lunedì 27 febbraio 2012

Chievo-Perù. Primo torneo nella periferia di Lima

In Perù ora è la migliore stagione dell’anno: estate! Dunque, in un bellissimo pomeriggio di sabato 25 febbraio, tra le sabbiose colline di Amauta, estrema periferia di Lima, si è disputato un piccolo campionato di calcio “Relámpago de Fulbito de los Niños y Adolescentes”. La posta in gioco non era poca cosa: t-shirt e altro materiale griffato del ChievoVerona, arrivato direttamente da Verona in Perù per siglare il nuovo patto di solidarietà che legherà la società sportiva italiana alla crescita sportiva e personale di centinaia di bambini e adolescenti che vivono in uno dei quartieri più disastrati e poveri della capitale peruviana.
Dunque, nell’ambito del Progetto di cooperazione “Il Mestiere di crescere”, promosso dall’ong veneta ProgettoMondo Mlal con un finanziamento dell’Unione europea e, ora anche più forte con il sostegno del ChievoVerona, era stato organizzato un apposito torneo di calcio così da valorizzare al massimo il prezioso dono arrivato dall’Italia.
A fare gli onori di casa, i giovanissimi rappresentanti dell’associazione Manthoc (Movimento dei bambini e adolescenti lavoratori di ispirazione cristiana) e altri rappresentanti della comunità di Amauta, oltre agli operatori dell’Ong italiana ProgettoMondo Mlal.
Sul campetto, ricavato ai piedi di una delle tante colline che circondano la zona, si sono sfidate 6 squadre, tutte formate da ragazzi della zona: in palio, oltre la gloria, vi erano t-shirts e magliette ufficiali da gioco del ChievoVerona…una premio davvero ambito, da esibire ad amici e conoscenti in caso di vittoria.

Le 6 squadre partecipanti erano:

1) NUFAP del distretto El Señore de la Justicia
2) MANTHOC del distretto Amauta A
3) MANTHOC del distretto San Luis
4) JANS del distretto Inmaculada Concepción
5) Squadra del distretto Lomas de Amauta
6) Squadra del distretto Amauta A

Il torneo era a eliminazione diretta, con partite da 2 tempi di 25 minuti ciascuno.
Fin dall’inizio c’e stata grande applicazione tra i ragazzi, con un gioco a tratti ruvido nonostante la giovane età.
Poi, ad aggiudicarsi la vittoria finale è stata la squadra del distretto Amauta A, premiata con le divise del ChievoVerona, tra cui quelle del bomber Sergio Pellissier e del peruviano Cruzado, l’idolo di casa!
Il secondo e terzo posto sono andati, rispettivamente, ai ragazzi del Jans e del Manthoc-Amauta A, premiati a loro volta con t-shirt da allenamento del ChievoVerona e medaglie commemorative.
Alla fine della manifestazione, sorrisi e abbracci per tutti i 70 partecipanti alla competizione, con foto di gruppo sui gradoni di pietra del campo di calcio.
Parallelamente al torneo di calcio, l’associazione Manthoc ha realizzato una tombola nell’ambito della strategia di autofinanziamento dell’associazione.
Una giornata all’insegna dello sport e della solidarietà italiani!!!

da Lima: Mario Magarò

Catturato l'ultimo capo di Sendero. Un colpo al terrorismo o al narcotraffico?

