmente, ma con finalità illecite, rende l’atto illegale. Comunque non convince la signora Sandra: durante la presidenza del marito si è messa in prima fila in tutte le politiche sociali pur di cavalcarne l’onda durante la sua campagna, ma questo la gente guatemalteca, seppure mediamente malinformata, l’ha capito.
Dal partito della signora Sandra, la UNE, si è poi staccato un certo signor tracagnotto, Baldizon, con il suo movimento Lìder. Di certo non arriverà ad altissime percentuali, anche se lo slogan per cui “solo la famiglia unita salva il Guatemala” qualche appiglio ce l’ha. Ma il Parlamento, per voce di tutti i rappresentanti dei partiti presenti, ha chiesto il suo ritiro da candidato presidente a seguito dei fatti di cronaca: un suo candidato sindaco nella città di San José Pinula, il Signor Luis Fernando Marroquin, ha pensato bene di avvantaggiarsi nelle elezioni facendo fisicamente fuori due dei suoi avversari. Una buona cultura politica, nulla da eccepire.
Altri due casi invece riprendono la fattispecie della signora Torres. La candidatura di Harold Caballeros, candidato per VIVA –Vision con Valores, è stata rigettata perché precedentemente era pastore di una chiesa evangelica e, per Costituzione, sempre all’articolo 186 comma F, non possono concorrere alla carica “i ministri di qualsiasi religione o culto”. Rigettato.
Il candidato poi di Creo, partito di estrema destra che convince in molti per le capacità dialettica del suo candidato, Eduardo Suger, è ancora fonte di discussione per esser nato in Svizzera mentre per candidarsi si richiede essere guatemalteco d’origine. Ma l’origine sarebbe data anche dalla sola cittadinanza di uno dei due genitori. Suger poi è alla sua terza elezione: domandare ora sulla sua legittimità ha qualcosa di imbarazzante.
Prima di andare oltre, la domanda è: ma un partito democratico che conosce le “regole di ingaggio” del gioco politico e che, presentandosi alle elezioni, legittima in qualche maniera quello stesso sistema, come può pensare di evadere i dettami costituzionali? O ancora, come può non controllare la propria rete sul territorio espellendo quelle forme di opportunismo o di clientelismo o, come nel caso di Lider, di pazzia?
E qui forse è il più grande paradosso del contesto politico del Guatemala. Candidato di destra, del partito patriota, del partito che contro la violenza risponde con la violenza, con la “mano dura”, come enfatizzano il suo slogan e il suo logotipo. Il Generale Otto Pérez Molina, il cosiddetto “generale della pace” in quanto firmatario degli Accordi di Pace del 1996, ma ricordato e conosciuto come comandante di diverse stragi nella provincia del Quiché, denunciate dal libro accusa “Guatemala nunca màs” curato da Monsignor Gerardi. Colui che dice di non esser mai stato a contatto con il campo di battaglia, ma appare in alcuni video dell’epoca – e su youtube – al lato di cadaveri.
Viene allora da rimettere in discussione la democrazia in quanto tale, perché l’unico rimasto in corsa, almeno fino a questa notte, è il responsabile di diversi crimini di guerra. Perché i militari di allora sono diventati le guardie private di oggi e la popolazione, invece di capire e ricordare, quasi si sta dimenticando. Segno di questo oblio, la previsione che da Pérez Molina al 42% circa di preferenze al primo turno, con picchi di gradimento tra i giovani, seguito da lontano dalla signora Torres al 16% circa.
La società internazionale dovrebbe preoccuparsi. In un Paese che miete in media 18 morti al giorno, in un contesto di violenza inaudito, tra estorsioni, narco-traffico, sequestri e violenze, la risposta che si propone è una violenza più forte. O, in alternativa, bypassare la Costituzione. In queste ore, varie sono le manifestazioni per permettere comunque alla Signora Sandra di candidarsi.
La mancanza del principio di legalità in seno agli stessi partiti è una bomba a orologeria in un sistema sociale e politico ancora indietro su molti fronti: dall’educazione, alla salute, dalle libertà personali ai diritti umani.
Un involontario appello internazionale c’è stato: nella capitale all’alba dello scorso sabato due auto ne hanno affiancata un’altra e l’hanno trivellata di colpi. Morto sul colpo il cantante argentino Facundo Cabral, 74 anni, famosissimo in tutta l’America Latina.
Il fatto potrà tristemente servire all’interno del Paese ai fautori di una sicurezza pubblica imposta con la forza. Ma dovrebbe servire in primis agli osservatori internazionali per preoccuparsi nuovamente della situazione interna al Paese. Sostenendo le Istituzioni nazionali nel prendere le decisioni adeguate per il bene della società guatemalteca.
Domani si avranno nuove notizie: o tutti respinti o si spera che tutti i partiti abbiano il loro piano B presentando un altro candidato “costituzionabile”. Buttando via tutti i soldi delle campagne finora portate avanti. Sempre e comunque meglio che lasciare da subito le chiavi del Paese in mano ai nuovi fautori della violenza legalizzata.

