lunedì 30 giugno 2014

Sarà nuova cooperazione?

“Per le Associazioni come la nostra, per decenni protagoniste delle politiche di cooperazione italiana allo sviluppo, il testo del Disegno di Legge di riforma approvato dal Senato giovedì scorso, con 201 voti favorevoli, 15 astenuti e nessun voto contrario, contiene più di un elemento di preoccupazione: primo tra tutti l’assenza di qualsiasi accenno a forme di concertazione per la discussione delle linee progettuali e delle priorità della Cooperazione Italiana”.
Questo, all’indomani del nuovo passaggio della legge in Parlamento, è il primo commento di Mario Lonardi, presidente di ProgettoMondo, la neonata Fondazione che da qualche mese, proprio in vista delle nuove sfide della cooperazione, vede associate insieme 4 storiche ong del norditalia (Mlal, Cisv, Adp, Gvcs).
Lonardi considera più che mai necessario garantire che la versione definitiva della legge preveda un coinvolgimento diretto e concreto, già nella fase di elaborazione delle strategie del Ministero, di tutte quelle realtà che hanno fino ad oggi contribuito a fare della cooperazione internazionale un reale strumento di co-sviluppo. Il Ddl, che ora passerà all’esame della Camera dei deputati, amplia tra l’altro i soggetti della cooperazione riconosciuti, includendo oltre alle organizzazioni della società civile anche le imprese, e prevede l’istituzione di una Agenzia per la cooperazione allo sviluppo che avrà sede a Roma.
“Parallelamente – fa notare il presidente di ProgettoMondo – nel nuovo testo di riforma non viene però trattato il tema del volontariato e questo pone problemi a tutte le associazioni nelle quali si esprime tale forma di impegno, anche con periodi all’estero, dal punto di vista del rapporto con i datori di lavoro, da quello assicurativo e amministrativo anche con le delegazioni nei Paesi”.
“Inoltre – conclude Lonardi - è saltato il principio che riconosceva come Onlus le ONG e priva le organizzazioni non governative di tutta una serie di diritti acquisiti, tra i quali la possibilità di partecipare al 5 per mille”.
La riforma è stata votata da Pd, Scelta Civica, Nuovo Centro Destra, Movimento 5 Stelle e Fi-Pdl. Astenuti Lega Nord e Misto-Sel.
Poche le modifiche apportate al Ddl presentato dal governo, che si basa sul testo approvato dalla commissione Esteri del Senato nella scorsa legislatura, specifica le finalità della cooperazione (sviluppo sostenibile, sradicamento della povertà, affermazione dei diritti umani, pacificazione e prevenzione dei conflitti), oltre a definire gli ambiti di applicazione dell’aiuto pubblico allo sviluppo, e attribuisce la responsabilità politica della cooperazione al ministero degli Affari esteri e poteri di indirizzo e controllo al Parlamento sul documento di programmazione triennale sulle attività di cooperazione. Scomparirà l’idoneità delle ONG, un Comitato congiunto fisserà i parametri e i criteri sulla base dei quali vengono verificate le competenze e l’esperienza acquisita nella cooperazione allo sviluppo dai diversi soggetti che saranno iscritti, a seguito di tali verifiche, in un apposito elenco pubblicato e aggiornato periodicamente dall’Agenzia.
Per i primi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge e, in ogni caso, finché non siano fissati i criteri per l’iscrizione all’elenco rimangono validi gli effetti del riconoscimento dell’idoneità concessa ai sensi della legge 49, alle organizzazioni non governative purché nell’ultimo triennio abbiano realizzato iniziative nell’ambito della cooperazione allo sviluppo.
Il relatore Giorgio Tonini ha sottolineato che la cooperazione ”non ha più un carattere paternalistico ma si configura come un partenariato tra soggetti di pari dignità e costituisce un elemento essenziale della politica estera nazionale. La proliferazione nel settore di attori, pubblici e privati, richiede un coordinamento delle attività, mentre le risorse devono essere adeguate agli impegni assunti dall’Italia in sede internazionale”.
Il Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli, in replica, ha sottolineato il carattere strutturale della riforma, esito di un lungo e approfondito confronto. ”La cooperazione è ormai un sistema con diversi attori istituzionali, sociali ed economici. La riforma introduce un’unica regia e individua un soggetto garante della coerenza delle politiche. L’Agenzia sarà una struttura snella e dotata di professionalità specifiche”, ha detto Pistelli.
Il Ddl, dal titolo ”Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo” definisce una nuova architettura di ”governance” del sistema della cooperazione, la cui coerenza e coordinamento delle politiche saranno garantiti attraverso il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (Cics), una regia costituita dai dicasteri che hanno competenze in materie che sono oggetto di attività di cooperazione allo sviluppo.