A 12 anni dalla fine “ufficiale” del conflitto, la cattura dell’ultimo (?) capo militare del movimento terrorista Sendero Luminoso, sembra la sceneggiatura di un film.
Mesi fa, era arrivato l’ordine di procedere con la cattura direttamente dal Presidente Humala.
E il 12 febbraio scorso, Florindo Flores Hala, “Artemio”, viene infatti bloccato da una pattuglia militare. Si sa che, in termini operativi, il piano di cattura ha previsto la messa in capo di intelligence con personale dell’esercito infiltrato per scoprire il nascondiglio, e di squadre miste, esercito e polizia, specializzate, per la cattura. Il 9 febbraio era stata identificata la pattuglia e, in circostanze ancora da chiarire, Artemio era stato ferito – si dice appunto da uno degli infiltrati dell’esercito –, e ormai braccato viene subito fermato e portato a Lima. Operazione conclusa.
Nel rendere pubblica la notizia, il Presidente Humala ha voluto metter innanzitutto in evidenza la “forza della democrazia” che “fa valere la legge nel rispetto dei diritti umani, anche quando si tratta di un personaggio come Artemio” che, dopo 12 anni, proseguiva ancora in un’assurda e sanguinosa guerra.
Detto questo, dal 2000 a oggi, il carattere di Sendero Luminoso è completamente cambiato. Dalla Guerra Popolare di Abimael Guzman (catturato nel 1992), che scatenò una violenza smisurata con quasi 70mila morti prevalentemente indigeni di lingua quechua, e una catena incommensurabile e terribile di conseguenze sociali, economiche, psicologiche, si assiste oggi a un fenomeno diverso, già ribattezzato “narcoterrorismo”.
Non a caso, negli ultimi dieci anni, il Perú è diventato, dopo la Colombia, il secondo produttore di foglia di coca e di pasta di cocaina nelle zone di foresta dove si annidavano, e si annidano, gli ultimi “remanentes” di Sendero Luminoso, compresi i bambini soldato e le schiave sessuali.
Delle piccole pattuglie armate, dunque, di un massimo 50 persone pronte a tutto, che si sostentano facendo da protettori e sicari dei narcotrafficanti, in una commistione che ha poco di motivazione ideologica ma con identici risultati in termini di morte, terrore, sottosviluppo.
Aree come l’Alto Huallaga, dove appunto è stato catturato Artemio, e la Valle del Rio Apurimac y Ene (il VRAE), rappresentano le zone dove sono maggiormente presenti questi squadroni di sicari, pagati dai “carteles” di peruviani o messicani, che attaccano le forze dell’ordine che “invadono” o costituiscono una minaccia ai loro affari.
Eppure, proprio con la presidenza di Humala, si era accesa dunque la speranza che la politica antidroga potesse prendere una strada diversa, e la nomina di Ricardo Soberon a capo dell’agenzia DEVIDA, pareva un segnale in tal senso. Slogan come “Riduzione di coltivazione di coca” invece che “sradicamento” (cioé riduzione delle aree di coltivazione e non quantificazione delle aree “strappate”), “Sviluppo economico e sociale” invece che “sviluppo alternativo nelle zone di produzione” e, infine, “negoziazione e accordi” con i cocaleros invece che “scontro frontale”.
Detto segnale di cambiamento ha però incontrato diversi ostacoli, prima di tutto nell’Ambasciata USA e poi nei mass media allineati su posizioni esclusivamente repressive, e ha poi portato le dimissioni di Soberon.
Dunque, Humala, dopo un progressivo e lento spostamento da posizioni pro-chavez (campagna elettorale del 2006, prima attenuata nel primo turno delle elezioni del 2011) verso il centro politico con il cambiamento del primo ministro e metà dei ministri del primo governo nominato a luglio del 2011, aveva evidentemente bisogno di dare un segnale forte all’opinione pubblica nazionale e internazionale. Anche perché proprio negli ultimi mesi, Humala ha consumato una rottura “politica” con gli alleati di sinistra, giustificata e sostenuta dalla necessità di raccogliere una maggiore coesione di governo, soprattutto nella gestione dei conflitti che colpiscono l’immagine di un Paese stabile.
Ecco perciò la necessità di un segnale forte, da dare a tutti i settori della società, che dimostrasse la propria efficacia ma anche la fedeltà ai principi democratici.
Cosa significhi la cattura di Artemio, rispetto alle sorti di Sendero Luminoso e del narcotraffico, è invece più difficile a dirsi. Se Sendero Luminoso fosse ormai diventata, come un po’ tutti sostengono, una banda di sicari al soldo del narcotraffico, la fine della violenza in aree di produzione di coca e cocaina, sarebbe ancora lontana dall’essere sconfitta. Anche perché l’economia del narcotraffico, e quindi l’intera sua filiera, alimentandosi nell’emarginazione e nella povertà, può vantare una capacità di riprodursi, muoversi e spostarsi, molto piú rapida della lenta macchina repressiva e anche del pachidermico apparato statale chiamato a portare sviluppo laddove esiste solo emarginazione ed abbandono.
La cattura di Artemio rimane in definitiva un segnale di una contraddizione di fondo: la crescita economica come unica misura dello sviluppo di società caratterizzate da profonde disuguaglianze sociali. La scorsa settimana, Bill Gates a Madrid aveva dichiarato che la cooperazione internazionale (nel caso specifico si riferiva a quella della Spagna) deve indirizzarsi esclusivamente ai Paesi di basso reddito, mentre Paesi di reddito medio, e ha citato esplicitamente il Perú, avrebbero le risorse sufficienti per risolvere da soli il problema della povertà.
Un ragionamento che ha in sé implicito un concetto anche pericoloso dal momento che potrebbero trarsi conclusioni superficiali e affrettate, attorno a un tema, quale è quello dello sviluppo umano, che non riguarda solo calcoli di PIL.