Edoardo Buonerba
Casco Bianco
ProgettoMondo Mlal Guatemala

giovedì 7 luglio 2011

Mai più violenza sulle donne: una sfida per il Burkina e per noi

La violenza sulle donne è un fenomeno in ascesa in Burkina Faso. Le regioni in cui la percentuale è più elevata sono il Nord, il Plateau centrale, il Sahel e les Hauts Bassins (regione quest'ultima nella quale ProgettoMondo Mlal lavora dal 2003).
Nonostante non manchi una legislazione sulla problematica, le disposizioni restano spesso inapplicate: la violenza sulle donne è rimasta per lungo tempo un tabù in Burkina Faso, in quanto considerata dimensione “privata”, e dunque da trattare a casa propria.
In questi ultimi anni sono stati fatti degli sforzi per informare le popolazioni sui diritti e doveri, anche grazie alla traduzione e diffusione dei testi giuridici e attraverso campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.
Se a livello internazionale la percentuale di donne vittime di violenza fisica durante la gravidanza è del 25%, sul piano nazionale la situazione è di gran lunga più grave: il 99% delle donne ha subito almeno una volta un episodio di violenza!
Alle numerose discriminazioni, le violenze sulle donne del Burkina Faso costituiscono un problema dalle mille sfaccettature. Seppure il Paese sia sulla strada della democratizzazione, la maggior parte della sua popolazione vive in situazione di povertà e di povertà estrema, in particolare le donne nonostante la loro partecipazione alla produzione della ricchezza del Paese.
E nonostante l'adozione di un codice della persona e della famiglia, e una politica di genere che promuove l'uguaglianza tra i sessi, il contesto socio-culturale burkinabè resta marcato da regole legate al costume e alle religioni, con un’incidenza spesso negativa sulle donne. Le violenze creano anche gravi conseguenze sul piano umano e sociale: matrimoni precoci e/o forzati, gravidanze nel periodo adolescenziale, contaminazioni volontarie di HIV/AIDS, ripudio ed esclusione dalla vita familiare e sociale, violenze domestiche fisiche e psicologiche, mutilazioni dei genitali (il paese conta ancora un 46% di donne vittime dell'escissione), accuse di “stregoneria”, schiavitù, traffico di bambine.
Lo sforzo per sradicare queste violenze è enorme, e per quanto possibile ProgettoMondo Mlal è chiamato a dare il suo contributo per combatterle in tutte le sue forme. Uno degli interventi che ci caratterizza è, ad esempio, la prevenzione della morbi-mortalità materna e infantile.
In queste società, madre e bambino, devono sottoporsi a un periodo di emarginazione, ad esempio nella capanna del parto o nella casa di famiglia. Durante questo periodo la mamma è considerata impura e il bambino come un’entità molto vulnerabile: è necessario che il corpo del bambino si irrobustisca, perché la sua anima e il suo spirito si uniscano a lui più strettamente; i rituali di integrazione pongono fine a questo difficile periodo. Tali comportamenti sono molto forti soprattutto nelle zone rurali, e infatti la mortalità materna e la denutrizione dei bambini sono ancora molti diffusi.
Le attività di alfabetizzazione, svolte nell'ambito dei nostri progetti, si inseriscono appunto come possibilità di ouverture d’esprit per i beneficiari. L’alfabetizzazione diventa allora un percorso che può rendere più consapevoli le popolazioni, uno strumento per comprendere gli avvenimenti e la realtà, indispensabile anche per una corretta ed efficiente gestione delle attività generatrici di reddito.