Comunicazione ProgettoMondo Mlal

giovedì 26 giugno 2014

Un business plan per Haiti

In questi ultimi mesi, le donne del Centro di Trasformazione Agricola CESCAL di Grande-Rivière, la terza sezione comunale di Léogâne, hanno preso parte alla realizzazione di un business plan di 3 anni, con l’obiettivo di garantire all’organizzazione una prospettiva di crescita sostenibile.
L’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione tra ProgettoMondo Mlal e la prestigiosa organizzazione del Consiglio Nazionale per i Finanziamenti Popolari (in creolo KNFP, Konsèy Nasyonal Finansman Popilè)
Nella prima fase le donne hanno partecipato a 5 giornate di formazione, organizzate dall’Istituto Mobile di Formazione (IMOFOR) del KNFP, alle quali erano invitati anche alcuni membri centro di formazione CEFECACC.
Durante il corso ci si è concentrati inizialmente sullo studio di un piano d’affari, affinché fossero chiari sia l’importanza che esso può avere per un’impresa, sia il metodo da seguire per redigerne uno.
In seguito i partecipanti hanno condiviso le proprie aspettative, con particolare attenzione ai desideri delle socie del CESCAL: rendere il proprio centro di trasformazione dei prodotti agricoli molto più influente a livello nazionale.
Quindi, partendo dal piano più astratto delle aspirazioni, si è passati a quello più concreto dei concetti di missione e obiettivi, che sono stati così sintetizzati: “trasformare i prodotti agricoli per contribuire alla sicurezza alimentare della popolazione e formare agricoltori per migliorare le loro condizioni di vita promuovendo in questo modo la produzione nazionale”; con l’intenzione appunto di aumentare anche gli introiti e la reputazione del Centro.
Nella fase successiva, sono state esaminate le proposte di ristrutturazione dell’organigramma del Cescal, l’analisi dei dati finanziari e l’analisi dei prodotti su cui puntare per migliorare la produzione e le vendite.
Terminata la formazione è stata anche organizzata una giornata aggiuntiva, durante la quale sono stati stabiliti i prezzi per i prodotti in vendita, discutendo poi in maniera partecipativa il business plan, elaborato dai consulenti di IMOFOR/KNFP.
Avere preso attivamente parte ai lavori di gestione del Centro non era assolutamente scontato per le donne del CESCAL, che quindi hanno colto l’opportunità della formazione sia come un’esperienza di vita, che come un primo passo per introdursi nell’ambito manageriale.