Mario Mancini
ProgettoMondo Mlal Perù

martedì 21 febbraio 2012

Chievo- Perù: Un progetto di crescita nella periferia di Lima

Solidarietà, giustizia, diritti umani e sviluppo. Non sono più temi esclusivi degli addetti del settore. Partnership come questa, tra un’Organizzazione di cooperazione internazionale come ProgettoMondo Mlal, da 45 anni impegnata in programmi di sviluppo in America Latina e Africa, e una società sportiva come il ChievoVerona Calcio, dimostrano anzi che la sfida riguarda ormai davvero tutti: operatori economici, educatori, sportivi, cittadini…”.
E’ così che il presidente dell’Ong ProgettoMondo Mlal, Mario Lonardi, ha voluto presentare, nella conferenza stampa organizzata all’Hotel Leopardi di Verona, il nuovo impegno triennale che vedrà per tre anni schierate insieme le due realtà, fianco a fianco delle organizzazioni di bambini e adolescenti lavoratori che operano nell’estrema periferia di Lima.
Non a caso lo slogan scelto dal ChievoVerona per questa campagna è: il Chievo nel mondo, il mondo nel Chievo”, proprio a sottolineare quanto l’incrocio, tra territori e realtà tanto diverse, sia oggi un fatto naturale.
Con il coinvolgimento della prima squadra, le giovanili e la CuoreChievo, grazie anche a un logo offerto da un noto marchio giovanile peruviano, verrà promossa, come ha illustrato nel dettaglio la dirigenza del ChievoVerona attraverso la propria portavoce Monica Foti, una raccolta fondi sull’intero territorio nazionale che contribuirà a ristrutturare e ampliare nuovi spazi di aggregazione, formazione e istruzione per gli adolescenti di uno dei quartieri più disagiati della capitale peruviana, Amauta. Uno dei tanti nuovi agglomerati, senza servizi né spazi per i giovani, sorti negli ultimi vent’anni nella zona desertica che circonda Lima.
Padrino e testimonial naturale della campagna Chievo-Perù, il giocatore Rinaldo Cruzado, originario proprio di Lima: “E’ per me un onore – ha detto oggi - partecipare a un’iniziativa che riguarda direttamente il mio Paese, ma soprattutto sono orgoglioso di potere sostenere con il mio impegno di uomo e di sportivo un progetto che si rivolge ai bambini che, in Perù, come in molti altri Paesi del mondo, soffrono per un diritto negato”. “Personalmente – ha concluso Cruzado- mi sento coinvolto su più livelli. Non ultimo quello del mio essere anche genitore. Ci tengo infatti che i miei figli imparino a conoscere e a capire anche condizioni e contesti diversi da quelli che hanno la fortuna di vivere loro”.
“Iniziative come quella del Chievo-Perù – ha riassunto sempre il presidente dell’Ong veneta ProgettoMondo Mlal, Lonardi- sono in definitiva la dimostrazione plastica di un mondo che cambia, che supera i confini comunali e nazionali per diventare quell’occasione concreta che ci colloca, da protagonisti, dritti al centro del mondo!”.
Chiara Bebber, responsabile per ProgettoMondo Mlal di questa iniziativa di solidarietà, illustrando nel dettaglio le attività che, grazie anche a un cofinanziamento dell’Unione europea si stanno promuovendo nell’ambito dell’intero progetto, ha ribadito quanto sia strategico per la sua Organizzazione lavorare al fianco di ragazzi, con il coinvolgimento di un mondo giovane come è quello del calcio, per una crescita completa degli adolescenti del Sud del Mondo. Perché – ha detto- “Lo sport non è solo gioco e simbolo di successo: per milioni di bambini è soprattutto un’opportunità di guadagnare in autostima, condividere il quotidiano con altri coetanei, sperimentarsi e provarsi in un gruppo e difendersi dai richiami della strada e della violenza. In questi casi il calcio diventa una reale possibilità di crescita”.

Chievo Perù. Il mestiere di crescere nel Sud del mondo

Il progetto Chievo-Perù investe, ancora una volta, sul gioco nel suo valore più alto: quello della partecipazione e del riscatto, dello sviluppo psico-fisico e dello scambio, del protagonismo dei ragazzi e quale occasione di affermazione personale.
E infine, anche per un obiettivo più immediato: contribuire a dare lì dove manca.
Con l’iniziativa Chievo-Perù creeremo ad Amauta, nella periferia di Lima, uno campo sportivo multidisciplinare che diventi spazio di incontro e di riparo, luogo ricreativo e opportunità di crescita. Una piastra polifunzionale in cui organizzare partite di calcio per i ragazzi e volley per le ragazze, con spogliatori e servizi igienici; più completeremo alcuni locali di ritrovo per adolescenti e per l’intera comunità in cui garantire iniziative di sostegno allo studio e di formazione.
Crescere è faticoso. Su questo concordano gli educatori di ogni latitudine.
Va da sé che, per ogni bambino, trovarsi a crescere in contesti di privazione, violenza o alto rischio ambientale, è molto più difficile e faticoso.
In Perù il 38% della popolazione ha meno di 18 anni, e di questi 6,5 milioni vive in povertà tanto che, il 33% dei bambini non ha ancora accesso alla scuola primaria. In compenso, nella stessa fascia di età, si stimano quasi 2 milioni i bambini e adolescenti che prestano un’attività lavorativa. Ne consegue che la maggioranza vive la logica della strada. Per carenza di strutture e servizi di base, per le condizioni di povertà della famiglia di origine, per l’assenza di 1 o di entrambi i genitori.
In questi contesti la scuola non è un diritto acquisito e i costi della frequenza rendono l’accesso un lusso. Dunque il quotidiano è scandito dall’opportunità o meno di svolgere un’occupazione di tipo economico con cui contribuire al già magro bilancio famigliare.
Spesso i ragazzi, se coinvolti dignitosamente nel mondo del lavoro, si dimostrano più consapevoli delle proprie condizioni, delle carenze che condizionano la loro crescita, del ruolo che occupano nella società e di quali diritti andrebbero tutelati e salvaguardati a loro nome.
In questo senso, il Sud del mondo, si gioca l’opportunità concreta (che nasce dalla necessità) di potere capovolgere un handicap di partenza trasformandolo in energia positiva, in un protagonismo diretto degli stessi bambini e adolescenti che si uniscono in associazioni fatte da loro stessi e con a cuore i loro stessi interessi.
Ed è appunto sull’impegno e l’esperienza di queste realtà che ProgettoMondo Mlal investe da anni nei propri progetti dedicati all’infanzia della regione andina.
Il programma Il Mestiere di Crescere ha per esempio come partner in Perù, Bolivia e Colombia, le principali associazioni di bambini e adolescenti (Manthoc - Movimiento de adolescentes y niños trabajadores hijos de obreros cristianos (Perù), Fundacion del Pequeno Trabajador y Fundacion Creciendos Unidos (Colombia), ong Cuna che in Bolivia appoggia MODENATs e LIONATs, movimenti di bambini lavoratori a La Paz e Oruro) che sostengono anche i diritti delle organizzazioni dei bambini lavoratori proprio perché a vario titolo impegnate da tempo nel miglioramento della propria esistenza e nella costruzione di un futuro più dignitoso.
Il contesto ambientale dove si lavora è quello della periferia più estrema o delle aree rurali più svantaggiate. Così, con il ChievoVerona siamo ad Amauta, periferia sorta nel deserto che assedia la metropoli di Lima, cresciuta in 20 anni casupola in legno su casupola, dai diversi colori a seconda del rione, e affastellate tra loro direttamente sulla sabbia. Una periferia priva completamente di acqua, nella maggioranza dei casi di energia elettrica, con accessi che rimangono sentieri scoscesi d’estate e fango vivo d’inverno.
Ad Amauta non ci sono scuole per tutti, non ci sono spazi di accoglienza, né ritrovo, che leghino insieme, per età o per sogni, i ragazzi. Ad Amauta non c’è nemmeno lo spunto per immaginare un cambiamento.