Edwige Sanou e
Marina Palombaro
ProgettoMondo Mlal Burkina Faso

martedì 5 luglio 2011

Evo Morales dottore honoris causa per la difesa dei diritti umani

Il presidente della Bolivia, Evo Morales, è stato nominato “dottore honoris causa” dell'Università Nazionale di Cordoba, in nome della sua lotta per il recupero della sovranità del popolo boliviano e dei diritti umani dei popoli indigeni.
Un riconoscimento, attribuitogli il 30 giugno nella città argentina, di una fortissima valenza simbolica e politica per tutti i paesi dell'America Latina. Come affermato da una dirigente sociale in un'intervista, “l'università, con questo gesto, ha riflettuto sui processi dei movimenti sociali in America Latina e sulla loro importanza storica, riconoscendo la pluriculturalità”.
Dopo un primo incontro a porte chiuse nella sala dell'Università, su espressa richiesta del "neo dottore”, si è svolto un incontro con le organizzazioni sociali, boliviane e argentine, nella mensa universitaria, là dove, per lo stesso Morales, sono nate forze rivoluzionarie e di fermento politico.
Il presidente boliviano è un simbolo per tutte le rivendicazioni latino-americane, uno “specchio al quale tutti dobbiamo guardare”, a detta del rettore dell'Università. Attraverso una politica di riconoscimento delle differenze culturali, di difesa dei diritti umani e dei popoli indigeni, di rispetto e valorizzazione delle risorse naturali (tra cui l'acqua che era stata privatizzata nel paese), e di nazionalizzazione per alcuni servizi basici, il presidente ha intrapreso un cammino simile ad altri presidenti latino-americani. Lui stesso nel suo discorso ha nominato Hugo Chavez, Fidel Castro, Ignacio Lula da Silva e l'argentino Nestor Kirchner, persone da cui sostiene di avere imparato molto.
Per le particolarità della nazione boliviana, che forse più di altre ha subito gli effetti del colonialismo (e del neo-colonialismo), e che presenta al suo interno un numero molto alto di discendenti indigeni (il 62% secondo la Banca Mondiale), il processo che si sta sviluppando, dopo l'ascesa di Morales di 5 anni fa, risveglia un particolare interesse per tutte le nazioni latino-americane. Tra cui l'Argentina, uno dei paesi latino-americani più europei, ma che al suo interno presenta ancora molti popoli che reclamano ricoscimento e diritti. Molte di queste popolazioni indigene erano presenti all’incontro: dai mapuche della patagonia, ai comechingomes di Cordoba, agli aymara di Jujuy, hanno tutti manifestato il proprio sostegno al presidente boliviano, al suo progetto politico e alle sue rivendicazioni, tra le quali la depenalizzazione della masticazione della “sacra” foglia di coca (utilizzata dai popoli boliviani e del nord dell’Argentina per resistere agli effetti dell'altitudine), messa in atto dalle Nazioni Unite. Alcune organizzazioni sociali hanno quindi fatto omaggio a Morales di una ghirlanda di foglie di coca.
Per insignire Evo Morales della presidenza onoraria del Movimento Studentesco, è salito sul palco della mensa universitaria anche Santiago Pampillón che ne è il presidente. “Morales è un esempio della lotta che si sta portando avanti nei nostri paesi per la costruzione di un progetto popolare e di ridistribuzione della ricchezza”, ha detto.
Il presidente boliviano ha dedicato la sua Laurea Honoris Causa a tutti i popoli dell'America Latina, invitando gli studenti a lavorare per aiutare il processo di organizzazione e unità dei popoli del continente. Parlando di se stesso e del processo che si è sviluppato da 5 anni in Bolivia, ha ribadito la sua idea di convertire la scienza politica in una grande scienza al servizio del popolo e non uno strumento di dominazione o per il beneficio personale.
Ha definito la sua politica anticolonialista, come quella di molti altri paesi latino-americani, che oggi rappresentano una speranza non solo per le proprie popolazioni, ma per il mondo intero, interessato da una forte crisi capitalista.
E dopo i discorsi, accompagnati da cori euforici e festosi, si é dato spazio alla musica folcoristica boliviana e argentina, con balli e canti in costumi tipici in un’esplosione di colori.
Nel mezzo del tripudio di bandiere e musica, il presidente ha voluto salutare i presenti con un invito, quasi una raccomandazione “ama sua, ama llulla, ama quella”, che nella tradizione incaica significa “non rubare, non mentire, non essere pigro”.