Valentina Policarpi
Progetto Haiti Verde
ProgettoMondo Mlal Haiti

RSI, la sfida delle imprese

Il tipo di attività che svolgono le imprese mozambicane, coinvolte nel nostro Progetto Responsabilidade, varia considerevolmente: si va da quelle agricole, a quelle che si occupano di silvicoltura, pesca, manifattura estrattiva, alla costruzione, al commercio, alle strutture albeghiere, alla ristorazione, alle attività finanziarie-immobiliari-scientifiche-amministrative, prestazione di servizi, istruzione, salute e assistenza sociale.
E su queste, proprio allo scopo di produrre una prima ricerca sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), e quindi un successivo corso di formazione sullo stesso argomento che prevede anche l’utilizzo di piattaforme di apprendimento online, sono state intervistate 235 imprese, delle quali, quelle locali erano 179 piccole e medie (PM) e 15 grandi, mentre le straniere erano 21 PM, e 20 grandi (da classificazione dell’Unione europea), tutte selezionate all’interno delle Provincie di Nampula per la regione nord, Sofala per il centro e Maputo per il sud.
La redazione finale della ricerca è in fase di elaborazione, ma c’è già stata una prima presentazione dei risultati preliminari realizzata nel corso di 3 seminari, uno per regione.
La ricerca afferma che la maggior parte delle imprese intervistate non sono quotate in borsa, svolgono un unico business, non hanno uno staff specifico per l’implementazione della RSI e non aderiscono a nessuna norma internazionale (PIR, ISO26000, ODM, PGNU E PARP).
Invece, concentrandoci più specificamente sull’ambito della RSI, si evidenzia che le barriere principali per la sua implementazione sono costituite dalla mancanza di risorse finanziarie, di regolamenti e leggi chiare e, infine, di risorse umane qualificate.
Inoltre, sono ancora molto poche le imprese che hanno un dialogo con gli stakeholders, cosicché le relazioni con la comunità circostante si sviluppano solo attraverso donazioni e sponsorizzazioni di eventi culturali-sportivi.
Confrontando le imprese straniere con quelle locali, la ricerca evidenzia poi come le imprese straniere (sia PM che Grandi) percepiscano maggiori benefici dalla RSI, realizzino più attività con la comunità, cerchino di integrare la RSI nel loro marketing ed investano maggiormente in attività finalizzate a ridurre l’impatto ambientale.
Nelle conclusioni della ricerca, infine, viene messo in risalto che esiste un approccio più filantropico che strategico nelle iniziative realizzate riguardanti la RSI; che le imprese straniere (sia PM che Grandi) possiedono più motivazioni di quelle nazionali, poiché percepiscono meglio i benefici che possono trarre dal dialogo con gli stakeholders, e che l’interesse per la conoscenza della RSI è poco diffuso nelle imprese mozambicane.
Il progetto “Responsabilidade” di ProgettoMondo Mlal è stato avviato in gennaio e da alcuni mesi partecipo anche io al lavoro dell’equipe mozambicana come operatrice in servizio civile. Più specificatamente in questo periodo sto collaborando alla preparazione del corso di formazione che avrà una durata di 6 settimane e a cui saranno invitati a partecipare tanto i funzionari pubblici implicati in quest’ambito lavorativo, quanto quelli privati, in rappresentanza delle rispettive imprese/aziende.