Ecco perché con l’iniziativa Chievo-Perù creeremo ad Amauta uno campo sportivo multidisciplinare che diventi spazio di incontro e di riparo, luogo ricreativo e opportunità di crescita. Una piastra polifunzionale in cui organizzare partite di calcio per i ragazzi e volley per le ragazze, con spogliatori e servizi igienici, più completeremo alcuni locali di ritrovo per adolescenti e per l’intera comunità, in cui garantire iniziative di sostegno allo studio e di formazione.

Un esempio banale di come a certe latitudini un piccolo gesto possa essere assunto come grande. Due settimane fa sono arrivate a Lima una ventina di tshirt da calcio che la squadra veronese manda ai ragazzi coinvolti nel progetto. A differenza di quanto avrebbero fatto da noi… i giovani di Amauta non se le sono subito spartite tra i presenti. Questi ragazzi hanno organizzato un combattuto torneo sportivo, con finalissima in programma per il 25 febbraio sul campo “centrale”, la strada di Amauta.
Solo i vincitori avranno la tshirt del Chievo Verona. Perché, diventare grandi in Perù, è ancora un mestiere in cui vale la pena investire fatica!
La nostra volontà è quella di aiutare, educare e far divertire i ragazzi, in piena coerenza con i valori sportivi e morali cui ci ispiriamo.
“L’impegno del Chievo – conferma il Presidente Luca Campedelli – è quello di sostenere progetti concreti destinati a bambini e adolescenti. La nostra volontà è quella di aiutare, educare e far divertire i ragazzi, in piena coerenza con i valori sportivi e morali cui ci ispiriamo.
Chievo – Perù sarà un progetto che la società sosterrà per i prossimi tre anni e sarà parte integrante di tutte le nostre attività, dal settore giovanile alle scuole calcio, dalla prima squadra a CuoreChievo, rappresentativa dei nostri ex-calciatori, dagli eventi allo stadio al merchandising speciale. Dedicheremo inoltre un calendario di partite amichevoli ed eventi ad hoc destinati alla raccolta fondi. Ultimo, ma non meno importante, lo scambio delegazioni sportive fra i due paesi”.
Testimonial del progetto per la prima squadra sarà il centrocampista Rinaldo Cruzado, che saprà raccontare il suo Perù e la sua Lima.

lunedì 20 febbraio 2012

13 giovani di buona volontà, testimonial nel sud del mondo

Sono in partenza in queste ore per Marocco, Mozambico, Nicaragua, Perù e Bolivia, i 13 nuovi Caschi Bianchi selezionati all’interno del Bando Servizio civile 2011-2012 promosso dalla Focsiv a livello nazionale.
ProgettoMondo Mlal ha terminato nelle scorse ore la formazione dei nuovi operatori che, selezionati tra più di 100 candidati, andranno a inserirsi ora in 9 diverse equipe di altrettanti Progetti di cooperazione allo sviluppo in America latina e Africa.
Hanno tra i 25 e i 28 anni, una formazione in maggioranza in Scienze Politiche Internazionali, Cooperazifone allo sviluppo, ma anche in Lingue, Economia e Turismo e persino una specializzazione in.. Criminologia applicata. Provengono –ancora una volta- per lo più dal Veneto (Verona, Vicenza, Treviso), comunque dal nord (Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) ma quest’anno hanno aderito anche da Molise, Sicilia, Puglia e Lazio.
I loro nomi sono: Luca Di Chiara, Vanni De Michele, Stefano Scrocco e Rosilde Brizio, in partenza per la Bolivia. Carlo Giordano e Giulia Valiana sono invece attesi nei notri progetti in Perù, e Damiano Cosaro e Marianna Costanzo affiancheranno l'equipe di "Futuro Giovane" in Nicaragua. Destinazione Africa - e nello specifico Marocco - per Pierluigi Catterino, Paola Sartori, Françoise Soudaz e Giulia Pezzato -, mentre Francesca Grego è pronta ad atterrare a Nampula, in Mozambico, per partecipare al programma di cooperazione allo sviluppo "Vita Dentro".
Tutti alle spalle hanno già piccole esperienze di volontariato all’estero, ma il loro impegno sarà questa volta un vero e proprio lavoro. Per 12 mesi sono chiamati a dare il massimo al fianco dei partner di ProgettoMondo Mlal che lavorano in contesti delicati, quali l’estrema periferia di Lima, le ande boliviane, i carceri del Mozambico, le mediateche in Marocco.
Naturalmente la posta in gioco è alta anche per questi ragazzi che, oltre a volere offrire il proprio servizio nella solidarietà internazionale, fare un’esperienza diversa, imparare una lingua, di fatto hanno l’occasione di muovere i primi passi nell’ambito della cooperazione allo sviluppo che, per molti di loro, è anche un vero e proprio obiettivo professionale.
Un sogno da coronare che, ogni anno di più, ci viene dimostrato dalle tante richieste e partenze, ma soprattutto dai ritorni. Anche per ProgettoMondo Mlal, infatti, molti dei 19 Caschi Bianchi del Servizio civile dello scorso anno sono in realtà rientrati soltanto per la chiusura burocratica di questa prima importante esperienza, e sono già pronti a ripartire. Alcuni di loro hanno già ricevuto offerte da altre realtà internazionali e si apprestano a prendere nuovo servizio in altri Paesi, altri invece, semplicemente perché innamorati di quanto realizzato negli ultimi 12 mesi, hanno deciso che è su questo che vogliono costruire il loro futuro.