Francesco Venturin
casco bianco ProgettoMondo Mlal Argentina

lunedì 4 luglio 2011

Per la riduzione del 30% dei gas serra

Le crisi alimentari del 2007-2008 hanno segnato profondamente la lotta alla fame e alla povertà mettendo a rischio i limitati progressi raggiunti nell'ultima decade. Il Segretario Generale della FOCSIV, Sergio Marelli, ha inviato una lettera agli europarlamentari italiani per ricordare che l’Unione Europea “deve assumere la leadership della comunità internazionale in tema di lotta ai cambiamenti climatici aumentando gli impegni degli Stati membri per la riduzione delle emissioni inquinanti” cominciando a votare, senza esitazione, il taglio del 30% dei gas serra rispetto ai livelli del 1990.
Di seguito la lettera completa:

Roma 4 luglio 2011
Ai Sigg. Europarlamentari italiani
OGGETTO: votazione per la riduzione del 30% dei gas serra – Strasburgo 5 luglio 2011

Egregio/Gentili Onorevole,

Le crisi alimentari del 2007-2008 hanno segnato profondamente la lotta alla fame ed alla povertà mettendo a rischio i limitati progressi raggiunti nell'ultima decade. Allo stesso tempo hanno mostrato come il problema della volatilità dei prezzi delle commodities agricole è paradigmatica dei problemi strutturali dei loro mercati. Contemporaneamente sempre più Paesi in Via di Sviluppo si trovano a dover fronteggiare modelli estremi di clima e a dover competere per l’uso della terra, mettendo ulteriormente a rischio di povertà molte persone e indebolendo il lavoro di sviluppo fatto dalle passate generazioni.
L’Unione Europea, nell’insieme, non solo detiene il potere politico per sviluppare azioni concrete per contrastare il cambiamento climatico, ma deve riconoscere il vincolo morale di muoversi in tale direzione.
CISDE, la rete di Organizzazioni di Sviluppo della Chiesa di Europa e Nord America che raggruppa 14 membri europei tra cui la FOCSIV, ha potuto costatare direttamente gli effetti immediati dei cambiamenti climatici sulle comunità più povere in termini di danni ambientali e umani, nonché l’aumento di costi economici provocati da tali stravolgimenti.
L’Unione Europea deve assumere la leadership della comunità internazionale in tema di lotta ai cambiamenti climatici aumentando gli impegni degli Stati membri per la riduzione delle emissioni inquinanti. Secondo gli esperti in materia, nessuna riduzione inferiore al 40% potrà facilitare la prevenzione di un catastrofico cambiamento del nostro clima.
Questa settimana, siete chiamati a votare il taglio del 30% dei gas serra rispetto ai livelli del 1990. Vi chiediamo di farlo senza esitazione contrastando lo scetticismo regnante riguardo la reale possibilità di contrastare i cambiamenti climatici.
Una riduzione del 30% costituisce un grande passo avanti e l’avvio di una transizione europea verso un’ economia a basso impatto ambientale, che favorisce l’occupazione nelle energie rinnovabili, meno dipendente dalle importazioni di combustibili fossili e che tutela la salute dei cittadini della UE e del mondo.
Il successo della lotta ai cambiamenti climatici dipende da un’azione concertata a livello internazionale nella quale la UE può e deve giocare un ruolo di primo piano.


Il Segretario Generale
Sergio Marelli