Cristina Danna
Casco Bianco a Nampula
ProgettoMondo Mlal Mozambico

mercoledì 25 giugno 2014

Ultimi giorni per iscriversi all'African Summer School

C’è tempo ancora fino al 27 giugno 2014 per iscriversi ai corsi formativi estivi che presentano l’Africa come terra di opportunità sia culturali che d’impresa, organizzati dalla scuola estiva veronese African Summer School (ASS).
Sono disponibili 10 posti per chi desidera partecipare anche solo a una singola giornata di lezione come uditore libero; il termine ultimo per la prenotazione di questi posti è il 31 luglio 2014.
Giunta alla sua seconda edizione e patrocinata dal Comune e dall’Università di Verona, ASS mira a concorrere alla diffusione di una concezione equilibrata del continente africano, con lo scopo di stimolare e facilitare il lancio di nuove attività economiche in un continente che negli ultimi anni sta sperimentando alti livelli medi di crescita, trasferendo ai partecipanti nuove conoscenze e competenze in ambito storico, economico e geopolitico. Le lezioni, seguite da tre mesi di attività formative individuali o di gruppo, si svolgeranno dal 3 al 10 agosto 2014 a Villa Buri, una villa settecentesca veronese.
Per raccontare un’Africa protagonista della storia umana dal neolitico fino ad oggi e non più solo come terra di missione, ma come un luogo pieno di opportunità, gli organizzatori hanno selezionato due docenti africani: José do Nascimento, che insegnerà Storia generale dell’Africa, e l’esperto in marketing e blogger tra i più influenti del continente, Mawuna Koutonin, che insegnerà Afro-business.
Ancora oggi, infatti, per molti l’Africa è un continente a-storico e per altri, invece, la sua storia sembra aver inizio con l’epoca della schiavitù. Rettificare tali tendenze è importante sia dal punto di vista scientifico che culturale: da una parte, infatti, risulta cruciale ribadire come l’Africa sia stata la culla dell’umanità, dal momento che tanti dei fenomeni sociali conosciuti hanno avuto origine proprio lì; dall’altra, capire l’Africa sotto una prospettiva storica può aiutare a lottare contro quegli stereotipi e quei fenomeni di razzismo che ancora oggi persistono nelle società occidentali.
Questo insegnamento è importante non solo per favorire il dialogo interculturale, ma anche e soprattutto per la costruzione identitaria delle cosiddette “seconde generazioni” (giovani di origine africana nati o cresciuti in Italia), che hanno la necessità di aver accesso a riferimenti culturali dei paesi di origine dei loro genitori.
Inoltre, se da un lato la scarsa conoscenza del continente africano da parte della compagine europea genera falsi preconcetti culturali, dall’altro è anche responsabile della mancanza di consapevolezza riguardo alla crescita economica che sta effettivamente avvenendo in queste regioni: le trasformazioni in atto, sia nell’economia mondiale che locale, offrono infatti contro ogni previsione numerose opportunità di realizzazione di micro-imprese gestite/gestibili dai giovani e la sfida di oggi sta appunto nel trovare il giusto modo per incoraggiare i giovani africani e di tutto il mondo a cogliere tali opportunità creando appositi percorsi di accompagnamento necessari alla realizzazione delle loro idee imprenditoriali.
Uno degli intenti dell’iniziativa è, infatti, proprio quello di creare le condizioni per lo sviluppo e la realizzazione di almeno un progetto di business in Africa, che sarà realizzato stimolando i partecipanti africani ed italiani a scrivere dei progetti d’impresa durante i tre mesi che seguiranno la settimana formativa. I progetti saranno quindi inseriti all’interno del concorso “Business Incubator 4 Africa“, dove un comitato di selezione, composto da rappresentanti dei nostri partner e da esperti in materia, selezionerà la miglior idea, la quale sarà premiata ed accompagnata nella sua fase di incubazione.