venerdì 17 febbraio 2012

Cattai è il nuovo presidente dell'AOI. "Cooperazione più moderna e nuove formule aggregative"

L’assemblea dell’Associazione ONG Italiane (AOI) ha eletto il suo nuovo presidente. Si tratta di Gianfranco Cattai, dal dicembre 2009 anche presidente FOCSIV, federazione di cui ProgettoMondo Mlal fa parte, mentre Silvia Stilli (Arci) è stata eletta vicepresidente. Inoltre sono stati eletti i componenti del coordinamento nelle persone di Gemma Arpaia (Iscos), Fabio Laurenzi (Cospe), Giancarlo Malavolti (Cocis), Francesco Petrelli (Oxfam-Italia), Umberto Salvi (Cop).
La Presidenza dell’AOI è un servizio che assumo con profondo senso di responsabilità, in un momento in cui le nuove sfide del nostro tempo richiedono una cooperazione più moderna che chieda alle politiche nazionali e locali coerenza di impostazione e che valorizzi il patrimonio di esperienze e relazioni almeno quarantennale delle ONG italiane” commenta Cattai.
Per affrontare queste sfide, con l’elezione di oggi l’assemblea incarica il nuovo coordinamento “di esplorare nuove formule aggregative con quante delle ONG italiane di solidarietà e cooperazione internazionale, nel rispetto delle pluralità, vorranno esprimere una rappresentanza unitaria mediante un proprio portavoce. Il fatto che il Governo Monti abbia proposto un Ministro della Cooperazione e Integrazione va esattamente in tal senso: non solo ci trova convinti ma è proprio nella direzione che da tempo molti di noi auspicano. Coerentemente, quindi, al fatto che l’innovazione necessita inevitabilmente di momenti di sintesi e convergenza, l’assemblea dell’AOI ha deciso di fare la propria parte”.
A congratularsi con Cattai è arrivato un messaggio anche dal ministro della Cooperazione internazionale e dell'Integrazione Andrea Riccardi. 'Caro presidente - scrive Riccardi - le formulo gli auguri di buon lavoro per l'importante incarico al quale è stato chiamato, in un momento non facile per il mondo della cooperazione internazionale. Ho avuto modo di leggere le sue dichiarazioni di insediamento e ho apprezzato in particolare il passaggio in cui esprime la volontà del mondo complesso delle Ong di coordinarsi e integrarsi per esprimere una rappresentanza il più possibile unitaria. Ciò consentirà di rendere più fluidi i rapporti con le istituzioni e il governo, ma anche di far diventare più autorevole la voce delle Ong, con il risultato di rafforzare notevolmente il sistema della cooperazione italiana'.

mercoledì 8 febbraio 2012

L'Europa che ci dà fiducia

Una competizione, sempre più dura, vinta grazie a una crescente specializzazione nella progettazione.
ProgettoMondo Mlal, nel corso del 2010, si è aggiudicata ben 5 progetto cofinanziati dall’Unione Europea tramite i bandi di EuropeAid.
Un risultato positivo e davvero soddisfacente, ottenuto su un terreno sempre più difficoltoso, e che – come scritto nel blog dedicato ai bandi per le Ong – è sempre più arduo percorrere “anche a causa dell’apertura della competizione a diversi altri attori (università, centri di ricerca, aziende e organizzazioni internazionali)”.
Dalla comparazione completa e dettagliata dei dati di EuropeAid relativi al 2010 riportata nello stesso blog, emerge che ProgettoMondo Mlal, con i suoi 5 contratti firmati nel corso del 2010, è seconda – insieme a Coopi e Cospe – solo ad altre tre organizzazioni (Gcv, Avsi e Cesvi). In tutto le ONG italiane si aggiudicano 103 co-finanziamenti.
I progetti con cui la nostra organizzazione ha ottenuto la fiducia e il sostegno dell’Unione Europea sono distribuiti tra America Latina e Africa, dove l’impegno è accanto ai bambini lavoratori per la promozione dei loro diritti (in Perù) o per metterli in guardia, in Marocco, dai rischi di una migrazione clandestina. Ma ProgettoMondo Mlal è in Perù anche per promuovere i dritti dei migranti, e in Marocco per dare voce e diritti alle donne. Ad Haiti, infine, il programma cofinanziato dall’Unione Europea è volto a garantire la sicurezza alimentare e la gestione sostenibile delle risorse naturali nelle comunità rurali del Centro e Nord Est del paese.