Iscrizione come studente

Iscrizione come uditore libero

Comunicazione ProgettoMondo Mlal

lunedì 9 giugno 2014

Il traffico di esseri umani in Perù

Attualmente si stima che nel mondo 27 milioni di persone siano vittime dei traffici; tuttavia gli unici dati ufficiali in Perù sono della “División contra la trata de personas de la Policía Nacional del Perú” e riportano solo che 2.685 vittime hanno denunciato i propri aggressori tra 2008 e il 2014. Un numero che però non considera tutti coloro che restano nell’ombra, non denunciati, e che non tiene conto delle inchieste portate avanti da Ong o associazioni locali, spesso riportate invece sui giornali peruviani.
Lima, Cuzco e la regione di Madre de Dios sono le zone più colpite e l’ultima, in particolare, secondo quanto riportato nella “Relazione 2013 sulla situazione della tratta di persone nel mondo” redatta dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha visto aumentare con la diffusione dell’attività mineraria illegale, anche il traffico di donne e bambine finalizzata allo sfruttamento sessuale. Le vittime, infatti, sono deportate di proposito in queste zone isolate, situate al di fuori del controllo delle autorità, e sono costrette all’anonimato, dopo essere state private dei documenti d’identità e dei mezzi fisici e psicologici necessari per raggiungere un luogo sicuro dove poter denunciare i propri aguzzini.
L’intervento dello Stato arriva, se possibile, e infatti, durante il mio soggiorno ad Iberia, cittadina della regione di Madre de Dios, situata in piena foresta amazzonica, poco distante dalla tripla frontiera Perù, Brasile, Bolivia, un’operazione ha permesso lo smantellamento di alcuni insediamenti illegali sorti presso le attività minerarie, anch’esse illegali. Questa manovra purtroppo non prevedeva un piano di ricollocamento per le migliaia di lavoratori impiegati in nero nelle miniere.
In questo contesto si inserisce un progetto, al quale sto collaborando come operatrice in Servizio civile per ProgettoMondo Mlal Perù, gestito dalla “Pastoral de Movilidad Humana”, ramo della Conferenza Episcopale Peruviana e appunto partner della nostra Ong.
Tra le attività di questo progetto c’era anche un corso da organizzare ad Iberia, per sensibilizzare e formare la popolazione di frontiera sui possibili rischi e su come difendersi, così da contrastare i traffici prevenendoli, affinché problemi come quello sopra descritto non abbiano le basi per nascere. Il presupposto del corso era dunque sia formare che informare le persone per proteggerle da sfruttamento e traffico.
Personalmente, la cosa che mi convince di questo progetto è che il corso non si limita ad informare i partecipanti – che sono soprattutto professori, agenti pastorali e dipendenti dell’amministrazione pubblica – ma prevede che al suo termine essi realizzino dei gruppi di lavoro nelle proprie località d’origine, agendo da referenti all’interno della rete che andrà ad unire tutte le comunità.
Le attività avviate dai gruppi saranno quindi misurate in funzione delle loro possibilità, interessi e necessità locali. Perciò, se da un lato il minimo che si richiede è organizzare un ulteriore evento formativo nella propria comunità (una conferenza, una manifestazione, un corso), dall’altro il risultato che si spera di ottenere è quello di dare vita ad un’équipe stabile, presente a livello locale per assistere e orientare i migranti e le vittime del traffico.
L’azione del singolo in questo momento è fondamentale; lo stato peruviano, infatti, ha sì promulgato sette anni fa una legge specifica contro la tratta di persone e il traffico illecito di migranti, ma non cura poi concretamente gli aspetti della sensibilizzazione, della formazione e dei servizi assistenziali di cui le vittime necessitano.
Ad Iberia, che è una cittá di frontiera, l’assenza dello stato è molto sentita e ho potuto percepirla io stessa durante il mio breve soggiorno. Per fortuna però ho avuto l’occasione di constatare la settimana successiva, a Lima, che l’interesse dello stato non è del tutto assente.
Grazie sempre alla Conferenza Episcopale Peruviana infatti ho partecipato ad una tavola rotonda presieduta dai rappresentanti dei ministeri e dalla delegazione peruviana delle Nazioni Unite, insieme con associazioni locali e Ong, convocata da tre parlamentari per organizzare unitariamente la Giornata Nazionale contro la Tratta di persone, che si terrà il 23 settembre.
Partecipando alla riunione, ho avvertito un forte entusiasmo nelle parti coinvolte, oltre ad una forte consapevolezza della gravità e della diffusione del problema, come anche del fatto che fino ad ora si è fatto troppo poco per risolverlo e che quindi ora è il momento di realizzare iniziative concrete.
Al termine della riunione si è stabilito che la giornata nazionale oltre a sensibilizzare, avrà lo scopo di celebrare almeno un risultato concreto, ovvero l’istituzione di centri specializzati per l’accoglienza delle vittime soprattutto nelle zone di frontiera, in particolare nella regione di Madre de Diós.
 Infine, sono stati gli stessi ministri ad ammettere che la sensibilizzazione dovrà agire in primo luogo all’interno degli organi di governo, oltre che sulla popolazione. Se non altro quindi il fatto che il problema sia arrivato ormai ad interessare anche i piani alti è un segnale positivo per il futuro.
Il mio anno di Servizio civile è iniziato solo da due mesi, eppure già raccontare i tanti momenti che ho passato è molto difficile. In questo contesto così nuovo infatti la quantità di informazioni, immagini, costumi, dinamiche sociali e relazioni di lavoro e di amicizia, unite alla frenesia dei ritmi di vita e degli impegni che mi sono trovata ad affrontare in così poco tempo, confondono i miei pensieri a tal punto che riordinarli è arduo.
D’altra parte però, se considero che sono all’inizio di questa esperienza, con davanti a me ancora molti mesi di servizio, mi tranquillizzo; e non soltanto perché immagino che il tempo porterà equilibrio e ordine ai miei pensieri, ma anzi, perché sono convinta che la quantità di informazioni, le attività e il coinvolgimento personale continueranno ad aumentare, poiché è proprio questo intreccio di novità che, pur disorientandomi, genera in me l’energia positiva.


Silvia Donato
Casco Bianco a Lima
Progetto Mondo Perù


Haiti, inaugurata l'ultima scuola

In una cornice di festa, il 16 maggio scorso, sotto un tendone montato nel giardino della scuola come riparo prima dal sole e poi dalla pioggia, ProgettoMondo Mlal e FCA hanno ufficialmente consegnato l’ultima struttura scolastica “Myrdud” alla Comunità di Sarbousse, che si trova nella provincia di Léogâne, città costiera del Dipartimento Ovest di Haiti ed epicentro del terremoto del 12 gennaio del 2010, e inoltre hanno presentato a popolazione ed autorità i risultati dei rispettivi interventi  realizzati in ambito educativo e di assistenza sul territorio.
Persino il direttore dell’impresa incaricata della realizzazione della nuova scuola non è voluto mancare alla cerimonia destinando anche un piccolo budget per le spese dell’evento e poi presentando alla comunità le metodologie antisismiche seguite nella costruzione della nuova struttura scolastica. Erano poi presenti naturalmente le principali autorità locali: da quelle pubbliche, rappresentate dal CASEC, a quelle religiose, presenti in vece delle diverse chiese evangeliche e cattoliche della zona; fino ai rappresentanti dell’Ispettorato del Ministero dell’Educazione di Léogâne.
In questa occasione, il direttore della scuola, il Comitato dei genitori e gli insegnanti hanno pubblicamente ringraziato le istituzioni che hanno permesso la ricostruzione della scuola. Quindi hanno confermato il loro impegno a utilizzare la nuova struttura nel miglior modo possibile, con il desiderio di fornire accesso a un’educazione completa ai bambini della comunità, nel rispetto della destinazione principale degli spazi scolastici.
Questa, infatti, disporrà  sia di energia elettrica, fornita da un grande pannello solare, sia di nuovi servizi igienici, realizzati grazie al contributo del progetto Haiti Verde promosso sempre da ProgettoMondo Mlal nella stessa area d’intervento.
Inoltre erano presenti una delegazione di donne appartenenti al CESCAL, il Centro di Trasformazione dei prodotti agricoli che ha allestito un banchetto per informare, promuovere e nel contempo vendere i principali prodotti di stagione da loro preparati (marmellate, farine, noccioline tostate, creme a base di frutta).
I veri protagonisti della festa, però, sono stati senz’altro gli alunni della scuola che, sia piccoli che grandi, hanno presentato spettacoli di danza, canto e teatro, pensati e preparati appositamente nelle ultime settimane con l’aiuto degli insegnanti.
La costruzione della scuola era stata ultimata alla fine del 2013, in tempo per permettere l’apertura del nuovo anno scolastico e rendere sin da subito disponibili, ad alunni e insegnanti della comunità, i nuovi spazi e le nuove aule.
Si è comunque preferito aspettare le ultime settimane dell’anno scolastico per l’inaugurazione vera e propria della nuova scuola per attendere la chiusura formale del contratto di costruzione con la ditta, che anche 6 mesi dopo la consegna provvisoria delle chiavi, in questo periodo ha apportato piccole correzioni alla costruzione, e anche per organizzare l’inaugurazione in un momento dell’anno meno carico di impegni scolastici e consentire il regolare corso delle lezioni.
La comunità si è sentita molto orgogliosa del risultato del progetto e, durante la cerimonia, l’atmosfera di festa ha contagiato tutti, fino alla momento della chiusura della giornata avvenuta con un abbondante rinfresco preparato con prodotti e specialità locali: maiale fritto, insalate, e montagne di riso con fagioli!
Al termine dell’inaugurazione, senza perdere tempo, l’intera comunità è tornata operativa: gli adulti a lavorare i propri appezzamenti per sfruttare l’inizio della stagione delle piogge; gli studenti a preparare gli esami di fine anno, poiché la scuola di Myrdud è un istituto di natura comunitaria e perciò alla fine di ogni anno scolastico gli alunni devono sostenere un esame statale che convalida il percorso formativo svolto.
L’anno scorso, pur avendo fatto lezione tutto l’anno in strutture provvisorie, i risultati degli esami sono stati eccellenti, e più del 80% degli studenti li ha superati con esito positivo. Ora che la struttura è ultimata, ci si aspetta di consolidare questo percorso, affinché la scuola di Myrdud diventi un punto di riferimento per l’intera comunita’.