martedì 7 febbraio 2012

Scuole per Haiti: finalmente la prima pietra

A Léogane, epicentro del terremoto del 10 gennaio 2010 che ha devastato Haiti, è entrato finalmente in piena attività il primo cantiere sul quale sorgerà la scuola comunitaria Les Abeilles d’Aspam, prevista dal programma di ricostruzione “Scuole per la rinascita”. E sono in corso le procedure per avviare un secondo e un terzo cantiere di altrettanti edifici scolastici.
Attualmente l’attività scolastica, rivolta ai 250 alunni di Les Abeilles d’Aspam, viene svolta a lato del vecchio istituto crollato, sotto a delle tettoie costruite con legno e lamiere dalla comunità all'indomani del sisma. L’obiettivo è potere terminare i lavori del nuovo edificio per l'inizio del nuovo anno scolastico, nell’ottobre 2012.
I genitori e i membri della comunità lavorano a turno nel cantiere, ovviamente con l’impegno adatto alle capacità di ognuno. E non sono escluse le donne.
La comunità, che è anche titolare diretta della gestione della scuola, attende con grande ansia la nuova struttura. Alla riunione con cui si voleva annunciare l'avvio dei lavori, svoltasi lo scorso 24 ottobre, avevano infatti partecipato spontaneamente più di un centinaio di persone. L’attesa è grande e condivisa: sia per consentire un adeguato svolgimento delle lezioni scolastiche, sia come segnale concreto di una ripresa di vita normale in una terra che ha ormai perso il senso della normalità. Soltanto quando saranno cancellati i segni ancora così evidenti di ciò che è stato il terremoto, la nuova scuola potrà tornare a essere rifugio sicuro e spazio fisico di riferimento per l’intera comunità.
Le scuole verranno costruite in collaborazione con l’Ong finlandese Finn Church Aid e sono state progettate secondo il codice di costruzione canadese. Gli edifici si prestano inoltre a servire alla comunità anche come rifugi in caso di disastro naturale.
La notizia della posa della prima pietra ad Haiti riveste per la nostra Ong, e per tutti i sostenitori, che in questi mesi non hanno mai rinunciato a sperare e a sostenerci, un’importanza straordinaria. In tutto questo periodo di lavoro indefesso non sono infatti mancati momenti di scoramento, anche soltanto per il carico di responsabilità che ProgettoMondo Mlal, così come i nostri partner haitiani, sentiva di avere nei confronti dell’opinione pubblica italiana e soprattutto dei beneficiari diretti a Léogane, colpiti due volte in pochi mesi: prima dal sisma devastante, che ha cancellato il 90% delle scuole, ha lasciato a casa insegnanti ed educatori e ha così pesantemente influenzato la crescita di bambini e bambine delle comunità maggiormente colpite da distruzione e povertà, poi di nuovo frustrata dai rinvii e ritardi e beffata da incuria, immobilismo e insufficienza di reazione da parte di Stato e classe politica.
Non ci si può infatti nascondere che, a due anni dal terremoto del gennaio 2010, la fase di ricostruzione di Haiti vada assolutamente a rilento. E già appaiono le prime scritte di protesta sui muri contro il presidente Martelly, come riporta in un articolo, in cui vengono messi a nudo i contrasti e le contraddizioni che tengono bloccata la politica haitiana in un’impasse nociva per il Paese, anche l’edizione de Le Monde del 14 gennaio.
Nella giornata della commemorazione del terremoto (10 gennaio), alcune migliaia di persone hanno partecipato a una piattaforma per denunciare le condizioni di vita post terremoto ed esigere dalle autorità un bilancio sulle spese effettuate e i fondi ricevuti per la ricostruzione. Si allargano infatti le voci e le inchieste sulla destinazione dei fondi stanziati per la ricostruzione. A questo proposito il Comitato delle Organizzazioni di difesa del diritto all’alloggio, ha sottolineato come, nelle regioni più colpite dal terremoto, tornare a vivere sotto un tetto sia un obiettivo ancora tutto da raggiungere.
Per quanto riguarda Léogane, epicentro del sisma e area interessata al nostro Programma di ricostruzione “Scuole per la Rinascita di Haiti”, il quotidiano Le Nouvelliste ha da poco sottolineato i passi fatti avanti. I dati dell’OIM dicono per esempio che nel dicembre del 2011, a Léogane, rispetto alle 7.783 persone del 2010 gli ospiti degli attuali 45 accampamenti sono scesi a 2.075. Segno che, in un anno, è stato possibile smantellare ben 80 accampamenti. Seppure in uno stesso articolo riportato da Le Nouvelliste (12 gennaio 2012 “Deux ans après; on aurait dit hier”) l’autore sottolinei come la città rifletta ancora quasi integralmente il dramma che l’ha colpita e come diverse scuole continuino a funzionare sotto ripari di fortuna. Il che, tutto insieme, testimonia chiaramente la lentezza dell’azione delle autorità (Le Nouvelliste, 13/01/2012, Deux ans après ; on aurait dit hier).
Ma perché la ricostruzione sembra non avanzare? Non è nemmeno facile rispondere a questa domanda, tanto le sfide sono grandi e riguardano in primo luogo il tessuto sociale haitiano, l’assenza di un Catasto e di un organo statale degno di questo nome. Senza dimenticare la mentalità stessa di una parte della popolazione, abituata ad aspettarsi qualcosa più che spingersi a proporre, l’incompetenza degli uni e l’attendismo o la voracità degli altri, l’attitudine infine delle Ong divenute quasi Stati nello Stato.
Anche un altro Programma (“Viva Haiti”), che ProgettoMondo Mlal sta realizzando a Fonds Verrettes e che ha per obiettivo il rafforzamento delle capacità dei nostri partner locali, prevede un importante componente di costruzioni e di ristrutturazione di infrastrutture pubbliche.
Molto buoni i risultati e i progressi che andiamo registrando poi sul fronte del secondo progetto di sicurezza alimentare “Piatto di sicurezza”, dove le associazioni contadine del centro ed est del Paese sono ormai in piena attività, mentre si prepara a partire la prossima coppia di cooperanti destinata da ProgettoMondo Mlal ad Haiti per l’avvio di un quarto Progetto voluto dall’Unione Europea, il progetto “Nuove Energie”: intervento dedicato alla promozione e alla diffusione di nuove fonti di energia sostenibili in alternativa alla tradizionale legna da taglio, per il ricavo della quale il territorio haitiano ha progressivamente perso qualunque difesa naturale contro i disastri naturali.

Marco Bordignon
coordinatore Scuole per la Rinascita di Haiti
ProgettoMondo Mlal Haiti

Haiti: Un centro sociale per la comunità di Fonds Verrettes

Uno spazio in cui riunirsi, ritrovarsi e che sia di riferimento per i giovani haitiani che vivono a Fonds Verrettes, una delle aree più povere e desolate del paese. Mentre sono finalmente partiti i lavori per la costruzione della prima scuola in programma con il progetto “Scuole per la rinascita”, un’altra “prima” pietra sta per essere posata, questa volta sulla collina di La Buolaille, in un terreno concesso dalla municipalità a Fonds Verrettes.
A marzo, infatti, il progetto “Viva Haiti” vedrà il via della realizzazione della prima importante infrastruttura pubblica riservata alla popolazione locale.
Si tratta di un Centro sociale destinato alla comunità, luogo di organizzazione e realizzazione di eventi e di attività di animazione sociale e culturale, oltre che di formazioni di vario tipo.
Al momento sono in fase di elaborazione i progetti architettonici e costruttivi, ma si prevede di porre la prima pietra entro marzo per poi terminare la fase di costruzione in settembre. Progetto e supervisione dei lavori sono compito della ONG spagnola Ingenieria sin Fronteras Andalucia, partner di ProgettoMondo Mlal in questo Progetto, che fornirà alla struttura anche i mobili necessari e prevede l’organizzazione degli organismi di gestione del centro.
A beneficiarne sarà tutta la popolazione di Fonds Verrettes: 45mila persone che vivono nelle zone urbane e rurali, anche se fare una reale distinzione tra i due ambiti, in questi contesti, richiede uno sfrozo di immaginazione. Un ruolo centrale spetterà però alle organizzazioni di base e ai giovani, che saranno direttamente coinvolti nelle attività. E'infatti a loro che si rivolge principalmente il progetto, che proprio di recente ha concluso il secondo ciclo di formazione per pasticceri e cuochi, testimoniato nel video qui sotto riportato anche nel sito del nostro partner locale, Cresfed:



Petra Bonometti,
capoprogetto “Viva Haiti” per ProgettoMondo Mlal

Si apre l'anno scolastico a Qalauma

Entro la fine dell’anno Qalauma, primo Centro di rieducazione per minori in area penale nella storia della Bolivia, dovrà aprire il nuovo blocco femminile. Questa è infatti la sfida che si è assunto il nostro progetto “Giovani trasgressori”, (portato avanti negli anni da Riccardo Giavarini, recentemente premiato volontario dell’anno con targa della presidenza della Repubblica, ndr), di fronte all’opinione pubblica boliviana e italiana: far sì che finalmente anche le detenute possano contare su uno spazio proprio in carcere e quindi usufruire degli stessi diritti e doveri dei ragazzi.
Lunedì 6 febbraio in Bolivia si sono aperte ufficialmente le scuole e per la prima volta anche Qalauma ha inaugurato la scuola interna dedicata ai ragazzi detenuti che vogliono approfittare del periodo di detenzione per proseguire negli studi. Fra di loro non mancano degli analfabeti, e si sta perciò mettendo a punto un programma scolastico che tenga debitamente conto di tutti i livelli di istruzione.
Alla cerimonia di avvio del primo anno scolastico erano presenti il direttore di Qalauma e il preside del Centro di educazione alternativa, mentre stiamo attendendo che il Ministero dell’Istruzione ci assegni i primi due insegnanti e, piú in là, a maggio, altri due.
Attualmente i ragazzi detenuti a Qalauma sono 70, inseriti nelle diverse fasi previste dal programma rieducativo. Una trentina di loro sono ancora nella prima fase, altri trenta sono già nella seconda (con la possibilità di accesso a piú benefici), infine un altro gruppetto è per il momento sotto osservazione perché non ha ancora accettato il modello educativo.
Stiamo inoltre cercando di coinvolgere alcuni detenuti del Carcere di massima sicurezza e del famoso penitenziario di San Pedro con alle spalle un’esperienza di insegnanti, perché possano venire scortati a Qalauma e fare lezione ai ragazzi. Tra loro anche il “numero due del MAS”, partito di governo, che puntiamo ad avere a Qalauma tre volte la settimana. I corsi di studio saranno accelerati, e i ragazzi potranno quindi fare due anni in uno e ottenere il regolare titolo di studi riconosciuto dal Ministero.
La settimana scorsa, sempre a Qalauma, é arrivato dalla Spagna un amico di vecchia data che, conoscendo da una decina di anni la nostra proposta rieducativa, lancia oggi l’idea di un gemellaggio con l’Università di Barcellona per incentivare lo scambio tra ragazzi e portare a Qalauma i suoi studenti che verrebbero a rafforzare il piano di studi del nostro Centro e dunque a migliorare l’offerta didattica. Si tratta di un’occasione molto preziosa, nella quale vorremmo coinvolgere direttamente le istituzioni dei due Paesi, anche perché Barcellona é una delle punte di avanguardia sul tema della Giustizia penale giovanile con taglio restaurativo.
Tutto questo nuovo sforzo va a iscriversi nella nostra convinzione che l’accesso all’istruzione è un diritto che va assolutamente recuperato, sopratutto per ragazzi e ragazze a cui é stata da sempre negata l’opportunità di sviluppare un proprio sapere, un pensiero critico, la pratica nella comunicazione, il linguaggio delle parole ma anche quello degli atteggiamenti: insomma il saper vivere con dignità nella convivenza sociale.