Alessandro Gambarini
Responsabile “Scuole per la rinascita”
ProgettoMondo Mlal Haiti                  


venerdì 6 giugno 2014

Quanto pesa la spazzatura?

Quanto pesa la spazzatura sul nostro pianeta? La settimana scorsa con i ragazzi di terza media del Centro Monte Cristo in Guatemala, abbiamo scoperto che anche in una piccola comunità come questa può avere un peso rilevante: partendo infatti dalla strada su cui si affaccia la scuola, abbiamo raccolto 41,8kg di plastica, 0,8kg di vetro e 8,5kg di carta, per un totale di 51,11kg di spazzatura.
L’iniziativa, proposta da noi ragazze del Servizio Civile con il progetto Edad de Oro Monte Cristo, in collaborazione con Don Gonzalo, che promuove un corso di agricoltura per gli studenti, è partita da una semplice chiacchierata su come coinvolgere i ragazzi sui “grandi temi” della sostenibilità ambientale e su come trasmettere l’interesse in maniera attiva e divertente.
Una chiacchiera tira un’idea e dall’idea è nato “Limpiamos Nuestro Mundo”, un’iniziativa che vede coinvolti tutti i ragazzi della scuola che, divisi per corso, si impegnano a rendere un po’ più bello il luogo in cui vivono.
Durante l’attività civile, tra gli argomenti di discussione si è deciso di inserire la Giornata Internazionale dell’Ambiente. Con un gruppo di ragazzi di terza media quindi abbiamo dato vita ad un piccolo teatro di mimi che ha inscenato il deterioramento della Terra, dovuto ai comportamenti irresponsabili dell’uomo come l’inquinamento delle risorse idriche, la deforestazione e la produzione indiscriminata di rifiuti che non vengono poi smaltiti. Al termine dello spettacolo, uno degli attori ha lanciato la nostra proposta concreta all’inevitabile domanda: come possiamo fare noi a trasformare lo slogan “Un Mondo Migliore” in una buona pratica quotidiana? Nel nostro piccolo, quel che abbiamo pensato è che un’azione alla portata di tutti, come evitare di buttare rifiuti a terra e pulire se possibile da quelli già buttati dagli altri, potesse essere la risposta.
Armati di sacchetti dell’immondizia e di improvvisazione, la settimana scorsa siamo così andati per le vie di Monte Cristo e, sotto gli sguardi curiosi degli abitanti, abbiamo raccolto plastica, vetro e cartacce, ottenendo un risultato più positivo di quanto ci aspettassimo: i ragazzi si sono sentiti molto coinvolti sulla tematica e hanno lavorato duro, sorprendendosi per primi della quantità di rifiuti raccolta.
Potremmo fare mille riflessioni sulla riuscita dell’iniziativa, ma credo che si possano riassumere tutte nelle semplici parole di Sergio che, intento a raccogliere i singoli pezzettini di plastica e carta che tappezzavano le strade del suo paese, di fronte al mio complimento su come lavorasse bene, mi ha guardato sorridente e mi ha detto: “Qui io ci vivo. È più bello pulito e se posso contribuire, beh, lo faccio!”.
Un ragionamento che fila, in effetti... Ed è grazie a ragazzi come Sergio che si può realizzare ciò che altrimenti rischierebbe di rimanere soltanto uno slogan. La settimana prossima si continuerà la pulizia anche con gli studenti di prima e di seconda media... vi terremmo aggiornati su quanto peso avremo tolto dal mondo.
 