Riccardo Giavarini
coordinatore Progetto Qalauma
ProgettoMondo Mlal Bolivia

venerdì 3 febbraio 2012

Al via la formazione per le donne marocchine

Grande fermento negli uffici di ProgettoMondo Mlal in Marocco. Tutto destinato a rafforzare i diritti della donna all’interno della società, e in particolare nelle province di Beni Mellal, Casablanca, Khouribga, Meknes e Rabat – Salé. Il programma “La forza delle donne” sta entrando nel vivo: l’equipe è stata selezionata ed è già in pena attività per l’avvio della formazione destinata ai leaders dei quadri associativi. Responsabile della formazione, responsabile amministrativa e contabile, e supervisori per le varie zone di intervento nei prossimi giorni daranno il via alla prima sessione di formazione destinata alle 12 associazioni censite nella Provincia di Beni Mellal. Il 25 e il 26 febbraio toccherà poi alle 16 associazioni di Khouribka, mentre a marzo si attiverà anche la formazione a Khemisset (Ragione di Rabat-Salé). Ad aprile il cerchio si chiuderà nella Regione di Meknes, dove sono state avviate anche le attività di mappatura delle associazioni.
Obiettivo del progetto - approvato dall’Unione Europea e prima esperienza specifica nel settore dei diritti delle donne - è di migliorare le capacità istituzionali del lavoro in rete, promuovere un’informazione e una partecipazione effettiva degli organismi della società civile e dei gruppi di base già attivi nell’ambito dei diritti delle donne. Beneficiarie saranno quindi anche le dirigenti delle Organizzazioni che operano nell’ambito dell’uguaglianza tra i sessi e i diritti delle donne.
Le iniziative del Progetto prevedono dei corsi di formazione per il rafforzamento delle competenze, in ambito giuridico e sulle questioni di genere, per 400 operatrici dei centri di accoglienza per donne delle province interessate, così da coinvolgere un totale di 2.250 donne utenti dei Centri d’ascolto.
Attualmente in Marocco gli indicatori di sviluppo economico e sociale della realtà femminile sono sistematicamente inferiori a quelli degli uomini, tanto che il governo si è impegnato a promuovere un miglioramento delle condizioni della donna. Il fenomeno è quindi diffuso su scala nazionale. Le province d’intervento sono state selezionate in base alla concreta possibilità di poter lavorare in strutture già esistenti attraverso i partner e le relazione instaurate che rappresentano punto di partenza imprescindibile di tutti i programmi di operazione allo sviluppo avviati dalla nostra organizzazione.

Viera Schioppetto, responsabile “La forza delle donne
ProgettoMondo Mlal Marocco

mercoledì 1 febbraio 2012

Azione cattolica e ProgettoMondo Mlal insieme per i giovani detenuti boliviani

"Qalauma, una casa per ricominciare", questo il nome del progetto, promosso e portato avanti dall'Ong ProgettoMondo Mlal con il Ministero della giustizia boliviana, la chiesa locale e altre associazioni europee, al quale Azione Cattolica ha deciso di dedicare una raccolta a livello nazionale che sta coinvolgendo una serie di diocesi.
Attraverso la costruzione di una biblioteca, di uno spazio di animazione e di un asilo-nido, saranno supportati minori e adolescenti di sesso femminile, tra 14 e 18 anni, in situazione di detenzione. Questo intervento si inserisce nel centro Qalauma, un centro di accoglienza specifico per minori e adolescenti in area penale, che si trova nella località di El Alto, non lontano dalla capitale La Paz.
Domenica 29 gennaio, l'Azione Cattolica della diocesi di Otranto ha realizzato la festa diocesana della pace sullo slogan "Diritti alla Pace", in cui si è parlato di diritti e uguaglianza indissolubilmente legati ai concetti di giustizia e legalità. La festa è sempre strettamente legata a un'iniziativa di carità e quella del mese della pace 2012 è per l’appunto la Bolivia, nel cuore dell'America Latina.
Le offerte raccolte attraverso l'acquisto di borracce, il gadget scelto dall'associazione, saranno destinate al progetto in loco della nostra organizzazione.
Domenica prossima, il 5 febbraio, sarà la volta della diocesi di Treviso, che punterà a illustrare, anche agli occhi dei più piccoli, il lavoro portato avanti da ProgettoMondo Mlal per reintegrare nella società giovani adolescenti che hanno avuto a che fare con la giustizia.
Qalauma è il primo vero carcere minorile della Bolivia, inaugurato nella provincia di El Alto un anno fa.
In esso ProgettoMondo Mlal, dopo un lavoro di 10 anni, conta di poter restituire dignità e diritti di base, nonché un’opportunità di reinserimento sociale post-detenzione, ai giovani reclusi.
Tutti rigorosamente minorenni e finora rinchiusi insieme agli adulti nel famigerato carcere di San Pedro a La Paz, dove scontano le pene più diverse, ma con storie alle spalle tristemente simili.