Elisabetta Caglioni
Servizio Civile Edad de Oro
ProgettoMondo Mlal Guatemala

giovedì 5 giugno 2014

Grandi ingiustizie, piccole soluzioni

Una parte della mia esperienza mozambicana va crescendo anche attraverso l’ascolto delle storie che le persone più vulnerabili, afflitte quindi da problemi di diversa natura, vengono a raccontare nell’ufficio dell’IPAJ (Istituto di Assistenza e Patrocinio Giuridico) dove, come operatrice di ProgettoMondo Mlal in servizio civile, lavoro ogni mattina.
La maggior parte di loro è in cerca di assistenza o di consulenza giuridica e portano dei vissuti che hanno a che fare con casi di violazione dei diritti umani, sia lievi che gravi. Gli operatori che ci lavorano hanno appunto il compito di trovare possibili soluzioni.
Soluzioni? Forse è dire troppo, visto che nella maggioranza dei casi ormai il danno e la violazione sono stati perpetrati e ciò che rimane loro è la possibilità di essere ascoltati e, da parte nostra, il desiderio di provare a fare capire che loro sono cittadini, con il diritto di avere un’assistenza giuridica.
Uno dei primi ostacoli che riscontriamo come operatori del Centro è riuscire a individuare l’oggettività dei fatti. Ognuno viene infatti con una sua versione, e quindi la difficoltà diventa ricostruire cosa c’è a monte per capire chi effettivamente ha subito il danno e chi necessita di giustizia.
Ogni giorno ascolto storie di ingiustizie di diversa matrice: sociale, familiare, lavorativa o civile, che la società cerca di occultare. I casi di queste persone che arrivano negli uffici di assistenza giuridica della città, come anche dei comuni della Provincia di Nampula, vanno dalla violenza domestica subita principalmente dai bambini e dalle donne, alle separazioni matrimoniali; dai licenziamenti senza ragioni fondate, alla divisione dei beni post separazione; dall’alimentazione mensile per i figli, alle cause per la difesa dei carcerati; dai casi di diffamazione e discriminazione verso chi è affetto da HIV, ai litigi con i vicini di casa...
Ascoltandoli, è anche facile imbattersi in una serie di problemi correlati: contraddizioni, mancanza di comunicazione, incoerenza tra teoria e pratica, burocrazia, “pregiudizi”, “semplificazioni”, e mi fanno pensare a quanto sono al contrario fredde le leggi e quanto bisogno ci sarebbe di una maggiore formazione interdisciplinare (psicologia, giurisprudenza, linguistica)!
L’evitare di sentire emozioni, il ricorso a tattiche obiettive e veloci sembrerebbe la via più facile per riuscire a lavorare senza farsi coinvolgere “emotivamente” nel caso, ma così si rischia di allontanarsi da chi ci chiede aiuto, il quale sente di non essere seriamente preso in considerazione. Dunque, la complessità è come sempre trovare una via di mezzo soddisfacente.
In Mozambico ci sono vari livelli di accesso alla giustizia: le autorità del quartiere (segretario o líder comunitario) con il loro Tribunale Comunitario costituiscono il primo livello. Nel caso questi non riescano a risolvere il conflitto, lo trasmettono ai centri di assistenza giuridica. In Mozambico –come anche in Italia– si cerca di risolvere la situazione attraverso un accordo “amichevole” con la parte interessata. In caso non si raggiunga, si arriva in Tribunale. Gli operatori in quest’ultimo caso accompagnano la persona implicata nel percorso del processo giudiziale: dalle udienze fino al giorno in cui verrà emessa la sentenza.
Grazie alla mia esperienza di servizio civile, in queste settimane ho assistito ad alcune udienze e sentenze, e da principiante non posso non notare che i tempi di un processo sono complicati e richiedono tempi terribilmente lunghi.
Tanti casi iniziano da un piccolo diverbio tra persone, ma poi per l’incapacità di parlarsi e di risolverlo tra loro, arrivano al nostro ufficio quando l’incomprensione ha già assunto dimensioni difficili da affrontare.
Tutto ciò mi fa venire in mente una vecchia storia. Un uomo racconta a una donna che anche l’albero più grande e forte può cadere. “L’albero cade e come?” Chiede la donna sbalordita. L’uomo dice che l’albero cade a causa delle formiche perché, sebbene esseri insignificanti, riescono comunque a corrodere poco a poco, da dentro, anche l’imponenza, la maestosità e la grandiosità di un albero.
La donna continua a non capire, allora l’uomo le spiega: “Bisogna stare attenti alle piccole cose, perché se non si dà loro la giusta importanza, col passare del tempo sono capaci di distruggere le relazioni, i matrimoni, le imprese, i business e anche le famiglie più grandi che apparentemente sono sicure, forti e potenti”.

Cristina Danna
Casco Bianco Nampula
ProgettoMondo Mlal Mozambico